Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 21 Venerdì calendario

NUOVI COMIZI


Cosa pensi della tua vita, sei innamorato, sei felice, credi in Dio? Stefano Consiglio e Francesco Del Bosco sono stati tre settimane dentro un centro commerciale alle porte di Roma con una piccola troupe, a intervistare le persone. Ne è uscito
Il centro,
un documentario simile nei
modi all’inchiesta che fece nel 1965 Pasolini col suo
Comizi d’amore.
Racconta chi siamo, sorprende e commuove. Diversi da quegli uomini e quelle donne che, ormai
quasi cinquant’anni fa, davanti alla telecamera azzardavano una lingua buffamente forbita, si atteggiavano. Oppure aggredivano, totalmente ignari e selvaggi. Più disinvolti, meno allegri, e sempre parecchio incerti sull’italiano.
Ma le nostre ossessioni sono cambiate. È cambiato quel senso di passione indicibile, di tabù violato, di intimo segreto che da un lato obbligava a chiedere e dall’altro obbligava, per la prima volta, a rispondere. Oggi è un altro tempo. E di sesso, per esempio, non si parla mai. Anche dell’amore non sembriamo occuparcene troppo. Forse, di questi tempi, è un lusso non confessabile, di certo viene dopo il lavoro, per alcuni dopo l’amicizia, c’è anche chi lo mette ben al di sotto dell’affetto per la mamma. Solo una bella bionda che viene dalla Siberia ammette che va matta per i maschi italiani: sono caldi, emozionali, generosi e apprezzano la bellezza delle donne. Gli altri, alla domanda su cosa significhi per loro l’amore, rispondono la famiglia, i figli. Sono l’unica cosa che ti fa felice, dicono tutti. Anche i più giovani, sembra che non vedano l’ora di sposarsi. Soprattutto gli uomini, le donne pensano che prima si debba avere un buon lavoro, una posizione. Sì, ma se stiamo tanto ad aspettà poi arrivi a cinquant’anni e i figli non li fai più, racconta un ragazzo di 21 anni che fa l’autista. Ha il padre rumeno e una madre greco-turca, vive in Italia da quattro anni e parla uno spassosissimo romano strascicato. La sua fidanzata
è nigeriana e alle domande risponde quasi sempre boh, ma quando le chiedono cosa la faccia felice risponde lui, indicando il ragazzo. Ma perché venite qui, in un centro commerciale? Boh. Per comprare, dice lui. E perché ti piace comprare? Boh. Perché lo fanno tutti, e perché mi viene naturale, ecco. Il centro commerciale, lo sappiamo,
è la nuova piazza, agorà senza filosofi, come la definisce uno degli intervistati. Un uomo di ottant’anni, che è stato un funzionario della Fiat, ha fatto tutto quello che bisogna fare – ha lavorato, ha pagato le tasse, ha fatto il militare, ufficiale per giunta, si è sposato – ma adesso vive in un camper. Perché con la pensione non ce la fa a prendere in affitto una casa, dopo che la moglie l’ha mandato via. E cosa ci fa lì? Vado al cinema, sto al caldo, incontro gente.
Qui vengono professionisti, attori, giornalisti... Ma un centro commerciale non è un luogo neutro, non è uno spazio di riflessione: è pensato e organizzato per vendere e comprare, per mangiare e giocare. Eppure tra tutti gli intervistati, quasi nessuno parla di acquisti. Ma tutti, proprio tutti, parlano di soldi. Il denaro, non l’amore, è la nostra ossessione. Ti piacerebbe essere ricco, molto ricco? chiede Consiglio a questa umanità diversissima e un po’ abbacchiata. Magari! E cosa faresti se fossi ricchissimo? Comprerei una casa, un tetto, un posto dentro il quale stare tranquillo, rispondono quasi tutti. Metterei a posto i miei genitori, dice una ragazza assennata, che con la sua amica vende contratti
per carte di credito. Me ne andrei a Dubai, azzarda una ragazza rumena, il cui marito fa l’unico lavoro che si fa beffe delle crisi. E che lavoro è, qualcosa di illegale? No: lavora al cimitero! E a Dubai cosa faresti? La bella vita, me ne starei tutto il giorno sdraiata sulla spiaggia, senza fare niente. C’è la crisi, dicono tutti, per guadagnare quello che guadagnavamo fino a un anno fa si lavora molto di più, e il tempo libero sparisce. Il denaro, il tempo: i nostri indomabili demoni. Ma cosa ne facciamo poi di questo tempo? Lei, chiede il regista a un signore che avrà una sessantina d’anni, perché
viene qui? Perché sto tranquillo, il bambino non si perde, e c’è il parcheggio. Ma lei è il nonno, chiede l’intervistatore? No, sono il padre. È un ex agente di commercio in pensione, musulmano per amore. Se non si convertiva non lo sposavo, dice la moglie, marocchina. Si sono innamorati 14 anni fa, lei era appena arrivata in Italia. E sono felici.
Cosa vi fa felici? Stiamo bene: mangiamo, dormiamo, usciamo. Il venerdì vado alla moschea, dice lei, ma non entro. Sto fuori, penso, prego per conto mio. Anch’io prego, dice il ragazzino, e sono anche circonciso. E parli arabo? Come no! Allah akbar! Il denaro, la casa il tempo e la religione. Quasi nessuno, tra i frequentatori del centro commerciale, si dichiara ateo. Sono tutti credenti, alcuni molto credenti come la madre e la figlia filippine, o i tre giovani amici Testimoni di Geova. C’è addirittura una coppia che ha deciso di vivere dentro l’amore di Dio, completamente a dispo-
sizione della sua volontà. Hanno quattro figli: sono tanti di questi tempi, forse troppi, no, in epoca di crisi? Troppi? Siamo sposati da diciassette anni, ne sarebbero potuti arrivare molti di più e noi li avremmo accolti con gioia. Ma Dio ha provveduto così. Come siete arrivati a una fede così cristallina? Io ero ateo, dice lui, e un giorno ho incontrato un uomo, che predicava. Diceva: se tu sei un ladro, un assassino, un drogato, questa è la tua casa. E io, che mi riconoscevo in due di quelle definizioni, sono rimasto. Siete felici? Moltissimo. Cosa vi fa paura? Soltanto perdere la fede. A me piace questo tempo, dice una donna che sembra l’unica ad avere dubbi, rispetto a quando ero piccola il mondo mi sembra ogni giorno più grande. Sappiamo tante cose in più. Ma la religione non mi piace più. A un certo punto ho cominciato a sentire la chiesa come un’oppressione: tutto era peccato, non si poteva fare niente... mi sono sentita come se la fede mi avesse rubato la gioventù.
Fuori dal centro commerciale, seduta su una panchina, c’è una coppia di anziani. E voi che ci fate qui? Prendiamo il sole. E non entrate mai? Sì, entriamo, ma insieme. Io da sola mi ci perdo, dice lei. Ma mi piace. C’è tanta gente, e a noi piace la gente, perché siamo persone normali. E non vi piacerebbe essere ricchi, molto ricchi? Questo proprio no! dice lui. Ci basta avere per vivere. I soldi danno solo preoccupazioni. E il paradiso come ve lo immaginate? Il paradiso è come ti comporti: se ti comporti bene, se ti senti bene, se stai in mezzo alla gente... Il paradiso, dice lei, è già questo qua. E l’amore? Eh, l’amore... ci siamo conosciuti che non avevamo ancora vent’anni. Siamo stati insieme tutta la vita. Ma non è stato un caso: io volevo proprio lui! Se fosse venuto un altro gli avrei detto: per carità, non ti voglio: io voglio lui!
Il centro
è passato al volo su Rai3, verrà proiettato alla cineteca di Bologna e il 10 gennaio a Roma, al Piccolo Apollo, e poi chissà. La vita accidentata delle cose belle.