Emanuele Righi, la Stampa 21/12/2012, 21 dicembre 2012
BAGGIO E IL BLITZ DI NATALE IL SUO MANAGER DIVENTA ALLENATORE PER NOMINA
Giocando con le parole si potrebbe passare dalle fin troppo note leggi ad personam, alla nuova legge ad Petronem. Storia, quantomeno, curiosa quella che si apprende dopo l’ultima riunione del consiglio direttivo del settore tecnico della Federcalcio, svoltasi mercoledì per l’ultima volta nel 2012. Il presidente Roberto Baggio ha proposto che, tutti i componenti del settore tecnico diventassero, senza la partecipazione al regolare corso di Coverciano, allenatori di base. Una scelta anomala, una strenna di Natale, un fatto unico che fa diventare, in un paio d’ore, allenatori di base l’ex arbitro Alfredo Trentalange, il medico della Nazionale Enrico Castellacci, l’ex direttore sportivo Carlo Regalia, l’attuale d.g. del Verona Giovanni Gardini senza dimenticare Gianni Rivera, Diego Bonavina, Stefano Fiorini e, pur avendo già il patentino da allenatore di prima categoria, Cesare Prandelli e Giuliano Ragonesi.
In genere, per diventare allenatore di base, che è il primo gradino della scala che si deve salire per diventare tecnici riconosciuti dalla scuola di Coverciano, si partecipa ad un Bando dove, tramite un punteggio, si entra o meno a far parte di questo corso. Il corso dura cinque settimane con lezioni quotidiane di 5 ore. Un impegno di non poco conto. Con una dose di dietrologia, un pizzico per carità, senza esagerare, viene da pensare che la scelta di Roberto Baggio voglia premiare un consigliere in particolare: Vittorio Petrone. Lo storico manager di Roby Baggio fa parte del consiglio direttivo in quota Figc. Con il patentino di allenatore di base si può allenare sino alla serie D ma, soprattutto, si può essere assistenti di un allenatore anche di serie A.
Non è impossibile da immaginare che Roberto Baggio, desideroso di guidare una squadra della massima serie, (l’ec Codino non ha mai fatto mistero della possibilità tanto che il suo nome fu accostato all’Inter prime di Stramaccioni) possa così avere al suo fianco, come assistente, lo storico manager Vittorio Petrone. Senza il patentino di base Petrone non avrebbe avuto i requisiti tecnici per sedere in panchina. Capito il problema, trovata la soluzione. Ma, forse, è solo la tipica dietrologia all’italiana.
Da mercoledì mister Petrone non sarà tale solo a Londra e pure l’ottimo Trentalange potrà, eventualmente, dilettarsi con il fischietto. Non per sanzionare falli di gioco ma per ordinare un esercitazione tattica o uno schema su punizione.