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 2012  dicembre 21 Venerdì calendario

EROI PER CASO, NON PER SCELTA NEL PANTHEON DI GRILLO


Beppe Grillo ha scelto i suoi eroi. Li ha chiamati «santi laici» e ha raccolto le loro vite in un libro ( Santi laici. Storie di uomini e donne che hanno dato la vita per salvare la nostra democrazia , Rizzoli, pp.1-625, 2012, euro 16.90) proponendo ai suoi elettori un albero genealogico che tenta di radicare il profilo politico del Movimento 5 stelle nella storia del Novecento italiano. Ci sono i morti di mafia, quelli recenti insieme a quelli degli inizi del ‘900 (Joe Petrosino ed Emanuele Notarbartolo) e ai sindacalisti (Placido Rizzotto, Salvatore Carnevale) caduti nel secondo dopoguerra. Ci sono i morti degli anni ’70: poliziotti e magistrati, ma anche le vittime innocenti delle stragi di Piazza Fontana, di Brescia, dell’Italicus; ci sono i fascisti ammazzati dai rossi e i rossi ammazzati dai fascisti. E si trovano anche i nomi di chi si oppose allo squadrismo di Mussolini: don Minzoni, Spartaco Lavagnini, Giacomo Matteotti, Giovanni Amendola. Si possono leggere le tracce delle tensioni sociali che segnarono l’Italia negli anni della guerra fredda (gli operai uccisi dalla polizia a Modena nel 1950 o a Reggio Emilia nel luglio 1960), ma anche i nuovi drammi innescati dall’intolleranza xenofoba e dalla violenza camorristica (la strage di Castelvolturno del 18 settembre 2008). Ci sono anche Vittorio Arrigoni ( l’attivista per i diritti umani ucciso nella striscia di Gaza, il 15 aprile 2011) e Maria Grazia Cutuli (la giornalista ammazzata in Afghanistan, il 19 novembre 2001) a ricordarci la dimensione globalizzata in cui ormai è inserita la nostra storia.

Un elenco in cui colpisce l’assenza totale dei caduti della Resistenza. In questa grande «via Crucis laica» (così viene definita nell’introduzione) non c’è posto per Duccio Galimberti, Dante Di Nanni, i fratelli Cervi, per tutti quei morti il cui sacrificio Piero Calamandrei aveva posto a fondamento della costituzione repubblicana e della nascita della democrazia italiana. Si trattò di vittime consapevoli, di chi scelse allora di partecipare alla lotta per la libertà mettendo volontariamente in gioco la propria sopravvivenza. Così appare sorprendente la presenza massiccia di quelli che possiamo definire «eroi per caso», morti ammazzati solo perché erano al posto sbagliato al momento sbagliato; si va da Francesco Rossi, colpito mentre giocava a carte, da un proiettile destinato a un mafioso, , a Attilio Romanò, un negoziante colpito per sbaglio in una faida, fino a due malcapitati (Rocco Barillà e Antonino Tripodo) ammazzati perché avevano dato un passaggio a un pregiudicato il 9 febbraio 1979.

Ragionare su questo elenco ci aiuta a capire meglio la natura del movimento di Grillo. La scelta di indicare in questi «santi laici» il proprio album di famiglia contrasta con gli imbarazzi e le reticenze che gli altri partiti hanno nei confronti del nostro passato. I candidati alle primarie per il Pd hanno citato Alcide De Gasperi e Giovanni Marcora, Tina Anselmi e Nilde Iotti, Nelson Mandela e la blogger tunisina Lina Ben Mhenni, il cardinale Carlo Maria Martini, Papa Giovanni XXIII, azzerrando non solo la tradizione laica, comunista e socialista, ma anche lo stesso antifascismo.

E anche a destra, guardarsi indietro sembra solo fonte di imbarazzi: la Lega di Maroni ha cancellato le ascendenze celtiche e il prato di Pontida inventati da Bossi; nel PdL, Berlusconi ha una sorta di idiosincrasia per il passato, demonizzato dalla presenza dei comunisti e causa di tutti i mali di oggi; inoltre, l’efficacia seduttiva delle sue proposte conta molto sulla capacità di svincolare gli argomenti dal controllo del presente dicendo che solo il futuro sarà in grado di rivelarne i meriti. E’ stato così per «il milione di posti di lavoro» o per «il meno tasse per tutti», slogan tipici di un modo di convincere l’elettorato puntando più sull’immaginazione che sulla conoscenza.

Grillo si è mosso in maniera opposta; ma in questo caso la sua conflittualità con il sistema politico tradizionale è segnata da una marcata subalternità culturale. L’elenco impressionante di leggi di memoria, approvate nell’ultimo decennio, conferma il tentativo dell’Italia della Seconda Repubblica di proporre come unico contenuto del patto fondativo della nostra memoria collettiva il dolore e il lutto che scaturiscono dal ricordo delle «vittime». Della mafia, del terrorismo, della Shoah, delle foibe, delle catastrofi naturali, del dovere, vittime, sempre e solo vittime. E vittime sono anche i «santi laici» di Beppe Grillo quasi a conferma di come lui stesso e il suo movimento siano impensabili al di fuori di questa stagione politica, condividendone quei valori che nella dimensione vittimaria hanno finito per cancellare il senso ultimo della «scelta» come testimonianza religiosa del proprio impegno civile.