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 2012  dicembre 21 Venerdì calendario

GIANNINO ASPETTA MONTI “SE CAMBIA, NOI CON LUI”


Forse non tutti sanno che Oscar Giannino, nuovo leader di “Fermare il declino”, è nato a Torino, e precisamente a Mirafiori nord, «cosa di cui mi vanto», dice lui entrando alla Gam e ricordando la sua, Mirafiori, 74mila anime di cui molti operai alla linea, gente che passava praticamente sotto casa sua a fare le albe in fabbrica, l’immagine del lavoro accanto a quella del capitale. Lasciando perdere gli scontri con i montezemoliani di Italia Futura bisogna forse partire da qui, da Mirafiori, per capire per quale motivo con ogni probabilità - alla fine Giannino correrà da solo, e non nella coalizione guidata da Monti.

Uno spiraglio tuttavia, è questa la notizia, resta aperto. Giannino l’esperienza del Professore la considera abbastanza disincantato: bisognava fare di più, dice, per ridurre lo stato, tagliare il debito, tagliare davvero le tasse, e crescere. Così, guardando questa cocciuta corsa che si appresta a fare, vestito così ricercato - panciotto rosso di seta e cravatta in tinta, gemelli ai polsini celesti, ma anche una sahariana verde di battaglia - col suo ghigno beffardo e intelligente, descrivere quello che pensa politicamente è semplice: «Io sono curioso di vedere Monti cosa dirà, finora sappiamo solo notizie de relato. L’unica cosa che mi interessa non è con quanti pezzi si mette insieme, con Casini, Fini... Mi interessa se dice «voglio fare riforme radicali, destatalizzare, cambiare marcia». Se c’è questa possibilità, allora vediamo. Se invece non c’è, mi attrezzo: porteremo una pur piccola pattuglia di rompicoglioni che si alzeranno in Parlamento e ogni volta che lor signori ci proveranno, diranno “giù le mani dalle nostre tasche”. Io ci provo».

Giannino ha pescato - lo vedi in questa sala della Gam pienissima di professionisti e imprenditori, ma anche di tanti universitari, solo posti in piedi tra industriali e professionisti atipici, come è lui. Per dire, un irregolare come Giuseppe Arena, l’ex leader di Arenaways, che fece la battaglia, fallita, contro il monopolista Trenitalia, sarà il capolista al Senato. E alla Camera, sempre in Piemonte, mette Luca Peotta, il fondatore di “Imprese che resistono” . Ecco.

Oscar è però, anche, uno stranissimo animale. Conosce benissimo i numeri dell’ipertrofia dell’idrovora pubblica, ma pratica anche i meccanismi dello show, che lo portano a protestare contro lo sciopero dei trasporti a Milano infilandosi, e facendosi fotografare, sotto la serranda del metrò, a bloccarne la chiusura. Oppure: bazzica le Università, ed è amatissimo da universitari, ma non fa il bocconiano, anzi, organizza cene di finanziamento in pizzerie, milanesi o torinesi. A Torino, per dire, se n’è andato all’Azimut, dove ieri sera 180 persone hanno pagato cinquanta euro per starlo a sentire davanti a un dolcetto; e sa essere veramente divertente da sentire. Lo vedi dai giovani che coinvolge, come Raffaele Battaglin, o come Riccardo De Caria. Dai tipi eretici che lo seguono (in Liguria l’ex presidente di Confindustria Luigi Attanasio, in Sicilia il pronipote di Sturzo, Gaspare, magistrato). Persino dagli scherzi che muove - su facebook sono nati, degni eredi dei “marxisti per Tabacci”, i “comunisti per Giannino”. Dagli sms che manda: a Vespa, che gli faceva gli auguri, ha scritto «grazie Bruno, ma se vinco non ci rivedremo certo in Rai».

Oscar però aspetta Monti. «Diciamo no alle vecchie destra e sinistra, ma anche al vecchio Centro... Ci dobbiamo pensare noi. Siamo velleitari? Forse, vedremo. Se Monti cambia passo, ci siamo. Altrimenti bisogna tentare una spallata, l’incazzatura tra la gente c’è. Io non faccio il moralista, o il manettaro, ma dico: la vecchia politica non conosce la via dell’efficienza e della trasparenza». Se la faranno insegnare, da un esteta che conosce il lavoro e viene da Mirafiori nord?