Massimo Gaggi, Sette 21/12/2012, 21 dicembre 2012
I BONUS CHE RIMPIANTO
[Creavano 35 miliardi di dollari di ricchezza, non solo per i manager. Oggi si fermano a 20] –
MANHATTAN
Per anni sono stati attaccati e detestati come simbolo di avidità, la forza che ha spinto un intero sistema finanziario a comportarsi in modo sempre più spregiudicato, fino a mandare tutta l’America sull’orlo del baratro. Ma adesso che, cessate le invettive di “Occupy Wall Street”, i “bonus” concessi ai banchieri e agli altri professionisti di Wall Street continuano comunque ad assottigliarsi, scendendo al livello più basso dall’inizio della crisi (2008), tutti nella New York progressista strillano: dai gestori dei ristoranti e dei negozi al Comptroller Thomas DiNapoli, il ministro delle finanze dello Stato. Banche e società finanziarie restano il principale motore economico della “capitale del mondo” e le gratifiche di fine anno, anche se tassate come proventi finanziari e non come reddito, danno comunque un sollievo alle esauste casse statali e alimentano la domanda in una città i cui esercizi commerciali non si sono ancora pienamente ripresi dal periodo di semiparalisi seguito all’uragano “Sandy”. Ma Wall Street continua a licenziare (l’altra settimana è toccato a Citigroup che ha eliminato 11 mila dipendenti) mentre il “bonus” medio, lamenta DiNapoli, è sceso a 101 mila dollari, il più basso dal 2008. Non è una crisi passeggera ma un cambiamento strutturale: la finanza non tornerà più ai profitti fantastici del passato, che erano alimentati dall’assunzione di rischi folli. È giusto così, come è giusto pure il ridimensionamento dei “fuoribusta” che nel 2006, oltre a rendere milionari “broker” e finanzieri, avevano fatto piovere una media di 191 mila dollari nelle tasche di un gran numero di dipendenti delle società con sede nella parte meridionale di Manhattan. Per la città di Michael Bloomberg, però, questo significa un drammatico calo del giro d’affari. I “bonus”, che negli anni della finanza “facile” portavano 35 miliardi di dollari di ricchezza nella regione, nel 2011 si sono fermati poco sotto i 20 miliardi e quest’anno scenderanno ancora.
NEWARK
I ladri di rame lasciano al gelo i fedeli e senz’acqua il parroco
L’impennata dei prezzi di alcune materie prime, si sa, ha fatto aumentare di molto i furti di metalli, soprattutto il rame. Una criminalità povera che, dopo quelli emergenti, sta ormai colpendo anche i Paesi industrializzati. La chiesa presbiteriana di Clinton Avenue a Newark, New Jersey – poche decine di miglia da una Manhattan comunque sempre ricca e supersorvegliata – è diventata la cattedrale sofferente di questi furti. Priva di sistemi d’allarme e di telecamere di sorveglianza, la chiesa di mattoni rossi in mezzo a un quartiere abitato soprattutto da anziani è stata presa di mira dai ladri che, a più riprese, hanno rubato cavi, grondaie, tubature dell’impianto di riscaldamento e perfino i lavandini della sagrestia, dei bagni e del refettorio. Le riparazioni costano migliaia di dollari che la parrocchia non ha. Quelle di emergenza che sono state fatte sono servite a poco: i materiali rimpiazzati sono stati rubati di nuovo dopo poche settimane. Così i fedeli si sono rassegnati: vanno alle funzioni religiose solo quando la chiesa è illuminata dalla luce del giorno e con un cappotto pesante. Certo, il tempio è semivuoto perché l’inverno in New Jersey può essere molto rigido e gli anziani temono di ammalarsi. Ma il parroco esibisce una serena rassegnazione: «Anche per noi arriverà la primavera».