Attilio Barbieri, Libero 20/12/2012, 20 dicembre 2012
L’UE E LA GUERRA AL FUMO STOP A SIGARETTE «SLIM» AROMI E PACCHETTI DA 10
[Presentata ieri la nuova direttiva anti-tabacco che ora attende l’ok di Parlamento e Consiglio. In Italia a rischio 60 mila posti di lavoro] –
In dirittura d’arrivo la nuova stretta sul fumo annunciata mesi fa dall’Unione europea. La revisione della direttiva in vigore dal 2011 voluta da Bruxelles comporta da un lato l’adozione di immagini shock sui pacchetti per dissuadere i giovani ad avvicinarsi alle sigarette e dall’altra la messa al bando degli aromi che, aggiunti al tabacco coltivato in Italia, lo rendono «fumabile». Con grande danno per i nostri tabacchicoltori. Dunque saranno ancora più esplicite le avvertenze sanitarie sui rischi connessi al fumo da inserire pacchetti di sigarette: secondo le nuove norme proposte dalla Commissione (la loro approvazione però a questo punto è scontata), le avvertenze e l’indicazione che fumare tabacco significa ingerire più di 62 sostanze cancerogene occuperanno il 75% dei pacchetti di sigarette. Praticamente quasi tutto il packaging se si escludono le informazioni obbligatorie sul produttore. «Dato che il 70% dei fumatori comincia prima dei 18 anni - ha dichiarato Tonio Borg, il commissario Ue per la Salute - questa proposta mira a dissuadere i giovani dall’accostarsi al tabagismo, limitando l’attrattiva del tabacco e del fumo». I ventisette Paesi membri della Ue sarebbero poi liberi di adottare il cosiddetto «pacchetto bianco»: aboliti i loghi, i nomi delle diverse marche di sigarette dovrebbero essere scritti con il medesimo carattere. Sempre con l’obiettivo di ridurne l’attrattività.
La riscrittura della direttiva in vigore dal 2011 prevede inoltre il divieto di aggiungere aromi destinati a caratterizzare le sigarette, distinguendo una marca dall’altra e rendendo fumabile la varietà di tabacco Burley, quella che si coltiva in Italia e in alcuni Paesi dell’Europa Orientale. Una norma che avrebbe come effetto non quello di ridurre il consumo di sigarette ma che metterebbe in ginocchio la nostra tabacchicoltura. Le multinazionali, infatti, sarebbero libere di utilizzare il tabacco Virginia, proveniente dagli Usa, che non richiede l’aggiunta di aromatizzanti. Nel frattempo però perderebbero il lavoro i 60 mila coltivatori italiani di tabacco. Come ha spiegato Gennaro Masiello, vicepresidente della Coldiretti e numero uno dell’Ont. l’Organizzazione nazionale tabacco. «La maggior parte delle sigarette consumate in Europa», dice Masiello, «appartiene alla categoria cosiddetta American blend, una miscela realizzata con varietà di tabacchi che per loro natura richiedono di essere combinate con altri ingredienti naturali. Qualsiasi restrizione sull’utilizzo di questi ingredienti, avrebbe come effetto immediato l’esclusione dal mercato delle varietà Burley ed Orientali ». Il risultato sarebbe devastante per i nostri agricoltori. «Nei paesi interessati alla coltivazione, principalmente Italia, Bulgaria e Grecia», chiarisce Masiello, «queste varietà sono coltivate da piccoli imprenditori e con il coinvolgimento diretto di altri membri della famiglia. Le aziende sono localizzate in aree con poche alternative al tabacco. Da noi il Burley cresce quasi esclusivamente in Campania ». Ad avvantaggiarsene sarebbero i coltivatori americani mentre l’Italia cesserebbe di essere il primo esportatore di tabacco in Europa e l’ottavo al mondo.
Annunciata pure una stretta sulle «slim», le sigarette sottili e sui pacchetti da dieci. Sotto la lente sono pure i prodotti contenenti nicotina sopra una determinata soglia che saranno «consentiti solo se autorizzati come medicinali ». Tempi duri anche per le sigarette elettroniche, dunque, utilizzate dai tabagisti per smettere di fumare.