Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 20 Giovedì calendario

RCS, NECESSARI 300 MILIONI DI INVESTIMENTI FINO AL 2015


Il piano Rcs, presentato dall’ad Pietro Scott Jovane, è stato approvato all’unanimità dal cda che si è riunito ieri sotto la presidenza di Angelo Provasoli. Ma, almeno a quanto comunicato, non entra nei dettagli operativi per indicare invece le strategie, gli obiettivi economici al 2015 e quantificare in 300 milioni il fabbisogno per sostenere il progetto. Senza entrare nel merito del capitolo spinoso dell’aumento di capitale, rinviato al consiglio di bilancio che si dovrebbe tenere a marzo.
Rcs, dunque, prevede di mantenere ricavi stabili a circa 1600 milioni e di aumentare a fine triennio l’Ebitda a 160 milioni grazie anche a risparmi su prodotti e processi per circa cento milioni, con una marginalità (prima degli oneri non ricorrenti) che dovrebbe crescere dal 4% del 2012 al 10% nel 2015. Obiettivi da raggiungere con la focalizzazione sugli asset "core", interventi di efficienza su tutte le aree del gruppo, una strategia di accelerazione verso la multimedialità e maggior digitalizzazione dei contenuti, nonchè di rafforzamento della presenza internazionale con possibili sviluppi verso l’America Latina e le comunità ispaniche del Nord America.
I ricavi digitali dall’attuale 14% del fatturato dovrebbero salire a oltre il 25%. In quest’ambito Rcs si pone obiettivi di raccolta pubblicitaria superiori rispetto al mercato: +18% la crescita media annua in Italia rispetto all’11% stimato per il mercato nel suo complesso, +9% in Spagna contro il 6%. Sui ricavi diffusionali il contributo dei prodotti digitali è previsto in crescita al 36% in Italia e al 23% in Spagna. Nei libri gli e.book dovrebbero arrivare al 15% delle vendite.
Nell’area Quotidiani Italia (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport) lo sviluppo è sempre legato ai mezzi digitali, ma senza prescindere da un «costante presidio del mezzo cartaceo»: il margine Ebitda dovrebbe raggiungere il 14% nel 2015. Stessa logica per le attività spagnole, che saranno la base per l’espansione internazionale verso le Americhe: marginalità prevista al 10% al termine. L’area che dovrebbe raggiungere la più alta redditività è però quella oggi più sotto pressione, ossia quella dei Periodici, dove con lo sviluppo di sistemi multimediali e di canali verticali anche in chiave internazionale, l’Ebitda dovrebbe salire al 16%. Nei Libri l’obiettivo è invece del 7 per cento.
«Nell’arco del piano, anche a supporto di strategie di crescita e innovazione – indica il comunicato di Rcs – sono necessari investimenti totali per circa 300 milioni, includendo oneri non ricorrenti al netto di eventuali ulteriori esborsi per operazioni di acquisizione». «La realizzazione del piano e il rafforzamento della struttura patrimoniale e finanziaria del gruppo – sottolinea infine la nota – richiederanno, oltre ai programmati risparmi sui costi e alle dismissioni delle attività non core, anche l’apporto di significative nuove risorse a titolo di capitale». A questo proposito, il board ha dato mandato a Jovane, con l’ausilio di Credit Suisse designato ieri come advisor, «di svolgere le opportune valutazioni rispetto all’articolazione puntuale della struttura finanziaria e patrimoniale che supporterà la realizzazione del piano». Ieri inoltre il cda ha preso atto delle dimissioni di Umberto Ambrosoli, candidato alla presidenza della Regione Lombardia.
Bocche cucite al termine del patto, che si è svolta subito dopo. A parlare solo il presidente Fiat John Elkann (soffermatosi al termine della riunione con il presidente di Mediobanca Renato Pagliaro), che ha spiegato: «C’è stata una presa d’atto costruttiva sul piano, bisogna capire poi anche come si declina». Di aumento di capitale non si è parlato perchè, ha detto Elkann, «lo decide il consiglio», ma Fiat parteciperà «se il piano ci convince». Comunque, ha precisato il presidente del gruppo torinese, che è il terzo azionista dopo Giuseppe Rotelli (fuori patto) e Mediobanca, nessuno dei grandi soci ha manifestato la volontà di uscire anticipatamente dall’accordo, valido formalmente fino a marzo 2014.