Morya Longo, ilSole24Ore 20/12/2012, 20 dicembre 2012
COSA FERMA LA TEMPESTA PERFETTA
Quanto accaduto nelle ultime due settimane sui titoli di Stato italiani può essere considerato un esperimento "in vitro": in pochi giorni i mercati finanziari hanno dimostrato quanto possa essere distruttivo il peggior teatrino politico e quanto possa invece essere importante calmare le acque.
La crisi del Governo Monti, che è deflagrata venerdì 7 dicembre con il passo indietro del Pdl, ha fatto salire lo spread BTp/Bund da un minimo di 292 punti base (toccato il 3 dicembre) a un massimo di 353 (raggiunto il 10 dicembre). Lo spostamento nei giorni successivi dell’attenzione su altri temi europei, unito a un atteggiamento attendista dei mercati sugli sviluppi politici italiani, ha invece prodotto l’effetto opposto: ha fatto tornare lo spread sotto quota 300 punti base. Fino al minimo, ieri, di 289. L’esperimento "in vitro" ha dato i suoi risultati: ha dimostrato che la politica del baccano fa male all’Italia. Che il teatrino pesa sullo spread: aumenta quindi il costo del finanziamento di Stato, banche e imprese italiane.
Se la politica evitasse gli eccessi, se riuscisse a calmare le acque, l’Italia scoprirebbe invece di essere ancora appetibile tra gli investitori finanziari. Per almeno due motivi. Uno: gli investitori nel 2013 dovranno cercare titoli con rendimenti corposi, per evitare di svilire i portafogli con troppi titoli a tasso-zero. Due: tra gli Stati del Sud Europa, quelli cioè che possono offrire rendimenti adeguatamente remunerativi, l’Italia è quello che – nonostante tutto – sta meglio dal punto di vista finanziario.
Ormai tenere i portafogli pieni di Bund tedeschi (che rendono l’1,4% sulla scadenza decennale), di T-Bond americani (1,8%), di titoli francesi (2%) e di altre obbligazioni a basso rischio ma senza rendimenti non ha molto senso: ora che l’Europa dimostra di voler combattere per mantenere anche un Paese come la Grecia nell’euro, ora che l’austerità sta raddrizzando i bilanci di alcuni Paesi (Italia in primis), gli investitori sentono la voglia di cercare qualcos’altro. Desiderio, in realtà, che c’è da molti mesi.
È per questo che in Europa quest’anno le obbligazioni aziendali con rating elevati hanno regalato agli investitori guadagni medi del 12% e quelle speculative (i cosiddetti bond spazzatura) addirittura del 20%. Questo significa che gli investitori li hanno acquistati con grande lena. Anche i titoli di Stato europei hanno registrato progressi eclatanti: chi avesse investito in BTp decennali a inizio anno oggi avrebbe guadagnato il 26%, chi avesse fatto lo stesso con i titoli francesi avrebbe portato a casa il 14%, chi si fosse buttato sul Portogallo avrebbe intascato il 74%.
Ovvio che dopo performance di questo tipo, gli investitori si chiedano dove si possa trovare un po’ di polpa per il 2013. Ebbene: l’Italia potrebbe essere, in quest’ottica, una delle opportunità. I titoli di Stato hanno corso molto, è vero. Ma ad acquistarli nel 2012 sono state soprattutto le banche italiane, che hanno aumentato i BTp in portafoglio di 130 miliardi di euro (dati Bankitalia). Gli investitori esteri si sono invece tenuti abbastanza alla larga, come dimostrano i dati della Bri: da giugno 2011 a giugno 2012 (ultimi dati disponibili), le banche internazionali hanno ridotto l’esposizione sull’Italia di un quarto (cioè di 233 miliardi di dollari). Ebbene: questi investitori potrebbero ora essere interessati ad incrementare un po’ la loro esposizione sul Belpaese, come stanno facendo nelle ultime settimane. Ci sono poi le obbligazioni aziendali e bancarie che negli ultimi mesi hanno attirato appetiti internazionali. E potrebbero continuare nel 2013.
Questo, ovviamente, a patto che l’Europa continui il cammino di rafforzamento. E a patto che i tatticismi e gli interessi di bottega della politica nostrana non persuadano gli investitori che, in fondo, l’Italia non cambierà mai.
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