Goffredo Pistelli, ItaliaOggi 20/12/2012, 20 dicembre 2012
25 ANNI DI LEGA: UN BILANCIO ZERO
Il Bepi ci crede ancora nel federalismo. Uno dei primi sindaci leghisti della storia, Giuseppe Covre, classe 1950, da Oderzo (Treviso), deputato per una legislatura, vede ancora un’Italia dove i territori si amministrano contando sulle proprie risorse. Oggi fa l’imprenditore, settore componenti d’arredo, 150 dipendenti, si barcamena per la crisi che non risparmia neppure il Nordest. «Per metà esporto, per fortuna», racconta e un attimo dopo spiega il suo progetto, ormai avanzato, di think tank, Federalismo 2013, un pensatoio col quale coinvolgere imprenditori e politici. «Bisogna cominciare da capo», spiega, «25 anni di Lega non hanno portato a niente.
Le han provate tutte. Ma l’errore stava nell’idea stessa: pensare che Roma te lo concedesse. Palle: non s’è mai visto, nella storia, uno stato centrale diventare federalista».
Domanda. Dove sbagliava Umberto Bossi?
Risposta. Bossi c’ha rimesso la salute, per quest’idea. Era in buona fede. Ha sbagliato a non tirare una riga, a fare un bilancio, a leggere i numeri. Avrebbe letto che erano disastrosi: un quarto di secolo buttato. Nessun risultato.
D. Con l’illusione del federalismo fiscale...
R. Ma sì, i costi standard, la possibilità di paragonare, che so, i costi della sanità nel Lazio a quelli nostri. Era appunto l’illusione e poi la caduta del governo fece venire i nodi al pettine.
D. Strada sbagliata?
R. Certo, pensare che uno stato centrale conceda il federalismo.
D. Ma la devolution?
R. Alt, io da parlamentare, andai in Scozia, per capire. Era Tony Blair che sembrava voler concedere qualcosa. Ma Roma non può concedere nulla.
D. E perché?
R. Ma perché è da 2.500 anni anche esercita un potere fortissimo, in varie forme. Incluso quello morale e lo dico da cattolico praticante. Figurasi se ne concede un po’.
D. Drogata di potere?
R. Non è cattiveria. È che non si può chiedere al tacchino di festeggiare il Giorno del ringraziamento o, per dirla in una maniera più italiana, non si può tagliarsi i cosiddetti per far dispetto alla moglie, suvvia...
D. E allora, la via è la secessione?
R. Ma no, per carità. Qui c’è da costruire un progetto dal basso, partendo dai comuni, con buone pratiche semplici.
D. Per esempio?
R. Unendo i municipi, facendo le unioni amministrative, ma per davvero. Federandoli sul serio, unendo i servizi. Partire dal basso, per poi passare alle regioni.
D. Sì le macro regioni le chiedeva Roberto Formigoni, ma non erano piaciute a Luca Zaia, presidente veneto.
R. Ma sì che piacciono anche a lui. E infatti io spero che Roberto Maroni possa essere il candidato per la Lombardia del centrodestra. Quello sarebbe un passo concreto verso le macroregioni.
D. Quindi è d’accordo col progetto di Zaia e del costituzionalista Luca Antonini, di andare all’autonomia a Costituzione invariata?
R. Sì ma in quel caso ci vuole un passagio parlamentare. Prima bisogna costruire questa rete di comuni. Perché se a Roma andranno la richiesta di autonomia di Piemonte, Lombardia e Veneto, potranno anche essere battute, se ci andranno l’unione e la prassi di 2.500 comuni, non credo.
D. Perché ha fiducia nei comuni?
R. Perché è quel livello di politica più vicino ai cittadini, dove l’amministrato ha più potere di controllo. E dopo cinque anni, possiamo mandare a casa più facilmente chi non va bene.
D. Strada lunga...
R. 10-15 anni. E qualcosa per i nostri nipoti, avendo sprecato 25 anni. C’à da far capire agli amministratori locali e ai cittadini che questa è l’unica via. Le cose si cambiano con le maggioranze.
D. Bossi non l’aveva?
R. Ma no, sbagliava quando diceva «Siamo il Nord». Al più era il terzo partito. E quando Pierluigi Bersani glielo contestava, aveva ragione.
D: Quindi Flavio Tosi, sindaco di Verona e segretario regionale del Carroccio, ha ragione quando punta proprio ai sindaci?
R: Tosi è il più avanti di tutti. È davvero la Lega del futuro. Ma guardi il punto sarà convincere la gente del Nord che il federalismo è l’unica strada per questo paese. Anche per il Sud, che per vari motivi, non riesce a capirlo. Anche se le panzane di quel furbacchione di Raffaele Lombardo, quando era governatore della Sicilia, avevano illuso qualcuno.
D. Che ne sarà della Lega in tutto questo? Oggi siamo alle prese con un nuovo scandalo: il capogruppo del Carroccio al Pirellone s’era fatto rimborsare il banchetto di nozze della figlia.
R. Sì e abbiamo già visto Francesco Belsito (il tesoriere coinvolto negli scandali, ndr) e Cerchio magico. A questi che danno scandalo, io darei il consiglio evangelico della macina al collo e di gettarsi nel pozzo. Canosco lo sconcerto dei militanti semplici, gente che dava senza pretendere. E sono arrabbiato anche io, che ho fatto il parlamentare e poi il consigliere Inail senza mai un’ombra. Hanno dei laghi belli profondi, da quelle parti. La macina gliela posso portare io.