Fabio Poletti, la Stampa 20/12/2012, 20 dicembre 2012
PER LE NOZZE DI MIA FIGLIA HO USATO FONDI DELLA REGIONE
Aveva giurato: «Ho la coscienza a posto. Non sono mica come il laziale Franco “Batman” Fiorito». Cinque giorni dopo, Stefano Galli, maroniano di ferro, capogruppo della Lega al Pirellone, ci ripensa e si rimangia tutto. La confessione la fa via Internet, mica ai magistrati che lo aspettavano proprio ieri: «Cari amici di Facebook ho provveduto a rimborsare interamente le spese sostenute per il ricevimento matrimoniale di mia figlia, che erroneamente erano state inserite nella mia personale lista dei rimborsi». Alla fine sono solo 6mila euro. Briciole rispetto ai 2 milioni che ancora mancano all’appello. Spalmati tra cene, aperitivi, leccalecca, fuochi d’artificio e gadget vari, per la gioia di una quarantina di amministratori di tutti i partiti in questo consiglio regionale, l’ultimissimo dell’era del Celeste Roberto Formigoni, destinato a passare alla storia come il più inquisito, travolto da diciassette indagini della magistratura che hanno risparmiato quasi nessuno.
Ma si sa, se Roma è ladrona la Lega ce l’ha d’oro. E su Facebook, Stefano Galli tenta una impossibile giustificazione: «Mi rendo conto che si tratta di una macchia indelebile, ma se avessi voluto arricchirmi avrei accettato le centinaia di migliaia di euro che mi sono state offerte per influenzare gli appalti negli ospedali, cosa che ho denunciato. Non avrei certo rischiato di rovinare la mia vita per 6mila euro». Giusto. Cosa saranno mai 6mila euro quando ai dipendenti della Regione hanno tagliato mille euro a testa di buoni pasto nel nome della spending review? Paolo Valentini, capogruppo del Pdl al Pirellone, indagato pure lui per una serie di cene «istituzionali» pure da 1500 euro, chiede di non dimenticare il buono che c’è: «Non passiamo le sere al ristorante. Siamo la migliore regione d’Italia».
A guardare questo emiciclo dove i consiglieri regionali si fanno la foto ricordo con l’iPhone - banchi del centrodestra - o si affannano sui tablet - al centrosinistra - sembra di essere all’ultimo giorno di scuola. I tabelloni con i voti interessano nessuno. Ma la più bella della classe trova il modo di ritagliarsi il suo spazio. Come sempre Nicole Minetti del Pdl è assediata dai giornalisti che vogliono sapere chi ha portato all’hotel Principe di Savoia pagando oltre 800 euro a spese dei contibuenti, che ne ha fatto di creme di bellezza e sedute in una beauty farm tutte messe in nota spese. L’assedio è pressante e lei a un certo punto sbotta dietro agli occhiali da sole: «Che fai? Mi hai toccato una tetta? Se mi tocchi un’altra volta poi ti tocco io e so’ cazzi...». Non c’è verso di sapere altro se non delle sue tette, le domande sulle spese pazze finiscono contro un muro di gomma.
Gente che va gente che viene in questo ultimo giorno di scuola. Filippo Penati, ex Pd sotto inchiesta per il sistema Sesto stringe mani e distilla auguri. Per lui l’addio alla politica è definitivo. Il pensiero va all’ex assessore al Pdl Domenico Zambetti, ancora in galera per le sue relazioni con la n’drangheta. Al Pirellone al suo posto arriva Giulio Gallera. Per uno che entra nel Pdl altri ne escono e si moltiplicano. Gli ex di An danno vita al gruppo di «Centrodestra Nazionale». Altri tre del Pdl formano Lombardia Popolare, un gruppo filo Mario Monti pronto ad appoggiare Albertini. Tutti e tre Doriano Riparbelli, Marcello Raimondi e Angelo Gianmario sono sotto inchiesta per i rimborsi spese. Ma quello che conta è che potranno presentarsi alle elezioni senza nemmeno l’obbligo di raccogliere le firme visto che il gruppo è nato prima che siano indette le elezioni.
La corsa al posto sicuro in lista - regionale o nazionale - interessa tutti. Pure il Celeste Governatore Roberto Formigoni che nel giorno dei saluti ai giornalisti, stringe mani e distilla promesse con vista dal trentanovesimo piano di Palazzo Lombardia, il suo faraonico gioiello architettonico che svetta su Milano. L’ultima inchiesta che travolge il Pirellone non gli manda di traverso lo spumante: «E’ una montatura della magistratura contro la Regione».
Ora tutti guardano avanti. Pure Formigoni che non ha ancora sciolto la sua riserva su candidarsi al Parlamento: «Me lo stanno chiedendo in molti ma non ho ancora deciso...». Ma poi, con un sorriso dei suoi, annuncia che a volte anche i Formigoni tornano: «E’ l’ultima occasione che ho di fare gli auguri come Presidente della Regione. Ci diamo appuntamento fra cinque anni, magari anche prima...».