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 2012  dicembre 19 Mercoledì calendario

Il vero «Salva Italia»: creiamo l’Agenzia delle uscite - Parlare di tecnici, di questi tempi, può far alzare le sopracci­glia: ma non è il caso degli autori di Un paese migliore (Dalai edito­re)

Il vero «Salva Italia»: creiamo l’Agenzia delle uscite - Parlare di tecnici, di questi tempi, può far alzare le sopracci­glia: ma non è il caso degli autori di Un paese migliore (Dalai edito­re). Che alle competenze dei tec­nici- Claudio Siciliotti è presiden­te del Consiglio na­zionale dei dot­tori commercialisti ed esperti con­tabili, ed Enrico Zanetti è vicepre­sidente dell’Unione nazionale Giovani dello stesso Albo profes­sionale- uniscono la passione dei cittadini che vogliono «un’Italia in cui valga la pena vivere, lavora­re, pagare le tasse e ogni tanto an­che votare ». Siciliotti e Zanetti par­tono da una constatazione di fat­to: il decreto «Salva Italia», un an­no fa, e le altre manovre finanzia­rie che seguite, hanno provviso­riamente salvato i conti dello Sta­to, ma anche azzoppato il Paese. E fino ad ora, i provvedimenti del governo Monti non sono anco­ra riusciti ad avviare in concreto la fase «Cresci Italia». Come sia­mo arrivati a tale punto? E come uscirne? Gli autori ricostruiscono con storica precisione i vent’anni di conti pubblici della Seconda re­pubblica, governo per governo: per arrivare all’oggi, nel pieno di una crisi in cui cerchiamo di gal­leggiare alla meno peggio. E met­tere a fuoco, infine, le strategie da adottare per uscirne: prima fra tut­te, il dimagrimento dello Stato e del settore pubblico, conditio sine qua non per poter arrivare a una ri­duzione significativa della pres­sione fiscale e ridare così ossige­no all’economia del Paese. «Pensare di salvare l’Italia - di­cono gli autori - agendo sempre e comunque sul Paese e il meno possibile, se non niente in assolu­to, sullo Stato, è un’illusione che può portare a tragiche conseguen­ze, prima ancora che a ingiustifi­cate disparità di trattamento». E per affamare il burosauro, gli autori lanciano un’idea che è solo apparentemente una provocazio­ne: un’Agenzia delle uscite, inte­sa come organismo dotato di pote­ri speculari a quelli dell’Agenzia delle entrate, ma finalizzati alla lotta agli sprechi, alle dissipazio­ni e alla corruzione nel settore pubblico. «Costerebbe infinita­mente di meno dell’Agenzia delle entrate, ma avrebbe margini di re­cupero notevolissimi. Soprattut­to se, quando accerterà un danno all’Erario prodotto da chi gestisce la cosa pubblica, potrà mantene­re l’esecutività del 30% degli im­porti oggetto di contestazione an­che in pendenza di un giudizio della magistratura contabile»: in­somma, trattare lo Stato come lui tratta i contribuenti. Una bella ri­voluzione, senza dubbio.