Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 19 Mercoledì calendario

Addio auto nuove, nessuno le compra più - I tempi degli incentivi, che aiutavano a mantenere il mer­cato dell’auto su livelli record nonostante i primi segnali di crisi, sono ormai un ricordo

Addio auto nuove, nessuno le compra più - I tempi degli incentivi, che aiutavano a mantenere il mer­cato dell’auto su livelli record nonostante i primi segnali di crisi, sono ormai un ricordo. Le immatricolazioni in pic­chiata sono un segnale eviden­te che gli italiani stanno cer­cando di fare sempre più a me­no dell’auto, almeno di quella nuova. Per forza, non certo per scelta. E le previsioni per il futuro non sono certo rosee per un settore economica­mente importante e storica­mente trainante per il nostro Paese, al punto da diventare il tema dell’annuale rapporto presentato congiuntamente da Aci e Censis. Sono veramen­te pochi gli aspetti positivi che emergono chiaramente dal ti­tolo del documento: dove è fi­nita l’auto? Con un sottotitolo altrettanto inquietante: passe­rà la nottata? Si usa di meno, ma i costi salgono I costi di gestio­ne­che si sono im­pennati hanno indotto gli italiani a un uso più parsimonioso, con un taglio medio delle percorrenze an­nue compreso tra il 5 e il 7 per cento. Qui arriva la beffa, per­ché le rinunce non portano be­nefici e i costi non sono scesi di pari misura. Anzi, sono cresciu­ti d­el 3,8 per cento rispetto a do­dici mesi fa. Ma il bilancio è an­cora più pesante, sale al 4,4 per cento, se si tiene conto di tutti i costi, fissi e variabili, dall’assi­curazione alle autostrade, alle multe, passando da una media di 3.278 euro agli attuali 3.425. In questo salasso la voce più im­portante è costituita dai carbu­ranti, che pesano per 147 euro. Solo nei primi mesi del 2012 i prezzi medi alla pompa sono sa­liti del 16 per cento, una percen­tuale importante, che si som­ma all’11 per cento registrato dal 2010. Pur percorrendo me­no chilometri, il costo chilome­trico sale vertiginosamente: +11 ,3 per cento. Ci si consola con l’ambiente Gli unici risvol­ti positivi della crisi sono in ma­teria ambientale, a comincia­re dalla crescita del 3 per cen­to delle rottamazioni, che ri­guardano prevalentemente i veicoli più vecchi e inquinan­ti. Sempre per effetto dell’uso più attento, si consumano me­no benzina (10,5 per cento) e gasolio (9,7 per cento), inoltre calano anche gli incidenti, in discesa del 2,7 per cento ri­spetto al 2011. Ancora più so­stanziosa è la contrazione di morti sulle strade,-5,6 per cen­to. Sembra anche che la crisi abbia spinto gli italiani al vo­lante a essere più virtuosi, co­me confermato dalle infrazio­ni sempre meno numerose. L’uso dell’auto privata è poi più concentrato nei fine setti­mana, mentre per andare a la­vorare si usano più i mezzi pubblici e c’è una grande ri­presa delle biciclette. Niente auto nuo­va fino al 2015 Per il compar­to automobilisti­co, che per de­cenni è risultato strategico, mostra evidenti segni di cedi­mento. Da gennaio a novem­bre le vendite sono crollate: -20 per cento. Ma non vanno certo meglio le due ruote a mo­tore -19 per cento le moto e -32% ciclomotori. Se scende del 10 per cento l’acquisto di vetture di seconda mano, si è dimezzata la propensione al­l’acquisto. Un anno fa il 7,6 per cento degli intervistati era intenzionato ad acquistare un’auto nuova, mente oggi questa percentuale è dimezza­ta. Ma non basta, il 52,6 per cento degli intervistati dichia­ra di non avere alcuna inten­zione fare acquisti nei prossi­mi tre anni (nel 2011 era il 43,8%). A fronte di un’entrata imprevista di 30.000 euro, ol­tre la metà degli italiani prefe­rirebbe mettere al sicuro que­sto tesoro, invece che investi­re in acquisti. Assicurazioni sempre più care Dopo i carbu­ranti, la secon­da voce che pe­sa sul bilancio è l’assicurazio­ne, con 738 euro, in crescita del 3,2 per cento nei confronti delle tariffe di un anno fa. La tassazione prossima al 26 per cento rende le nostre polizze in assoluto le più care in Euro­pa, con un 18 per cento sopra la media. Una particolarità che fa apprezzare il pacchet­to di proposte che l’Automo­bile Club ha preparato per fa­vorire un abbassamento del costo delle polizze fino al 40 per cento. La misura più ap­prezzata sembra essere per la proposta di prescrizione del diritto al risarcimento del danno dopo 90 giorni dall’in­cidente, mentre attualmente sono due anni. Quelle città a tutto gas Per la prima volta, il rappor­to Aci- Censis propone un Atlante della mo­bilità sostenibile, una sorta di classifica delle province più ecocompatibili. La graduato­ria tiene conto di diversi ele­menti, che vanno dalla densi­tà del parco circolante per chi­lometro quadrato all’età me­dia dei veicoli immatricolati, alla diffusioni di alimentazio­ni più “verdi” come gas natu­rale o Gpl, ibride ed elettri­che. Risultano in netto vantag­gio le province del nordest, grazie soprattutto alla dispo­nibilità di una rete più capilla­re di distributori di gas, che gioca chiaramente a favore della diffusione delle cosid­dette auto bifuel. Se Ferrara e Ravenna sono in testa, in co­da si trovano le grandi città, nell’ordine Catania, Milano e Napoli, penalizzate dall’altis­sima densità di veicoli. Ma su­bito dopo seguono vari capo­luoghi di Sicilia e Calabria, per i quali pesano l’anzianità delle auto sulle strade. Se si considerano i dieci capoluo­ghi più grandi, la prima posi­zione spetta a Bologna, setti­ma assoluta, seguita da Tori­no (25), Bari (33) e Firenze (39). Più distanziate: Roma (74), Genova (86) e Palermo (90). Chiudono la classifica Catania (103), Milano (106) e Napoli, che occupa l’ultima posizione (110).