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 2012  dicembre 18 Martedì calendario

L’Europa dà l’ok ai Monti bond e mette sotto esame il piano Mps - Il cantiere per la ristruttura­zione di Mps tramite i Monti Bond può iniziare

L’Europa dà l’ok ai Monti bond e mette sotto esame il piano Mps - Il cantiere per la ristruttura­zione di Mps tramite i Monti Bond può iniziare. Ieri la Com­missione Ue ha dato l’ok all’uti­lizzo di 3,9 miliardi di obbliga­zioni governative con cui la ban­ca senese sostituirà i vecchi T-Bond (1,9 miliardi) e porterà sopra il 9% il Core Tier One, cen­trando le richieste patrimoniali dell’Eba: l’emissione dovrebbe avvenire a febbraio dopo l’as­semblea straordinaria. Repen­tina la reazione di Piazza Affari, dove Mps ha chiuso in rialzo del 6,1% a 21,6 centesimi per una capitaliz­zazione di 2,52 miliardi. L’ok della Ue è però su­bordinato al­la presenta­zione entro sei mesi del piano indu­striale formu­la­to dall’ad Fa­brizio Viola per rilanciare l’istituto. Il do­cumento sarà quindi ora og­getto di in­con­tri quadrilate­rali tra Mps, Bankitalia, il Tesoro e la Commissione Ue che potrebbe chiederne un aggiornamento. Il progetto prevede risparmi sul costo del lavoro per 300 mi­lioni, grazie alla esternalizza­zione del back office, e la chiu­sura di 400 filiali (-186 milioni di spese amministrative). Quanto agli esuberi, dopo nu­merose frizioni, ieri all’audito­rium di viale Mazzini a Siena è iniziata una maratona negozia­le di tre giorni tra i sindacati e la responsabile delle risorse uma­ne Ilaria dalla Riva. L’obiettivo è firmare l’accordo entro giove­dì: il progetto originale prevede­va che i dipendenti destinati a uscire dal perimetro fossero 2.360, ma se sarà trovata l’inte­sa gli «esternalizzati» si ridur­rebbero a 1.100, mentre per i re­stanti si aprirebbe lo scivolo del Fondo esuberi. I sindacati vo­gli­ono poi che la banca garanti­sca un paracadute a ogni addet­to esternalizzato, così da evita­re problemi se la newco deci­desse in un secondo momento di tagliare il personale. Intorno alle 5 del pomeriggio si è tutta­via consumata la rottura della Fisac, che ha lasciato il tavolo delle trattative. Le delegazioni Fabi, Fiba, Uilca, Sinfub e Dir­credito hanno il quorum per procedere da sole (la norma Abi prevede che gli accordi so­no validi se i firmatari rappre­sentano almeno il 55% degli ad­detti) e Mps vuole arrivare alla firma,ma l’addio della Fisac pe­sa. Il sindacato rosso ha il 25% dei suffragi a Rocca Salimbeni, un’incognita sull’effettivo ac­cesso al fondo esuberi ( volonta­rio) del personale interessato. Lo strappo della Fisac è in sin­tonia con quanto accaduto in Ubi e alla linea del «no» della Fiom di Maurizio Landini con­tro Fiat, ma quella di Siena è an­che una disfida politica: nelle contrade non è passato inosser­vato come alcuni esponenti di spicco della sigla siano legati al­la corrente «La Cgil che voglia­mo » di Domenico Moccia, a sua volta vicina alla parte del Pd senese che osteggia la ricandi­datura al Comune di Franco Ceccuzzi, uno degli sponsor dell’avvento alla presidenza di Alessandro Profumo. Mps dovrà poi pensare alle previste minusvalenze provo­cate dai derivati a copertura dei 23 miliardi di Bot e Btp chiusi in cassaforte (per cui è già stata au­mentata la dotazione dei Monti Bond da 3,5 a 3,9 miliardi) e alla cedola dei vecchi T-Bond (8%) che costerà a Mps altri 170 mi­lioni di Monti Bond. A quel pun­to lo Stato avrà prestato a Mps 4 miliardi e la somma aumenterà se Viola non riuscirà a riportare in utile il bilancio 2013 (i Monti bond prevedono un interesse del 9%). Ecco perché è centrale la ricerca del socio industriale condotta da Profumo: si ragio­na su un aumento di capitale da 1 miliardo, che finirà per ridur­re definitivamente al ruolo di comprimario la Fondazione Mps, oggi ancora azionista di ri­ferimento con il 36 per cento.