Luigi Grassia, TuttoScienze, La Stampa 19/12/2012, 19 dicembre 2012
LA MATERIA OSCURA CI ASSEDIA
C’ è un grande mistero nei cieli che si chiama «materia oscura». Se si fa la somma della materia visibile, non ce n’è abbastanza per tenere assieme le galassie e gli ammassi di galassie. La materia che vediamo giustifica meno di un sesto dell’attrazione gravitazionale che si manifesta nell’universo; e l’altro 85% da dove ha origine? Dalla materia oscura, dicono i cosmologi per far quadrare il cerchio, anche se non sanno che cosa sia questa grande X.
Ma la materia oscura si trova soltanto nello spazio remoto o ce n’è dappertutto, anche attorno al Sole e alla Terra? Se è una componente essenziale dell’universo deve esistere anche nel nostro circondario. Per far quadrare i conti della gravitazione, dovrebbe esserci in media un chilo di materia oscura in ogni volume di spazio pari a quello del pianeta Terra. È poca roba, in fondo. Eppure qualche tempo fa, in Cile, un gruppo di ricercatori non ha trovato neanche quella; secondo l’astrofisico Christian Moni Bidin, nella porzione di galassia attorno alla Terra la materia oscura è pari a zero. Se il risultato fosse vero sarebbe imbarazzante per la nostra attuale visione dell’universo. Vorrebbe dire che stiamo sbagliando tutto.
Adesso però uno studio di cui è co-autrice una giovane scienziata italiana, Silvia Garbari (con i professori George Lake e Justin Read del Politecnico di Zurigo) illustra un risultato opposto: in un raggio di qualche centinaio di anni luce intorno al Sole la materia oscura non soltanto esiste ma ce n’è di più di quanto prevede la teoria, cioè una media di un chilo e mezzo in ogni volume pari a quello della Terra. Quindi, la teoria è salva e la «dark matter» avviluppa anche noi.
Il gruppo di Zurigo ha seguito un metodo diverso da quello del cileno Moni-Bidin: ha osservato 2 mila stelle nane di colore arancione, classe spettrale K. Ma seguire un metodo di analisi diverso basta a giustificare risultati opposti? Evidentemente no, uno dei due gruppi di scienziati deve avere sbagliato. A domanda diretta, Silvia Garbari risponde così: «Il lavoro di Moni-Bidin è stato contraddetto da un altro articolo di Jo Bovy e Scott Tremaine, uscito poche settimane più tardi. Gli autori hanno dimostrato che il risultato è erroneo a causa di una delle 10 ipotesi usate». Insomma, senza voler tirare calci sotto il tavolo alla concorrenza, è un fatto della vita che quando ci si avventura alle frontiere della ricerca scientifica si commettono anche degli errori, e pare che questo sia successo ai cileni.
Tuttavia Silvia Garbari si sente appena all’inizio della sua ricerca: «Nel prossimo futuro saranno disponibili stime più accurate della posizione e della velocità di moltissime stella nella Via Lattea grazie al lancio del satellite Gaia. Speriamo che il nostro risultato sia confermato».