Raffaello Masci, la Stampa 19/12/2012, 19 dicembre 2012
CARA FAMIGLIA, L’ITALIA NON TI RICONOSCE PIÙ
Un matrimonio su tre non dura. Questo almeno dice il Rapporto Istat, numeri alla mano. E l’istituto del matrimonio, in generale, ha sempre meno successo. Infine, quei pochi che si sposano (meno della metà di quanti lo facevano negli Anni Settanta) lo fanno sempre di più in comune e sempre meno in chiesa.
Su 1.000 matrimoni - dice l’Istat - 307 evolvono in separazione, e di queste 182 diventano divorzio dopo il tempo che la legge stabilisce debba trascorrere. Quindi si fanno più separazioni che non divorzi, e mentre le prime aumentano (+2,6% rispetto all’anno precedente), i secondi diminuiscono sia pur di poco (-0,5%). Un po’ si deve al fatto che divorziare costa più che separarsi e molto al fatto che non è necessario divorziare se non ci si vuole risposare.
D’altronde al matrimonio si ricorre sempre meno, ogni anno l’Istat rileva una decrescita moderata ma costante. Nel 2011 - per esempio - sono stati 218 mila, e cioè 13 mila in meno del 2010 e meno della metà di quanti non fossero 40 anni fa. Di questi matrimoni, il 60% si celebra ancora in chiesa, anche se questa scelta è decrescente di anno in anno. Inoltre, se si osserva la geografia della Penisola, si scopre che i matrimoni civili sono la maggioranza già da tempo al Nord (51,7%) e fifty-fifty al Centro. La chiesa addobbata e la marcia nuziale resistono al Sud (76,3%), ma anche lì sono in ribasso.
Un fenomeno positivo - dice l’Istat - è la diffusione dell’affidamento condiviso dei figli in caso di separazione, che riguarda ormai l’89,8% dei casi e questo dovrebbe garantire maggiore serenità ai circa 88 mila bambini coinvolti in separazioni o divorzi. L’Istat fotografa, quindi, una famiglia sempre più articolata rispetto al modello tradizionale mamma-papà-figli in un unico nucleo. Su 100 famiglie dice l’Istituto - 37 sono tradizionali e con figli, 20 sono coppie senza figli, 8 con un solo genitore, 28 costituite da una persona sola e 7 in altra condizione.
Quando si dice «difesa della famiglia» a quale ci si riferisce?