Angelo Aquaro, la Repubblica 19/12/2012, 19 dicembre 2012
È L’ATEISMO LA TERZA “RELIGIONE” DEL MONDO
Se la religione è davvero l’oppio dei popoli, ci siamo fumati anche questa, visto che il culto in ascesa nel mondo porta il nome di ateismo. Sì, un uomo su sei sulla terra è senza Dio: o quantomeno non crede nel Dio di una chiesa particolare. E la chiesa dei senza fede è già la terza nel villaggio globale. La prima è quella dei cristiani: 2.2 miliardi di persone. La seconda è una moschea: i musulmani sono 1.6 miliardi. Al terzo posto del podio balzano dunque i non credenti: 1.1 miliardi. Che succede? Dopo aver conosciuto una società senza padre, come avevano profetizzato i sociologi anni 60, abbiamo deciso di mandare in pensione anche il Padre Eterno?
Per la verità il quadro offerto dai ricercatori del Pew, l’istituto di indagine più prestigioso d’America, è un tantino più complesso, come del resto argomento comanda. Tant’è che la definizione che gli studiosi propongono per gli atei del Terzo Millennio è la più flessibile “unaffiliated”, che qui si potrebbe tradurre con non adepti, quelli appunto che non partecipano attivamente a un culto. Una non chiesa molto più che variegata. «I non adepti includono gli atei, gli agnostici e chi non si identifica in nessuna religione particolare» si legge nelle 81 pagine di questo “The Global Religious Landscape”. Ma gli autori del rapporto subito mettono le mani avanti: rimettendo le mani giunte anche a questi benedetti non adepti. Molti di loro, infatti, “hanno qualche forma di credenza religiosa”. Che cosa vuol dire? Che «per esempio, la
fede in Dio o in qualche potenza è condivisa dal 7% dei cinesi, dal 30% dei francesi e dal 68 % degli americani» sempre nella categoria “unaffiliated”.
Di più: «Alcuni di questi partecipano in qualche modo a certe pratiche religiose. Per
esempio, il 7% in Francia e il 27% negli Stati Uniti rivelano di presenziare a una funzione religiosa almeno una volta all’anno ». Questo naturalmente non basta a considerarli credenti: spesso, per esempio, la partecipazione è legata a riti anche civili come matrimoni e funerali. O quantomeno quel sentimento che così di rado li porta in chiesa, moschea, sinagoga o quant’altro viene classificato più come ricerca dello spirito che senso religioso vero e proprio.
Le curiosità ovviamente non
mancano. Sempre per restare ai non adepti si tratta del 16% della popolazione mondiale: la stessa percentuale dei cattolici. Tre quarti vivono in Asia: segue l’Europa (12%, 134.820 milioni), l’America del Nord (5%, 59.040 milioni) e il resto. Tra le grandi religioni, gli induisti seguono cristianesimo e Islam con 1 miliardo di fedeli, i buddisti con mezzo miliardo e gli ebrei con 12 milioni. La religione di domani sembra l’Islam: i musulmani hanno la media d’età più giovane, 23 anni, ebrei e buddisti la più alta, 36.
In totale, i credenti sono l’84% della popolazione mondiale: calcolata nel 2010, anno dei rilevamenti, 5.8 miliardi.
Dice al
New York Times
il professor Conrad Hackett, uno dei pilastri dello studio, che «è la prima volta che i numeri sono basati su un sondaggio analizzato in modo rigoroso e scientifico»: 2500 fonti in 232 paesi. Sarà. Eppure a ben guardare una setta manca: con 1.01 miliardi, quell’oppio del web chiamato Facebook non s’è già fumato gli amici hindu?