Jenner Meletti, la Repubblica 19/12/2012, 19 dicembre 2012
IL MISTERO DELLE CROCI BIANCHE “INNALZATELE TRA I CAMPI CONTRO LA FINE DEL MONDO”
La scritta è un po’ inquietante. «L’umanità è sull’orlo dell’abisso… Bisogna che vi prepariate ». Ci sono una statua della Madonna, una più piccola di papa Wojtyla e soprattutto lei, la grande «Croce d’amore di Dozulè ». Segni particolari: altezza 7,38 metri, bracci 1,23, colore azzurro per il profilo, bianco all’interno, illuminazione forte per essere vista di notte anche da lontano. Qui a Collegarola ci sono le panche per i fedeli, che si trovano per il Rosario e la Via Crucis ogni lunedì, mercoledì e venerdì alle 21,30. Altre — molte altre — croci bianche sono sparse in tutto lo Stivale, accanto alle chiese e in campi e giardini privati. «Le mie croci sono il riparo contro il male », annunciano gli inventori di questo nuovo talismano. «Ogni croce sarà piantata come una sentinella che veglia su di voi e sulla città dove sarà costruita».
A leggere i documenti di questo
Movimento di Amore San Juan Diego si capisce che i Maya sono dei dilettanti. Si limitano infatti ad annunciare la «fine del mondo» ma non entrano nei particolari. E invece nel «Messaggio di Dozulè» sulla fine (forse provvisoria) del mondo tutto è scritto. La storia comincia fra il 1972 e il 1978 quando a Dozulè, paese della Normandia, la veggente Maddalena Aumont annuncia di avere avuto 50 visioni. Il Sacro Cuore di Gesù le chiede di fare costruire alla Chiesa cattolica una grande croce, detta la Gloriosa, alta ben 738 metri, per convertire il mondo ed evitare «l’imminenza della grande tribolazione». Nell’ordine, trattasi di guerra nucleare e cataclismi, con Satana che «seduce gli spiriti e li rende capaci di distruggere l’umanità in pochi minuti». Poi miseria e carestia e infine «una grande siccità che si abbatterà sul mondo intero». A questo proposito la veggente chiede di scavare un bacino per raccogliere l’acqua a 100 metri dalla Croce Gloriosa, chiamata la nuova Arca di Salvezza. La Croce non è stata costruita, il bacino sì, ma le sue dimensioni (2 metri per 1,50, profondità 1 metro) pongono seri dubbi sulla capacità di dissetare il mondo. Superata simile
catastrofe («tale non se n’è avuta dal diluvio») il Cristo tornerà sulla terra e porterà «pace e felicità agli uomini».
Una nuova veggente francese (si fa chiamare J. n. s. r) nel 1996, preso atto che il Vaticano nemmeno risponde alla richiesta di costruire la grande croce, invita i fedeli di tutto il mondo a costruire le loro croci dell’Amore, in scala 1 a 100. Da qui le croci bianche che partite dalla Francia hanno invaso mezzo mondo. A dare
man forte alla loro costruzione è la terza veggente, stavolta italiana, che si fa chiamare Conchiglia. Nel 2001 ha visioni a Fano e a Dozulè, scrive libri con le rivelazioni e fonda il citato Movimento di Amore San Juan Diego che ha sede a Maniago di Pordenone.
«Noi pensiamo — dice Stefano, membro dello “Staff di Conchiglia” — che le croci in Italia siano almeno mille. Oggi giorno ci arrivano richieste. Che male c’è? Sono luoghi di preghiera».
Prima i vescovi di Bayeux e Liesux (Dozulè è nella loro diocesi) poi gli italiani hanno cercato di fermare il nuovo movimento. «I sacerdoti non celebrino Messe o organizzino pellegrinaggi a Dezulè», questa la decisione dei presuli francesi, approvata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. In Italia l’arcivescovo di Trento, Luigi Bressan, già nel 2002 ha invitato preti e fedeli
a «togliere le croci di Dozulè», sottolineando che «visioni apocalittiche, castighi imminenti, mezzi magici non appartengono alla fede cristiana».
Monsignor Giuseppe Orlandoni, vescovo di Senigallia
— la diocesi della cosiddetta Conchiglia — ha scritto alla «signora» parole durissime. «Lei ha creato divisioni nelle famiglie e spinto all’allontanamento dalla Chiesa. In alcuni casi i suoi seguaci hanno dilapidato ingenti somme per venir dietro ai suoi insegnamenti. Ritengo che le Sue presunte rivelazioni non siano di origine divina. Alcune Sue affermazioni sono un’offesa all’intelligenza umana ». «Ho inviato copia della lettera — dice oggi il vescovo — alla Congregazione della dottrina della Fede e ho ricevuto una piena approvazione».
Ma le croci bianche illuminate continuano a proliferare. I divieti, per tanti cattolici, sembrano
trasformarsi in incoraggiamenti. Soltanto fra il 1997 e il 2004 ne sono state censite almeno 200, ma tante altre hanno continuato a spuntare «in pianura o sulle medie alture, perché nessuna deve superare quella di 738 metri che dovrà sorgere a Dozulè». Tanti sacerdoti, anche oggi, sembrano non conoscere la netta posizione dei vescovi. «Noi siamo stati fra i primi — dice don Giancarlo Soffritti, che guida la comunità l’Angolo a Collegarola nel modenese — a mettere la croce di Dozulè. Mai saputo che i vescovi non siano d’accordo. So solo che dove c’è questa croce la terra è benedetta ». A Obici di Finale Emilia, nel santuario di Santa Maria degli Angeli, la croce bianca è nel grande cortile, fra altissimi cumuli di macerie del terremoto. «Non l’accendiamo più ogni sera», racconta padre Paul Marie Demauroy, priore della comunità di San Giovanni. «Solo una volta al mese, quando facciamo la processione dal paese al santuario, tre chilometri a piedi. E credo che nessuno dei fedeli sappia che è una croce di Dozulè». Almeno qui, nel cratere del sisma, la croce- amuleto purtroppo non ha funzionato.