Gabriella De Matteis, la Repubblica 19/12/2012, 19 dicembre 2012
BARI, A DECINE IN FILA PER SALUTARE IL BOSS SCARCERATO
È ritornato in libertà lunedì. È passato dal regime di isolamento nel carcere di Novara alla sua abitazione al quartiere Japigia. Savinuccio Parisi, considerato il boss del capoluogo pugliese, è stato scarcerato per decorrenza dei termini. E a Bari è bufera. Il presidente del Tribunale Vito Savino e il procuratore generale Antonio Pizzi hanno avviato accertamenti. E intanto nel quartiere roccaforte del capoclan, quando s’è sparsa la notizia del suo arrivo, decine di persone sono andate in pellegrinaggio sotto la sua abitazione.
Savino Parisi era detenuto in regime di custodia cautelare dal dicembre del 2009. Era stato arrestato in una operazione della
Guardia di finanza che portò in carcere più di 80 persone, accusate di aver fatto parte di un’associazione mafiosa, specializzata, tra l’altro, nel traffico di droga.
Savino Parisi, ritenuto dalla Dda di Bari il referente principale dell’organizzazione, ha chiesto di essere processato con il rito ordinario. E il processo che conta più
di 40 imputati è cominciato nel febbraio del 2011. Con il decreto di rinvio a giudizio, i termini della custodia cautelare sono stati sospesi e complessivamente il boss ha trascorso dietro le sbarre tre anni. Lunedì il colpo di scena in udienza: la difesa (i legali Raffaele Quarta e Rubio Di Ronzo) ha chiesto e ottenuto la scarcerazione e i giudici della prima sezione penale del Tribunale, disponendo il ritorno in libertà, hanno evidenziato come da parte dell’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Pasquale Drago e dal pm Elisabetta Pugliese, nel frattempo passata alla Dna, non fosse arrivata una richiesta di congelamento dei termini della custodia cautelare, richiesta che avrebbe potuto di fatto evitare il ritorno in libertà
del boss.
Mentre i sindacati di polizia segnalano il caso al ministero, il presidente del Tribunale e il procuratore generale hanno avviato due indagini parallele. L’obiettivo è ricostruire le tappe della vicenda, capire perché la procura che un anno fa aveva chiesto di sottoporre Parisi al regime del 41 bis non abbia invocato un congelamento dei termini che avrebbe potuto prolungare la custodia cautelare sino a due anni, in attesa della sentenza. Il boss ha altre pendenze con la giustizia. Nel 2005 è stato condannato a sette anni in un processo per contrabbando ma la pronuncia definitiva non è ancora arrivata.