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 2012  dicembre 19 Mercoledì calendario

CARCERI, I NUMERI DELL’EMERGENZA SEVERINO: DIFFICILE FARE L’AMNISTIA


Strapiene, sporche, incivili. Luoghi d’alienazione dove si muore, per suicidio, per malattie o per depressione. Le carceri italiane, le più sovraffollate d’Europa, sono una ferita ancora non sanata ai diritti dell’uomo e del detenuto, motivo per cui da sessant’anni l’Italia viene sistematicamente condannata dalla Corte di Strasburgo. Il governo sta correndo per approvare prima della fine della legislatura il disegno di legge sulle misure alternative alla prigione, già passato alla Camera. «Ce la dovremmo fare — si augura il ministro della Giustizia Paola Severino — spero che l’appello in questo senso lanciato ieri dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano arrivi alle orecchie giuste».
È per sensibilizzare le coscienze e chiedere un provvedimento di amnistia, invece, che è nato l’ultimo sciopero della fame e della sete di Marco Pannella, il più lungo della sua trentennale carriera di lotta politica non violenta. Con un’amnistia (i Radicali la chiedono per i reati con una pena non superiore ai 4 anni) si svuoterebbero le carceri. Quei penitenziari al collasso, che oggi ospitano 66.300 detenuti, il 46 per cento in più della capienza reale di 45.700 posti letto. Si vive
in tre o in quattro, in celle di pochi metri quadrati, su brandine di fortuna. Ma per l’amnistia il ministro Severino è stato chiaro. «Ho cercato di verificare che vi fosse il consenso necessario, ma
purtroppo non c’è».
Allarmano poi i dati dei suicidi, 60 solo nel 2012 tra i carcerati, più altri 9 tra gli agenti penitenziari. Negli ultimi 5 anni il bilancio è ancora più duro: 306 detenuti
si sono tolti la vita a fronte di tagli nel 2013 di 22 milioni alla voce “vitto per i detenuti”, di 19 milioni per “assistenza e rieducazione”, di altri 2,3 per “mercedi (una specie di paga) ai detenuti lavoratori”. E secondo l’Istat oltre otto carcerati su cento praticano per disperazione forme di autolesionismo.
Non c’è da stupirsi dunque che l’Italia sia stata condannata dalla Corte Europea di Strasburgo ben 2.121 volte (dal 1959 al 2010) per violazioni della Convenzione dei diritti dell’uomo. Siamo secondi, in questa vergognosa classifica, solo alla Turchia (2.573 violazioni). Ma l’Italia è condannata di continuo anche per la irragionevole durata dei processi. A oggi sono 9 milioni i giudizi ancora pendenti e in media per arrivare alla sentenza di primo grado ci vogliono 960 giorni nel civile, 426 nel penale. Col risultato che ogni anno mediamente se ne vanno in prescrizione 170 mila reati. Un’enormità, per il comune senso della logica e per l’Europa che ci chiede di stringere i tempi. I Radicali denunciano queste cose da anni. E oggi criticano anche il ddl della Severino. «Se verrà approvato — sostiene Rita Bernardini — non riguarderà più dello 0,3 della popolazione carceraria. Ci vuole altro, ci vuole l’amnistia».