Roberto Giardina, ItaliaOggi 18/12/2012, 18 dicembre 2012
LA GRANDE BIBLIOTECA DI BERLINO
Il cielo sopra Berlino compie 25 anni, e della città magica nel film di Wim Wenders non è rimasto quasi più nulla. Non solo perché il Muro dopo due anni sarebbe caduto, e poi cancellato. L’unico posto rimasto identico è la gran sala di lettura della Stabi, anche se la Staatsbibliothek è stata a sua volta rimodernata.
Gli angeli scesi in terra vi sostano per ascoltare i pensieri degli uomini e delle donne intenti alla lettura. Ed è la sequenza, credo, più poetica e straordinaria del film. Quasi un simbolo di cosa sia una biblioteca per la nostra civiltà, da quella di Alessandria alle piccole ma vitali in ogni quartiere, mentre si continua a ripetere che il libro in carta sia destinato a scomparire in breve tempo. Quando tutti dicono la stessa cosa, diceva Bernard Shaw, si sbagliano, e avviene il contrario di quanto prevedono.
Ne sono convinti i tedeschi. Hanno rimesso a nuovo la Stabi, dalla facciata dorata come la vicina Philarmoniker, hanno rifatto la biblioteca sulla Unter den Linden, e quella della Freie Universität, e progettano di costruirne ancora un’altra, gigantesca, sull’area lasciata libera dallo storico aeroporto di Tempelhof, chiuso perché ormai circondato dall’abitato. Nella capitale le biblioteche sono oltre un centinaio, e in tutta la Germania quasi 15 mila, e di queste appena 500 offrono e-book.
La Stabi in Der Himmel über Berlin sorge al margine della Potsdamer Platz, che era una spianata desertica, sporca di fango e neve in inverno, di sabbia in estate. L’orizzonte era chiuso dal Muro, in quel 1987 tutti erano convinti che sarebbe rimasto almeno per un altro secolo.
Wim Wenders aveva chiesto di girare anche nel settore orientale, i suoi angeli dovevano riposarsi sulla Porta di Brandeburgo, e non in braccio all’Angelo della vittoria che sovrasta la Siegesaüle. Andò di persona a parlare con qualche ministro spiegando la sua storia, ma il regime comunista negò il permesso: un film in cui si passa il Muro, sia pure grazie ad ali angeliche, sembrò simbolicamente pericoloso.
Sulla spianata sono sorti i minigrattacieli di Renzo Piano, e la stazione dello Zoo, centro della Berlino occidentale, è stata retrocessa a livello regionale. Anche i barboni, e i ragazzi drogati di Christiane F. preferiscono altri luoghi. È scomparso Peter Falk, nel 2011: gli americani non riuscirono a capire come Wim Wenders avesse trasformato in angelo il loro tenente Colombo. È scomparsa anche Solveig Dommartin, di cui si innamora l’angelo Bruno Ganz, e per lei diventa uomo. Solveig era la compagna di Wenders ed è stata stroncata da un infarto a soli 45 anni nel 2007.
L’autore dei dialoghi, Peter Handke, ha festeggiato in questi giorni i 70 anni, ma in Germania non gli perdonano di aver difeso a suo tempo la Serbia, dove era nata sua nonna. L’intolleranza è sempre stupida. Il che è anche uno dei messaggi del film.
La Berlino filmata da Wenders in bianco e nero era ancora quella del dopoguerra, come se il Muro avesse cristallizzato il tempo. Oggi, rivedere il film è come visitare un museo della memoria. Gli spettatori di domani vedranno la Staatsbibliothek, che ha appena compito 351 anni (ma l’edificio dell’architetto Hans Scharoun risale al 1978), come un oggetto di un passato remoto, come la Piramide di Cheope? Penso, o spero, che anche questa volta avrà ragione Bernard Shaw. Un e-book si legge in solitudine, un libro in una biblioteca si legge da soli assieme a tutti gli altri.