Francesco Billi, varie, 19 dicembre 2012
BODY SCANNER, PER VOCE ARANCIO
Addio, eterni indecisi. «Addio lunghe file davanti ai camerini. E tanti saluti alle sorprese amare post-acquisto, dove quel maglione che in negozio stava bene, a casa sembra o troppo piccolo o troppo grande. Se volete accontentare il cliente e fargli risparmiare tempo mettete un body scanner nei vostri negozi» (Leonard Berberi, Corriere della Sera).
Body scanner. Quelle macchine che disegnano l’immagine del corpo ai controlli di sicurezza degli aeroporti e che hanno scatenato le ire delle organizzazioni per la tutela della privacy, stanno diventando, con qualche modifica, strumenti di misurazione piuttosto precisi per capire se un certo abito si adatterà o meno alle nostre forme.
Venti secondi. Negli Stati Uniti li hanno utilizzati almeno 800 mila persone. Il dispositivo ci mette una ventina di secondi: si entra dentro vestiti, ci si fa scannerizzare da un lungo cilindro che ruota attorno e che lancia onde radio sulla pelle, poi un computer dà il responsor con l’indicazione della misura del corpo punto per punto e delle taglie più adatte a seconda del prodotto e del marchio. In America, primi ad adottare questo servizio Gap, Brooks Brothers, American Eagle e Levi’s.
«La mia forma perfetta». Lo scanner high-tech, noto come «My Best Fit», è in grado di registrare più di 200 mila misure, equipararle ai prodotti e ai marchi proposti e indirizzare il consumatore verso quelli che si allineano meglio alle forme del proprio corpo.
Obiettivo internet. Una volta acquisite, le misure potranno essere usate per comprare abbigliamento in rete, con efficacia maggiore delle attuali. Anzi, l’obiettivo dei produttori di body scanner è esattamente questo: convincere il consumatore – e i marchi – dell’accuratezza dei dati forniti dal «lettore digitale del corpo umano» e dirottarli su piattaforme web. Non è la prima volta che il commercio tenta la via dei body scanner. Ma è la prima volta che milioni di dollari vengono investiti in progetti – quasi tutti simili – con l’obiettivo principale di dare un impulso alla vendita dell’abbigliamento via internet. E comunque, con l’abbigliamento che oggi, secondo un’indagine di ComScore, contribuisce solo per il 14% al giro d’affari della spesa online, ci sono sicuramente grossi margini di crescita.
Centomila dollari ciascuno. Scrive il Financial Times che la società canadese Unique Solutions conta molto su questo sistema: nei centri commerciali americani ha piazzato 70 body scanner (che costano centomila dollari ciascuno) e invita gli statunitensi a «farsi un giro». A New York ce n’è uno realizzato da Acustom. A Berlino Upcload digitalizza il corpo delle persone via webcam. Mentre la britannica Bodymetrics e la Styku di Los Angeles hanno creato sistemi basati su sensori a raggi infrarossi derivati da Kinect, la tecnologia usata da Microsoft per la sua piattaforma di videogiochi Xbox.
Divario tra taglie e misure. Tale servizio potrebbe risultare utile sia per ridurre i tempi di scelta dell’abito (arginando pure lo stress da shopping), sia per diminuire il divario di taglie e misure tra diverse case di moda e tra uno stato e l’altro. In Germania ad esempio la taglia italiana 44 corrisponde alla 38, in Spagna e in Francia diventa la 40, in Gran Bretagna la 12 e negli Usa la 10. E il caos che tali comparazioni causano nel consumatore si traducono in un fisiologico danno economico sotto forma di resi merce, che nel 2010 è stato pari all’8%, ovvero 194 miliardi di dollari (dati National Retail Federation).
Problemi di privacy. Leonard Berberi: «Certo, ci sono alcuni problemi di privacy (dove finiscono i dati elaborati? Viene memorizzato anche il volto del consumatore?) e di sicurezza (quanto faranno male le onde radio usate per il rilevamento?)»
Una borsetta ogni trenta secondi. Lo sviluppo dello shopping online è sia causa che conseguenza dell’esplosione del mercato degli smartphone. Oggi, ogni 30 secondi, da qualche parte nel mondo qualcuno compra una borsetta da un telefono usando l’applicazione di eBay che figura fra le prime 10 app più popolari in assoluto ed è stata scaricata da oltre 100 milioni di utenti dalla fine del 2008, quando è stata lanciata. E nel catalogo dello shopping su eBay non ci sono più soprattutto oggetti da collezionismo – come alle origini – ma figurano i prodotti dei marchi più noti, venduti attraverso eBay anche dalle catene di negozi tradizionali.
Capelli e make up. Applicazioni a metà strada fra il passatempo e lo studio scientifico dell’immagine consentono anche di sperimentare differenti tagli di capelli o di make up, evitando costosi e irrimediabili passi falsi. Qualche esempio:
• Hairstyle Magic Mirror (iOs, 2,39€; Android, 2,49€; Windows Phone 2,49€). Basta farsi una foto e scegliere una delle decine di acconciature, sia maschili che femminili, caricate in archivio. Il punto forte sono i colori: in pratica serve per sperimentare il proprio volto a confronto con tinte e sfumature diverse. L’ultima novità sono le mèches.
• Hair Make Over (iOs, 1,59€, anche in versione gratuita). Il procedimento di fotomontaggio e ritocco è molto preciso e dà vita a ritratti credibili, considerando anche la semplicità dei comandi. Una volta pettinati si potrà condividere il modello su Facebook, Twitter o inviarlo via e-mail.
• Modiface (iOs, gratis; Android, gratis). App dedicata all’universo del make-up: dalla pelle alle unghie fino alle acconciature. E non è un giochetto come altre app: dietro c’è un progetto lungo almeno una dozzina d’anni iniziato all’università di Stanford e proseguito a Toronto che ha dato vita a Modiface nel 2006, dopo essersi aggiudicato un importante riconoscimento al Mit. Oggi è il principale network di virtual makeover del mondo, con 10 milioni di download fra tutte le app del gruppo.
• Hairstyles for Women (Android, gratis). La particolarità è che la trasformazione del look avviene direttamente sul social network: oltre a condividere i propri esperimenti su Facebook, l’app è ricca di video-tutorial tematici.