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 2012  dicembre 18 Martedì calendario

IL CASO DEPARDIEU SCUOTE LA FRANCIA

Al di là degli aspetti un po’ fanfaroneschi legati al personaggio (con il pubblico annuncio di voler rinunciare alla nazionalità francese) e dei patetici scambi di accuse («Mi sembra un comportamento penoso», ha commentato il premier Jean-Marc Ayrault; «Penoso sarà lei», gli ha ribattuto l’attore), la decisione di Gérard Depardieu di stabilirsi in Belgio (a Néchin, paese ad appena un chilometro dalla frontiera) per ragioni fiscali ha rilanciato il dibattito sul livello della tassazione francese, da molti ritenuta "confiscatoria", almeno per quanto riguarda i redditi - e i patrimoni - più elevati. E sulla fuga dei "ricchi" verso terre più accoglienti, dalla Svizzera al Belgio.
Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Economia, sono 717 i contribuenti francesi soggetti alla patrimoniale ad aver lasciato il Paese nel 2010 (il doppio rispetto all’inizio degli anni 80). Mentre sarebbero già oltre 500 le richieste di nazionalità presentate da francesi all’apposita commissione belga (tra cui quella di Bernard Arnault), con un incremento del 20% negli ultimi mesi.
C’è infatti un passaggio della lettera aperta dell’attore, il quale ricorda di aver «pagato 145 milioni di euro di tasse in 45 anni di lavoro», a risultare particolarmente scioccante: «Me ne vado dopo aver versato nel 2012 al fisco francese l’85% dei miei redditi». Roba da non credere (e infatti molti ministri del Governo socialista si sono affrettati a dire che «non è possibile») ma purtroppo verosimile.
Nella manovra correttiva della scorsa estate il Governo - non avendo potuto bloccare i rimborsi dovuti in base allo "scudo fiscale", tetto del 50% al prelievo ora scomparso - ha varato un «contributo straordinario» sui beni soggetti a patrimoniale (quelli cioè il cui valore è superiore a 1,3 milioni) pari a 2,3 miliardi complessivi. Sommando questa supertassa all’aumento dell’imposta sui redditi, portata al 45% per quelli superiori ai 150mila euro e al 75% per la quota superiore al milione, e ad altri innumerevoli rialzi, è plausibile che alcuni contribuenti abbiano subito un prelievo molto vicino al 100% delle entrate. Secondo il presidente della commissione Finanze della Camera (Gilles Carrez, del centro-destra) per un migliaio di persone le tasse sarebbero addirittura superiori al totale del reddito percepito nel 2012 (la Corte costituzionale, chiamata in causa dall’opposizione, ha comunque dato il suo via libera alle misure fiscali per il loro aspetto di eccezionalità e unicità). Cosa che non potrà più avvenire dall’anno prossimo, con l’entrata in vigore di un nuovo tetto del 75 per cento.
E le prospettive fiscali non sono comunque tali da far cambiare idea a Depardieu e ai molti altri "autoesiliati fiscali". In particolare per quanto riguarda la futura tassazione delle plusvalenze da cessione di quote di capitale, la cui aliquota sarà allineata a quelle sul reddito da lavoro. Con il risultato di allontanare dal Paese investitori e imprenditori (lo stesso Depardieu, oltre a fare l’attore con un cachet da 2 milioni a film, ha una quindicina di società con un centinaio di dipendenti). E la versione corretta del provvedimento - che tasserà al 19% i guadagni di chi vende una quota superiore al 10% e al 38% gli altri - non lo rende certo meno assurdo.
A questo scenario complessivo si aggiunge il nuovo caso pensioni. La riforma previdenziale varata a fine 2010 dal Governo del presidente Nicolas Sarkozy avrebbe dovuto garantire l’equilibrio dei conti all’orizzonte 2017. Secondo il rapporto che verrà presentato domani dagli esperti della commissione sulle pensioni non sarà così, soprattutto a causa del protrarsi della crisi e dei suoi effetti sull’occupazione. Senza nuovi interventi, il deficit previdenziale sfiorerà nel 2017 i 19 miliardi. Tocca quindi a un François Hollande già ai minimi storici di popolarità decidere come rimediare.