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 2012  dicembre 18 Martedì calendario

IL DIFENSORE

& ANATOMIA DEL PRIMO GOL DEDICATO A UN AVVOCATO [Questo gol è dedicato a Gabriele Bordoni] –
Dice che venerdì scorso Daniele Portanova «c’aveva il gatto». Mancavano quarantotto ore al suo rientro in campo dopo quattro mesi di squalifica, stava seduto davanti al suo legale Gabriele Bordoni e “fremeva”. Dice che «c’aveva lo sguardo da gara». Gli ha detto, il difensore del difensore: «Secondo me deve essere più preoccupato Cavani di te che te di lui». Due sere dopo, al San Paolo di Napoli, si è avverata la profezia. A volte succede. Quel che non era mai successo è che un calciatore dedicasse il gol della vittoria al suo avvocato (va bene, forse qualche juventino lucidamaniglie l’avrà fatto a suo tempo con l’Avvocato). Ma questi due sono una strana coppia, tipo quelle composta da un pugile alla deriva e un agente tignoso su cui fa un film Clint Eastwood e si riserva una parte per sé, digrignando i denti alla fine di ogni battuta.
Bordoni lo era stato davvero un boxeur, peso forma 74 chili. Oggi la bilancia ne registra appena 54. Venti li ha lasciati in studio e in tribunale, caso dopo caso. Quello per cui conosce Portanova è una vicenda di passi per invalidi utilizzati sulle auto dei calciatori del Bologna per entrare nel centro cittadino. Il capitano va da Bordoni e si prendono subito. Tutti e due sono, a dir poco, laziali. Per anni l’avvocato ha viaggiato tutte le domeniche tranne una per vedere la sua squadra. Poi è arrivata la dirigenza Lotito, ha fatto fuori Di Canio e lui non ha più messo piede in uno stadio dove giocava la Lazio. Che la simpatia per Di Canio sia anche una simpatia per la destra va da sé e per entrambi. Ma non ne parlano mai. Bordoni è stato con il Fronte della Gioventù e sarebbe ancora di quella parte «se quella parte ci fosse ancora». Oggi va più d’accordo con quelli che vent’anni fa erano i nemici, gli estremisti di sinistra, “i cinesi”, «almeno si sa su che cosa si litiga». Sanguigni, romani dentro, ultrà fuori, il difensore & il difensore fanno squadra. La partita diventa molto più grossa quando l’accusa per Portanova diventa quella di ilecito sportivo. Bordoni si toglie la tuta e sale sul ring. Combatte a colpi di ricorsi. Le pensa tutte e tutte le fa. Se il tribunale lo avesse ammesso avrebbe perfino chiamato a testimoniare Gianni Morandi, presidente onorario del Bologna, per affermare che il giorno della presunta combine Portanova era ubriaco. Prende sei mesi di squalifica. Li fa ridurre a quattro. Tenta un ricorso al Tar per disparità di trattamento con l’allenatore della Juve Conte, stessa pena, ma che avendo una data prefissata come limite può rientrare con una giornata d’anticipo. Se l’avesse vinta Portanova tornerebbe contro la loro Lazio. Va bene lo stesso: legge e ordine. E onore. Portanova alla Lazio aveva segnato, ma senza esultare. La curva non aveva capito. Va bene lo stesso. Capirà la prossima volta.
Portanova rivoleva il campo. Bordoni rivoleva Portanova in campo. Hanno passato domeniche a seguire le partite in tribuna. Mancava solo giocassero alla playstation.
«Avvocato, quanto manca all’alba? ».
«Sempre di meno. Poi c’è l’alta corte di giustizia, si sa mai, magari finisce anche prima».
Non finiva più.
La fascia di capitano passava a Diamanti. Il ricorso tornava al mittente. Il Bologna scendeva in classifica. Tornava Conte. Poi, finalmente, l’alba. Quarantott’ore all’alba in notturna, sotto i riflettori del San Paolo, davanti al Napoli ancora carico di illusioni. Cavani, chi è costui? C’ha forse il gatto?
Lo sguardo da gara? Quattro mesi di fame? Quando il Bologna si è ritrovato in aeroporto Portanova aveva la fascia da capitano nel bagaglio. Bordoni era ancora in studio, a dimagrire su un altro caso, con la stessa tigna, ma il cuore per una volta altrove. Alle tre del pomeriggio ha chiuso la porta ed è salito in auto, giacché «incompatibile a cose chiuse che si trovino in aria o in acqua». Ha guidato verso Napoli rispettando i limiti di velocità. Legge e ordine. Portanova è stato condannato, ha scontato, è tornato un uomo libero di giocare. Funziona così. Non si discutono le sentenze, non si discutono le conseguenze. La sera prima la Lazio aveva battuto l’Inter, che aveva battuto il Napoli. La giornata prima il Bologna aveva pareggiato con la Lazio. Se nel calcio esistesse la proprietà transitiva, il risultato impossibile non lo sarebbe stato più. Ma il bello del calcio, di quello che amano Bordoni e Portanova, è che a sovvertire l’ordine costituito non provvede la matematica, ma una rivoluzione senza regole. La partita è in pari, Diamanti sulla palla per il calcio di punizione, il difensore Portanova va in area. Il difensore del difensore pensa: “Se adesso vanno tutti su Gilardino quello salta di testa e...”. C’aveva il gatto, lo sguardo da gara, ha visto l’impossibile e, oplà, l’ha realizzato. A volte, il disordine è legge.