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 2012  dicembre 18 Martedì calendario

DIVORZIO TRA MAURIZIO E IGNAZIO L’ULTIMA MOSSA DEL CAVALIERE DIVIDE I GEMELLI DI TATARELLA

[Gasparri certo della candidatura, non seguirà l’amico nello strappo] –
ROMA
— E adesso? E adesso cosa faranno Cip e Ciop o, meglio ancora, «Castore e Polluce»? Cosa faranno i gemelli Gasparri e La Russa, separati con infinito strazio per cause di forza maggiore politica? Uno resta nel Pdl («Ho sempre creduto nel valore dell’unità del centrodestra», dice Gasparri, sicuro di ottenere quel che gli spetta alle elezioni come benemerito autore dell’omonima legge sulle Telecomunicazioni) e l’altro se ne va via con sguardo torvo per fare un’altra destra in ossequio alla teoria berlusconiana dello spacchettamento.
Sempre insieme Maurizio e Ignazio: dai tempi del sostegno ad Almirante, passando per Fini ma generando quasi subito l’ala filo-Cavaliere di An fino al divorzio comune con il vecchio Capo cacciato da Silvio. Castore e Polluce. Foto ormai in bianco e nero. Loro due da «Settimio», il ristorante romano preferito di Pinuccio Tatarella, il loro indiscusso maestro, il leader che voleva andare «Oltre il Polo». Ignazio, Maurizio, Pinuccio e anche Italo Bocchino, il più giovane allievo del gruppo che ora ricorda: «Eravamo molto uniti. Loro due erano addirittura «complementari ». Ci vedevamo tutte le sere... Vista oggi, è una storia triste. La comunità di allora ormai milita in cinque partiti diversi».
Divisi, separati, a volte rancorosi. Ma non è il caso dei nostri che si lasciano pur amandosi ancora. Maurizio, dicono, tentenna fino all’ultimo. Pare che sia stato Altero Matteoli, un altro dei bei tempi (per loro) missini a trattenerlo nel Pdl. E però lui concede l’onore delle armi all’amico di sempre: «Rispetto le scelte importanti e difficili». Ignazio, detto Gnazio, per via di quelle imitazioni di Fiorello, cerca di elaborare il lutto, di farsene una ragione. In fondo, non staranno tanto lontani. Lui, ex coordinatore del Pdl, va a fondare una cosa di destra che poi si alleerà con il Berlusca, cioè con Gasparri. «Avrò un interlocutore privilegiato nel Pdl», ironizza La Russa. «Secondo me fa una cazzata», riassume Francesco Storace, anche lui nell’album di famiglia, tuttavia avversario di corrente. I tempi di Destra protagonista contro Destra Sociale. Maurizio e Ignazio contro Storace e Alemanno. Coppie scoppiate.
Castore e Polluce, come li chiamò Vespa in un suo libro,
hanno fatto un gran pezzo di strada insieme. Duri e puri tutti e due, con le mani che prudono alla vista dei giornalisti, per la gioia degli imitatori (a Gasparri ci pensa Neri Marcorè), persino con lo stesso gusto spariglio nel dare nome ai figli. L’unica erede di Maurizio si chiama Amina, i tre La Russa sono Geronimo, Lorenzo Cocis e Leonardo Apache. Fedeli «berluscones» anche ai tempi del regno finiano. Nel 2005, sempre insieme — c’era anche Matteoli — si ritrovano alla «Caffettiera» in piazza di Pietra. Sparlano di Fini e sono intercettati da un cronista. Segue grana con il Capo che non perdonerà mai. Un Capo poco tollerato per le sue autonome svolte. Ecco Ignazio in tivù spezzare una matita dalla rabbia quando vede il filmato di Fini a Gerusalemme alle prese con il fascismo «male assoluto». Ed ecco Maurizio fare il gesto dell’ombrello davanti allo schermo del Senato che trasmette il «tradimento » della finiana Polidori che vota la fiducia al governo Berlusconi. Adesso non è un addio. La Russa fa il romantico: «Abiteremo due appartamenti diversi nello stesso palazzo». Del resto, come si possono separare due che la gente scambia per strada: «Pare impossibile — dice Ignazio — ma mi fermano pensando che sia il senatore Gasparri e a Maurizio capita lo stesso... ». Nessuna differenza? No, una differenza c’è: «La Russa è rimasto fascista mentre Gasparri non lo è mai stato», dice Storace che della materia è un esperto.