Ilaria Maria Sala, La Stampa 18/12/2012, 18 dicembre 2012
ISOLE CONTESE [È
grave la crisi Pechino-Tokyo?] –
In che cosa consiste la disputa territoriale fra Tokyo e Pechino sulle isole Senkaku/Diaoyutai?
Si tratta di un piccolo arcipelago, situato nel Mare cinese orientale, a ovest di Okinawa e a nord di Oaiwan, chiamate Senkaku dal Giappone e Diaoyutai dalla Cina. Le isole sono di proprietà del governo giapponese, che le ha acquistate dalla famiglia giapponese Uotsuri lo scorso settembre per circa 26 milioni di euro. Sono però contese dalla Cina, che le descrive come «parte inalienabile» del territorio nazionale da tempo immemorabile. Uotsuri, con una superficie di 4.3 km quadrati, è la più grande delle isole che compongono l’arcipelago. Per quanto in sé la proprietà non influenzi la sovranità, Pechino considera come una provocazione l’acquisto effettuato da Tokyo e ritiene che le isole le spettino di diritto. Del resto Pechino rifiuta qualunque tipo di discussione sull’argomento, dichiarando che la sovranità è «incontestabile» e che non c’è dunque nessun motivo di dialogare al proposito. Le isole si trovano a 170 km dall’isola giapponese di Ishigaki, parte dell’arcipelago delle Ryukyu, di cui fa parte anche Okinawa, che costituiscono la terra emersa che le circonda più da vicino.
Come mai la situazione è andata precipitando nel corso dei mesi?
Per tutto l’anno in corso Pechino, che stava preparando una delicata transizione politica consumatasi lo scorso ottobre con il 18° congresso del partito comunista e la selezione della nuova classe dirigente cinese, ha dovuto portare avanti un delicato equilibrio di poteri fra militari e forze politiche. In parte, dunque, la rinnovata aggressività cinese nei confronti di queste isole disabitate va attribuita al maggior peso dell’esercito nella sfera decisionale cinese. Tokyo ha gestito l’accrescersi della tensione con una certa goffaggine, secondo molti osservatori, che trovano che l’acquisto delle isole abbia inutilmente infiammato gli animi. Visto l’estremo nazionalismo della propaganda interna cinese, però, il governo cinese non può farsi vedere poco determinato nel difendere le sue pretese sulla sovranità delle Senkaku/Diaoyutai, perché rischia di alienarsi una fetta della popolazione molto attiva su Internet: sono i «giovani arrabbiati» (o fenqing), sempre pronti a scendere in piazza e portare avanti atti di vandalismo contro tutto quello che è, o sembra, giapponese.
Anche in Giappone ci sono paragonabili episodi di violenza?
No. Per quanto la campagna elettorale, conclusasi con le elezioni tenutesi domenica che hanno riportato al potere il partito Liberal Democratico, di centro-destra, abbiano spesso avuto la Cina al centro di molti dibattiti politici, e nonostante il nuovo premier giapponese, Abe Shinzo, abbia dichiarato a più riprese di voler mantenere una linea di maggior fermezza nei confronti della Cina, nessun cittadino cinese è stato attaccato per le strade del Giappone e nessuno ha inneggiato al boicottaggio dei prodotti cinesi.
Cosa sta avvenendo al momento?
Le provocazioni da parte cinese si stanno facendo sempre più frequenti e significative: dapprima sono stati inviati dei pescherecci, che hanno sconfinato nelle acque territoriali giapponesi per avvicinarsi alle isole. Poi è stata la volta di navi militari e negli ultimi tempi anche di aerei caccia, che sono stati intercettati dall’aviazione militare giapponese: questa ha proceduto a distorcere i segnali radar di navigazione per impedire ai caccia di avvicinarsi ulteriormente. In tutto ciò la diplomazia continua ad essere bloccata e non vi è dialogo fra i due Paesi su questa questione. Nel corso del summit dell’Asean, tenutosi in Laos lo scorso novembre, Pechino ha rifiutato l’offerta Usa di mediazione sulla questione, ribadendo che non c’è nessun bisogno di parlare di una sovranità cinese chiara e inalienabile. Una posizione di totale rigidità che sta facendo diminuire le opzioni disponibili.
Si potrebbe arrivare ad una guerra?
Il settimanale inglese «The Economist» pensa che non sia da escludersi. Molti altri analisti, invece, sono del parere che Pechino voglia inasprire i termini della questione per ottenere concessioni di altro tipo da Tokyo. Con navi da guerra e caccia in circolazione, però, il rischio di un incidente con conseguenze pericolose ed impreviste diventa sempre più alto.
E’ solo una questione di orgoglio nazionale?
Questo sta diventando uno dei punti più importanti. Le isole sono disabitate, a parte qualche capra e le famose «talpe di Senkaku», una specie in via di estinzione, e l’albatro a coda corta. Nelle acque territoriali, però, già dal 1968, si sospetta la presenza di importanti giacimenti di gas naturali. E non è un caso che le pretese territoriali cinesi sono cominciate proprio poco dopo la scoperta dei giacimenti, per quanto la Cina dica che facciano parte «da sempre» del suo territorio nazionale.