Federico Geremicca, La Stampa 18/12/2012, 18 dicembre 2012
IDILLIO FINITO FRA I DUE PRESIDENTI
Una distanza misurabile ormai perfino fisicamente, adesso che nel grande Salone delle Feste, quassù al Quirinale, i due Presidenti chiacchierano e sorseggiano succo di frutta ignorandosi. L’uno lontanissimo dall’altro: quasi quanto l’uno vicinissimo all’altro erano stati per molti dei tempestosi mesi attraversati dal novembre 2011 ad oggi.
Le scene immediatamente successive al discorso pronunciato ieri da Giorgio Napolitano di fronte alle più alte cariche dello Stato, fotografano dunque una distanza che le parole del Presidente della Repubblica, pochi minuti prima, avevano in qualche modo annunciato e spiegato. Non ci sono stati ringraziamenti per il Professore che proprio Napolitano aveva investito del ruolo di salvatore della patria di fronte al precipitare della crisi. Anzi. Parlando della «brusca accelerazione» imposta dal premier allacrisi,avevagelidamentedetto:«Questi (Monti, ndr) ha ritenuto di non poter continuare nella sua azione di governo dopo che il Pdl aveva deciso di astenersi nelle previste votazioni di fiducia...»; decisione, quella di SuperMario, che ha determinato il «rammarico» e la «preoccupazione» del Presidente della Repubblica per il «brusco esito finale».
Ed era, tutto questo, ancora niente - o quasi niente - di fronte all’annuncio fatto ieri dal Capo dello Stato proprio alla fine del discorso tenuto nel Salone dei Corazzieri: in ragione del leggero anticipo impresso alla fine della legislatura, Napolitano fa sapere che sarà ancora lui ad affidare l’incarico - dopo le elezioni - per la formazione del nuovo governo. Ma attenzione, dice: si tratterà di «un compito nettamente diverso da quello che mi toccò assolvere nel novembre 2011». Le forze politiche, infatti, puntano «a una naturale riassunzione del proprio ruolo, sulla base del consenso che gli elettori accorderanno a ciascuna di esse: e sarà quella la base su cui poggeranno anche le valutazioni del Capo dello Stato».
Si può provare una traduzione (una sintesi) di un ragionamento il cui senso è parso in gran parte dedicato proprio all’attuale presidente del Consiglio? Forse si può. Dopo il voto - e in assenza di emergenze come quella terribile del novembre 2011 - Giorgio Napolitano affiderà il mandato di formare il governo «sulla base del consenso» che sarà dato dai cittadini a questa o quella forza politica. «Cioè - come traduce Giuliano Amato in un angolo del Salone dei Corazzieri - il Presidente ha detto che il primo è primo, il secondo è secondo, e il terzo... terzo». Può apparire una ovvietà. Ma non lo è.
Il senso del ragionamento del Capo dello Stato, infatti, è che la scelta di Mario Monti di sponsorizzare e sostenere liste a suo nome (decisione che ormai viene data quasi per certa nella cittadella della politica) mette l’attuale premier fuori dai giochi per la riconferma a Palazzo Chigi: a meno che non arrivi primo... Detto che in politica molto - se non tutto - è sempre possibile, l’ipotesi che le «liste per Monti» vincano le prossime elezioni di febbraio appare al momento remota: e questo dunque rischia di ridimensionare la figura di SuperMario, di tagliarlo fuori, di sottrarlo alla possibilità di esercitare ancor un ruolo di primissimo piano.
E’ questa valutazione - frutto di una scelta di Monti che Napolitano non è riuscito fino ad ora a mutare - che ha progressivamente allontanato i due presidenti. Nell’idea del Quirinale, infatti, il Professore avrebbe dovuto mantenere un profilo di «neutralità» fino al voto: non disperdendo - così - la possibilità di tornare in campo al servizio della Repubblica in caso di necessità. Diventare «parte» dello scontro politico, riduce - o addirittura annulla - questa possibilità, con un inutile danno al sistema nel suo insieme e con vantaggi difficili da comprendere per lo stesso Mario Monti.
Ma è così che stanno andando le cose. I partiti attendono le decisioni del Professore; il Professore resta in silenzio; il Presidente della Repubblica trae e annuncia le conseguenze di tutto ciò. Mancano ormai pochi giorni allo scioglimento delle Camere, e sperare in ripensamenti e colpi di scena non è impossibile. Molti, infatti, ci sperano.AlQuirinale,invece,quasinessunopiù...