Marco Mobili, Giovanni Parente, Il Sole 24 Ore 17/12/2012, 17 dicembre 2012
AL SUD LO SCONTRINO RESTA UNO SCONOSCIUTO
Effetto Cortina, ma solo a metà. Il bicchiere dell’antievasione è mezzo pieno se si guarda a come è cambiato l’atteggiamento dell’opinione pubblica verso il tema. Resta, però, mezzo vuoto appena si guardano i dati sulla documentazione fiscale rilasciata dopo un acquisto una consumazione: il "mal di scontrino" continua ad affliggere l’Italia tanto che i controlli eseguiti da gennaio a novembre dalla Guardia di Finanza fanno emergere un aumento delle irregolarità rispetto allo stesso periodo del 2011. In un caso su tre il fisco farebbe bene a chiamare «Chi l’ha visto» perché di scontrino e ricevuta fiscale continua a perdersi qualsiasi traccia. Questo a livello nazionale. Se si scende nel dettaglio delle macro-aree geografiche la percentuale arriva a toccare punte quasi del 50% nel Mezzogiorno.
Insomma il blitz di Cortina del 30 dicembre 2011, a cui erano seguiti dibattiti e polemiche, non sembra cambiato molto le cattive abitudini. C’è, però, un altro aspetto da considerare. Nel complesso, il numero in valore assoluto dei controlli («strumentali» si chiamano in gergo tecnico) è leggermente diminuito ma sono sempre più mirati. «Non colpiamo a caso ma sulla base di criteri e di un’analisi di rischio elaborata a monte - spiega Gianluca Campana del III reparto operativo del Comando generale della Guardia di Finanza - e nel caso dei controlli su scontrini e ricevute i criteri adottati sono dettati anche dalla considerazione di tempi e luoghi in cui si prevede un maggiore afflusso di persone e di conseguenza un maggior numero di mancate emissioni». Questo spiega anche la percentuale più alta di irregolarità riscontrate rispetto al 2011, che si "fermava" a una media nazionale del 25 per cento. La conferma che il problema sia culturalmente molto difficile da sradicare viene anche da un altro numero. Da gennaio a novembre le Fiamme gialle hanno proposto all’agenzia delle Entrate di abbassare le serrande a quasi 4.500 attività. La sanzione della sospensione (si veda l’articolo a lato) si applica soltanto in presenza di violazioni reiterate in più anni, quindi si tratta di soggetti già scoperti in passato a non rilasciare il documento fiscale ai clienti.
Tra l’altro, le verifiche vanno oltre il fronte fiscale. Tanto è vero che sono stati anche sequestrati prodotti contraffatti per un controvalore di 8,5 milioni di euro e sono stati scoperti 2.400 lavoratori in nero. In pratica, i blitz si trasformano così anche in un modo per tutelare esercenti e commercianti onesti nei confronti dei quali chi opera (totalmente o parzialmente) in nero opera una vera e propria distorsione della concorrenza.
Eppure l’effetto Cortina insieme alla crisi e all’aumento della pressione fiscale (l’Imu è la "scotattura" più forte in questo senso) hanno cambiato la prospettiva degli italiani verso l’evasione fiscale. La prova lampante viene dalle chiamate al 117, il numero telefonico della Guardia di Finanza deputato a raccogliere le segnalazioni di cittadini su eventuali irregolarità o illeciti "visti" con i propri occhi. Nell’ultimo anno le telefonate hanno raggiunto quota 60mila (anche in questo caso il dato si riferisce al periodo da gennaio a novembre) con un aumento addirittura dell’80 per cento. In due casi su tre le "informative" hanno riguardato (presunte) violazioni di carattere fiscale e quindi soprattutto la mancata emissione di scontrini e ricevute. Un input per gli approfondimenti successivi delle Fiamme gialle. «A fronte delle segnalazioni ricevute - fa notare Michele Dell’Agli, capo della centrale operativa del Comando generale della GdF - abbiamo effettuato immediatamente oltre 2mila rilievi a cui si aggiungono più di mille attività ispettive di natura tributatria, quasi il 50% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno».