Ettore Livini, la Repubblica 14/12/2012, 14 dicembre 2012
SOLO 150-200 BIG DEL CREDITO SOTTO L’OMBRELLO DELL’EUROTOWER GLI ISTITUTI ITALIANI SONO 14
Tanti vincitori, un solo trionfatore: la Germania. L’accordo sulla vigilanza bancaria europea - malgrado i tanti problemi da risolvere da oggi a marzo 2014 (quando entrerà in vigore) - è riuscito a mettere d’accordo tutti: per una volta è davvero un successo «straordinario» - per dirla con il premier Mario Monti - verso una maggior integrazione del Vecchio continente. Festeggia la Spagna, l’anello debole del credito europeo, che spalanca la porta a un intervento rapido del fondo salvastati in caso di corti circuiti del suo gracile sistema creditizio. Brindano gli altri Piigs - Italia compresa - che da un maggior coordinamento della finanza Ue ( conditio sine qua non per accelerarne i processi decisionali) hanno solo da guadagnare. La versione finale del compromesso è però un capolavoro di equilibrismo per conciliare le posizioni, spesso lontane, dei pesi massimi europei: Berlino, Londra e Parigi. E a portare a casa il bottino più ricco è stata la Germania, seguitaa distanza dalla Gran Bretagna con Francois Hollande che si è dovuto accontentare dei premi di consolazione.
Vediamo. Sotto l’ombrello della supervisione Bce finiranno solo le più grandi banche continentali e non tutte e 6mila come chiedeva la Francia. In totale 150-200 (tra cui 14 italiane secondo le prime stime). Angela Merkel aveva posto due condizioni: lasciare alla Bundesbank la sorveglianza delle 2mila Landesbank, Sparkasse e mutue tedesche - un tribolato universo a controllo pubblico, spesso a nomina politica, con attivi per 2mila miliardi - e posticipare il più possibile l’entrata in vigore dell’intesa. Obiettivi centrati al 99%. Solo due istituti sui 2mila della galassia del credito locale saranno controllati da Eurotower. E il rinvio a marzo 2014 mette al sicuro la Cancelliera da sorprese durante la campagna elettorale per le politiche di settembre 2013.
Londra, come la Svezia e gli altri paesi noneuro, è soddisfatta. Il compromesso lascia loro libertà d’adesione. E la revisione dei diritti di voto dell’Eba (l’associazione bancaria continentale) li mette al riparo da imboscate a colpi di maggioranza delle 17 nazioni della moneta unica. Il cerino, se così si può dire, pare rimasto in mano alla Francia. Parigi ha ceduto ancora una volta al pressing tedesco. Portando a casa solo la possibilità per la Bce di intervenire autonomamente in caso di focolai di crisi locali conclamati. Anche in Germania.
L’asse renano tra Parigi e Berlino ormai non funziona più. E Merkel ha confermato ancora una volta di essere il vero azionista di riferimento dell’Europa.