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 2012  dicembre 14 Venerdì calendario

I MONTIANI: ADDIO SILVIO PDL VERSO LA SCISSIONE


CI SIAMO, mancano pochi giorni. Il Pdl è sul punto di volare in mille pezzi. Ma la vera notizia è un’altra: con la benedizione della Cei, che teme un governo Bersani-Vendola, il grande centro cattolico del partito se ne andrà sotto un’altra insegna, quella del Ppe, a fare da terza gamba della coalizione di Monti.

IL CENTRAVANTI dell’operazione è Mario Mauro, il capogruppo del Pdl al parlamento europeo, quello che, insieme al capogruppo del Ppe Joseph Daul, ha lanciato per primo la sua bordata contro una ricandidatura del Cavaliere. Domenica scorsa Mauro ne ha parlato con il premier, ricevendone un via libera. Così si è dato da fare, insieme a Wilfred Martens (presidente) e ad Antonio Lopez-Istùriz (segretario) organizzando la clamorosa apparizione di Monti al summit del Ppe in contrapposizione a Berlusconi.
Ma il disvelamento di ieri davanti alla famiglia dei popolari, con il coro di apprezzamento internazionale da parte di tutti i leader, è stata solo la prima mossa. Altre presto ne seguiranno e la tessitura siè ora spostata in Italia, precisamente a Roma, dove Mauro è immediatamente tornato. Ieri sera, a cena in una casa privata, il capogruppo Pdl ha infatti incontrato Isabella Bertolini, Giorgio Stracquadanioe gli altri fuoriusciti dal partito. Trovandoli pronti. Altri arriveranno: lunedì prossimo, a Bruxelles, Mauro potrà così annunciare la fine del gruppo del Pdl al parlamento europeo. Il nuovo simbolo e il nuovo nome del partito sono già pronti. Aderiranno ventitre eurodeputati su venticinque e confluiranno lo stesso giorno anche i parlamentari europei del Fli: Moscardini, Salatto e Tatarella.
E tuttavia è domenica che la scissione montiana diventerà valanga. Al teatro Olimpico di Roma tutte le fondazioni d’area moderata del Pdl si sono infatti date appuntamento per tenere il partito ancorato alla prospettiva del Ppe. Ci sono molte voci diverse in quel calderone - da Cicchitto che predica ancora unità a un Alfredo Mantovano già proiettato verso Monti- ma sotto traccia sono in molti a prevedere che proprio quella manifestazione sarà il tana libera tutti. Il titolo scelto, "Italia popolare", di fatto evoca già il nuovo partito.
La rottura, per coloro che vorranno far parte della coalizione centrista, sarà un passaggio obbligato. Monti infatti ha confidato di voler tenere le porte aperte a chi ha militato nel Pdl, ma non vuole avere assolutamente più nulla a che fare con Berlusconi. E anche Alfano, pur stimato nei mesi di governo, è finito da ultimo nella lista nera per lo «strappo» compiuto a Montecitorio nella dichiarazione di voto sulla fiducia. Nona caso ieri Monti ha citato testualmente proprio le parole del segretario del Pdl per motivare la sua decisione di dimettersi.
Nella lista di chi ha già deciso di far parte della squadra Monti c’è sicuramente Franco Frattini, poi tutti quelli che si sono espressi a favore del governo: da Beppe Pisanu a Gennaro Malgieri, da Mario Valducci a Giuliano Cazzola. Il fatto è che, spinti anche dall’ostilità manifestata dalla Chiesa nei confronti del Cavaliere, si starebbero muovendo in blocco anche i big. Gianni Alemanno è sul punto di aderire, insieme a una parte consistente di Cl (Mauro è ciellino) compreso Formigoni. Ma anche Raffaele Fitto - uno dei pochi a non aver aderito al coro dei laudatori il giorno in cui Berlusconi ha annunciato il suo ritorno in pista - sarebbe interessato al progetto.
Così come Gaetano Quagliariello e Maurizio Sacconi, entrambi al centro di una rete di rapporti che parte dal Vaticano. Certo, chi ha avuto - come i capigruppo e i ministri - degli incarichi di vertice con Berlusconi è ancora prudente, vorrebbe portare tutto il Pdl a sostegno di Monti. Ma su questo pesa il veto del premier nei confronti del Cavaliere.
Il tempo comunque stringe, l’area montiana è in piena effervescenza in attesa dell’annuncio ufficiale della discesa in campo del Professore dopo lo scioglimento delle Camere. Saputo delle intenzioni di Mario Mauro e in previsione di una valanga di nuovi arrivi, i terzisti ieri hanno iniziato a preoccuparsi. In una riunione a Roma con il ministro Andrea Riccardi, Luca Cordero di Montezemolo, Pier Ferdinando Casini e il presidente delle Acli, Andrea Olivero, si è pensato anche di erigere qualche barriera, chiedere l’esame del sangue ai nuovi compagni di viaggio. Come, per esempio, accettare soltanto i pochi (pochissimi) che hanno deciso di votare la fiducia nonostante l’indicazione contraria del Pdl, oppure - come Mauro e gli eurodeputati - hanno provato a sbarrare il passo al ritorno di Berlusconi. Tra i montiani "doc" c’è anche timore che alcuni nomi - uno su tutti: Roberto Formigoni - possano compromettere l’immagine della coalizione. Ma ora non è il momento dello screening, lo scontro all’arma bianca avverrà semmai durante la formazione delle liste. «Io sono il ministro dell’Integrazione - scherza Andrea Riccardi - e le pare che possa mettere dei veti all’ingresso di qualcuno?». Resta invece ancora aperta la fisionomia della coalizione montiana. C’è chi pensa a quattro liste- Udc, Fli, Terza Repubblica, Italia Popolare - chi a tre. Ma il sogno del premier sarebbe farne soltanto una con un richiamo esplicito al Ppe. Anche perché, al Senato, lo sbarramento da superare è all’otto per cento e il listone unico diventa una questione di sopravvivenza.