Angelo Aquaro, la Repubblica 14/12/2012, 14 dicembre 2012
UN LAVORO TRA LE STELLE ECCO L’IMPIEGO DEI SOGNI
Gli americani non hanno perso la voglia di guardare lontano: molto lontano. Il posto più ambito per lavorare è la Nasa: forse perché è meglio perdere la testa tra le stelle che abbassare lo sguardo sulla realtà di tuttii giorni? Sì, la Nasa è il paradiso sulla terra. Almeno per quella particolarissima categoria di lavoratori che, malgrado la definizione, sembra non conoscere confini nazionali: gli statali. In Italia gli impiegati dello Stato devono fare i conti con i tagli? Beh, qui, dove la spending review l’hanno inventata, la bestia nera adesso si chiama fiscal cliff: il precipizio fiscale che rischia di risucchiare stipendi e consumi se Barack Obama non riesce a strappare un accordo con i repubblicani. E la prima a pagare sarebbe appunto la working class stipendiata dallo stato: che non a caso denuncia una caduta di 3,2 punti nel sentimento di soddisfazione nell’impiego.
Ok, lavorare stanca: però la classifica dei posti dove, fatica a parte, ci si trova meglio può dare un’idea della direzione che sta prendendo il paese. La Nasa in testa alla tradizionale classifica dei "Best Places to Work in the Federal Government" segnala appunto la tendenza tipica degli yankees a rimboccarsi le maniche e andare avanti. «Il nostro futuro non era chiaro dopo il pensionamento degli Shuttle» dice Jeri Buchholz, la direttrice del personale della Nasa. «Ma la gente si è subito buttata sui nuovi progetti: sapeva che c’è un futuro per l’esplorazione spaziale». E così, fa notare il Washington Post che la ha intervistata, non s’è perso neppure un posto di lavoro, visto che è proprio a progetti che lì funziona.
Non è un caso che a ruota, nella classifica della soddisfazione, seguano l’Intelligence Community, il Dipartimento di Stato, il Dipartimento del Commercio e l’Agenzia per la protezione dell’ambiente. Sono posti dove il coinvolgimento del singoloè fondamentale, dove la partecipazione ai progettiè determinante, dove magari la scala gerarchica - che naturalmente esiste - è meno rigida. «Più gli impiegati sono motivati e più sono produttivi» spiega John Palguta, uno degli esperti responsabili della ricerca.
Infatti: agli ultimi posti della classifica ci sono le forze armate, il ministero che si occupa dei veterani e il dipartimento per la sicurezza che controlla gli stressatissimi lavoratori degli aeroporti (fra l’altro così malpagati da ridursi a mangiare, come ha scoperto una recente inchiesta del Wall Street Journal, alle mense dei poveri).
La lezione insomma è chiara: motivazione, premio, mobilitàe ovviamente retribuzione sono le chiavi del successo per l’impiegato. Basta dare un’occhiata, per conferma, a quel settore privato che è spesso l’invidia degli statali di tutto il mondo- tagli di personale più facili a parte. Qual è l’azienda che batte tutti? La classifica di Forbes delle cento migliori compagnie non lascia dubbi: al primo posto da anni c’è Google, il gigante del web dove il casual trionfa non solo nel look e dove agli impiegati viene lasciato il 20 per cento del tempo lavorativo per inseguire progetti personali - che ovviamente, quando funzionano (così sono nate Google Newse Google Maps) sono proprietà della compagnia. E c’è poco da meravigliarsi se il capo più amato d’America è, anche qui, un giovanissimo imprenditore della New Economy: Mark Zuckerberg. All’interno della sua Facebook, il giovane fondatore ha lo stratosferico 99 per cento di gradimento. Cifre che il boss degli statali se le sogna: vero, presidente Obama?