Giampiero Martinotti, la Repubblica 14/12/2012, 14 dicembre 2012
ANNI DI ARTICOLI “RUBATI” ORA GOOGLE DEVE PAGARE ECCO IL PATTO CON I GIORNALI
Google può essere costretto a scendere a patti per aver violato il diritto d’autore, ma il motore di ricerca è riuscito a evitare il pagamento di una tassa sui contenuti indicizzati della stampa scritta: l’accordo firmato tra Mountain View e l’Associazione della stampa belga francofona assomiglia a un pareggio. È un compromesso, con il quale Google ammette di non aver rispettato le regole, ma in cui gli editori si accontentano di una partnership industriale e commerciale. Il braccio di ferro in corso in Europa tra la multinazionale e la carta stampata, imperniato proprio sulla remunerazione degli articoli dei giornali ripubblicati da Google, è quindi destinato ad andare avanti.
Il caso belga è particolare, ma istruttivo. Sei anni fa, infatti, gli editori avevano denunciato Google News, il servizio che indicizza i siti di informazione, per violazione del diritto d’autore. Condannato in primo grado, il motore di ricerca aveva proposto indennità considerate «derisorie» e un anno fa la sentenza è stata confermata in appello. Anziché andare in Cassazione, le due parti hanno preferito trovare un’intesa. L’accordo, prima di tutto, salda il passato: Google indennizza la stampa belga in seguito al verdetto di condanna. Paga le spese giudiziarie e un "bonus". Il montante è segreto, si parla di 5 milioni di euro, di cui una parte sarà versata ai giornalisti. Come dice il presidente della stampa francofona belga, François Le Hodey, non saranno questi soldi a salvare i giornali, ma c’è indubbiamente una novità: accettando una transazione in seguito a un provvedimento giudiziario, Google riconosce implicitamente di aver violato il diritto d’autore. La multinazionale americana, tuttavia, siè ben guardata dall’accettare quella "Google Tax" che gli editori europei (in particolare in Francia, Germania e Italia) reclamano. Cioè una royalty da pagare ai giornali per l’indicizzazione dei loro contenuti. Cosa che Google rifiuta in termini categorici: «Un taxi non paga il ristorante cui porta clienti - spiegano i suoi rappresentanti - Se gli editori non vogliono apparire nelle nostre ricerche sono liberi di tirarsi fuori». Cosa a cui la stampa replica con prontezza: «Google guadagna soldi con la pubblicità indicizzando i produttori di contenuti, cioè i giornali».
L’accordo belga va in un’altra direzione, un partenariato "winwin", in cui tutti dovrebbero guadagnare. In pratica, Google inserirà annunci per i suoi prodotti sui siti degli editori e questi ultimi acquisteranno spazi su AdWords, la piattaforma pubblicitaria del motore di ricerca; aiuterà i giornali ad avere maggiore visibilità integrando sui loro siti le proprie reti sociali, come Google+ (concorrente di Facebook) o Hangouts (un servizio di chat); infine, il colosso statunitense si è impegnato ad aiutare gli editori a sviluppare le offerte a pagamento.
Per il momento, è ancora difficile capire se si tratta davvero di un’intesa "win-win" e i primi commenti sono molto cauti. Gli editori belgi hanno giustificato il loro atteggiamento con la necessità di mettere fine al contenzioso giuridico e di tornare su Google (l’assenza dal motore di ricerca è costata in termini di lettori e pubblicità persi). Ma soprattutto si fanno poche illusioni sulla possibilità di far cedere il colosso americano sul tema della "Google Tax": «Era inutile immaginare un accordo sulla remunerazione dei contenuti», dice con una certa amarezza François Le Hodey.