Paolo Berizzi, la Repubblica 14/12/2012, 14 dicembre 2012
DAL LUSSO ALL’OMBRA DEGLI ABUSI SESSUALI TUTTI I MISTERI DI MONSIGNOR MERCEDES
Raccontano che "don Mercedes", quando scendeva dalla berlina tedesca tirando una boccata dal sigaro Montecristo, sembrava la versione cremasca di padre Des, il monsignore ambizioso interpretato da Robert De Niro nel film "L’assoluzione". In mancanza di un fratello poliziotto (sul grande schermo c’era Robert Duvall), gli amanti delle suggestioni cinematografiche si devono accontentare dell’unica divisa laica contemplata dall’albero genealogico di don Mauro Inzoli: quella del padre, ex guardia giurata notturna a Trescore Cremasco. Un uomo per bene, mai nessuna preoccupazione per "Maurino", quel figlio probo che dopo la laurea in filosofia teologica, a 26 anni, viene ordinato sacerdote. Rieccolo trent’anni dopo, Inzoli. È monsignore, è potente e in carriera, un capoccia di Comunione e Liberazione vicino ai palazzi della politica, che si divide tra il rettorato del liceo linguistico Shakespeare e le onlus del movimento ecclesiale a cui appartiene Formigoni, del quale si dice fosse tra i confessori. Gira su belle auto scure e frequenta i migliori ristoranti di Milano. Viaggia molto per piacere. Il concetto di sobrietà ecclesiale, in lui,è abbastanza labile. Adesso i fedeli raccolti in preghiera tra i marmi barocchi della chiesa di Santissima Trinità, la parrocchia che Inzoli ha guidato fino al 2010, dicono che forse «era già tutto scritto» lì, nello stile di vita. La "bella vita" del prete in Mercedes, o "Marcinkus", l’altro soprannome. Quali sono i «gravissimi comportamenti personali» per i quali il Sant’Uffizio ha ridotto Inzoli allo stato laicale? Che cosa ha combinato questo prete di 62 anni per meritarsi la più grave condanna al termine di un procedimento canonico? Succede questo. È martedì. Nella casella di posta elettronica dei 97 sacerdoti della Curia cremasca arriva una «convocazione urgente» dal vescovo Oscar Cantoni, e cioè colui che emetterà la pena per decreto (con una sospensiva di 60 giorni in attesa del secondo grado di giudizio). Da fonti ecclesiastiche filtra qualcosa cheè più di un indizio: Inzoli si è macchiato di gravi illeciti personali, ma non «di tipo economico». Il provvedimento della Congregazione si richiama al capitolo 1720 del diritto canonico. Che ti sfila l’abito talare in cinque casi: se hai ordito un attentato alla vita del Papa; se hai profanato l’eucarestia; se hai assolto un complice in confessione o se hai istigato qualcuno a commettere atti turpi; e, infine, se hai abusato di un minore. Trovare un prete a Crema che parli in chiaro di questa storia è impossibile. Ma un’anonima fonte ecclesiastica fa un ragionamento sibillino: «Difficile pensare che un monsignore di provincia abbia attentato alla vita del Papa, o che abbia organizzato messe nere. Siccome sono esclusi gli illeciti economici, che cos’altro rimane...?». Solo ipotesi, al momento, certo. Ma dietro le dimissioni dallo stato clericale - rese pubbliche dalla "Provincia di Cremona" - potrebbero esserci episodi che attengono alle sfere più intime della vita del sacerdote. Magari rivelati ora, a distanza di anni, da chi un tempo non aveva ancora la maggiore età. Nessuno però si sbilancia. «Attendiamo di capire qualcosa di più», dice il sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, Pd area cattolica. Prudente anche Massimo Piazza, ex vicesindaco ciellino. «Per ora sospendo il giudizio». Entro la settimana il vescovo farà una lettera aperta indirizzata ai fedeli. Lui, Inzoli, è sparito da Crema due anni fa.
Quando ebbe un malore e, ripresosi, confidò agli amici l’intenzione di volersi trasferire a Haiti. Lo danno a Milano, o a Torino dalla sorella. Nel frattempo sul conto di "Marcinkus" le malelingue hanno azionato la qualunque voce.