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 2012  dicembre 16 Domenica calendario

LE URLA NEL SILENZIO DELLA VEDOVA BEATRICE


ELMO. Sten. Dardo. Tre parole che evocano la guerra, nelle generalità, quasi complete, di Guglielmo Stendardo. Che in guerra non s’è trovato ma in brutto polverone sì. Stendardo è anche qualcosa che si può sventolare con orgoglio, ma l’Atalanta ha perso questa buona opportunità ed è un autogol clamoroso. La squadra è all’ottavo posto nella classifica europea sull’efficienza del settore giovanile, al primo posto tanto per cambiare c’è il Barcellona. E a Zingonia Mino Favini, il più bravo dei maestri per giovani calciatori, ha sempre predicato che la scuola conta come e più del pallone. Frase che Stendardo aveva già ascoltato più volte, dalla bocca di sua padre: con voti bassi, niente allenamenti. Ha 31 anni, Stendardo. Conseguita la laurea con 108/110, tesi “La responsabilità dello sportivo e il doping”, in quest’ultima settimana gli servivano tre giorni di permesso per gli esami di abilitazione professionale. E su questa lodevole iniziativa
s’è alzato il polverone.
Ha cominciato martedì Colantuono, additando i doveri «di un professionista ben pagato verso chi gli dà da mangiare», sottolineando il momento delicato (ottavi di Coppa Italia con la Roma e poi Juve), facendo capire che il giocatore poteva far slittare di un anno gli esami (ma in che film?) ed infilando qualche perla: «Stendardo si prenderà la responsabilità del suo gesto e la società prenderà provvedimenti», «I panni sporchi li laveremo in famiglia». Allo sdegno, degno di miglior causa , di Colantuono, per la famosa tempistica («doveva avvertirmi prima») risponde in modo un po’ imbarazzato il dg Marino il giorno dopo. Lui è stato informato da Stendardo un mese fa, ma gli ha consigliato di aspettare un po’ per parlarne a Colantuono. Come minimo, non c’è una gran comunicazione. Intanto la maggioranza dei tifosi si schiera con il calciatore e l’Atalanta nel lavaggio dei panni mette molto ammorbidente: la multa sarà devoluta in beneficenza. Sfuggono i motivi della multa, ma conviene chiuderla qui: Stendardo 7, Colantuono 4, Marino 5.
Oleg Mikheev 2. E’ del partito di Putin, ha presentato un progetto di legge intitolato “Per la protezione della psiche della popolazione” e, se approvato, imporrebbe a giornali e tv un tetto del 30% per le brutte notizie, con reclusione da due a sei anni per chi non si attenesse. Vietato raccontare o fotografare maltrattamenti alle persone, vietate le immagini in caso di calamità naturale. C’è un’alluvione in Siberia? Immaginatevela. Un po’ lo capisco, è chiaro che della psiche della popolazione nulla gli
importa, mentre imbavagliare la stampa libera è il sogno di tutti i governanti non irreprensibili. Però può succedere che una notizia sia insieme brutta e bella. L’arresto di un politico che ruba è una brutta notizia per lui e i suoi sostenitori, ma bella per gli altri. E’ una bella notizia per i russi l’ingaggio di Stefano Cerioni come maestro dei fiorettisti. Non lo è per i nostri e le nostre fiorettiste, che avevano giocato l’ultima carta, lettera aperta con mozione degli affetti. Non lo è nemmeno per il medagliere azzurro (a Londra, tre ori) ed è singolare che il comitato olimpico cui va uno dei più ricchi finanziamenti pubblici in Europa non riesca a trattenere Cerioni.
Una lettera aperta l’ha scritta all’Avvenire Gabriella Beatrice, vedova di Bruno (leucemia linfoblastica dopo ciclo prolungato di raggi Roentgen). Ecco il testo: «Oggi il mio pensiero è rivolto a tutti quelli che appena ho intrapreso l’iter giudiziario si sono defilati. Quelli che sapendo hanno taciuto e stanno ancora tacendo. Quelli che si sono dati da fare per cancellare le prove, hanno mentito e stanno ancora mentendo. Quelli che ci hanno anche gettato fango addosso. Quelli che dicono la ‘vera verità’ soltanto se non registrati. Quelli che per ingordigia di successo e di denaro, per superficialità sia medica che personale, pur con conoscenza, ma senza coscienza, hanno fatto sì che il 16 dicembre 2012 ricorrano le mie ‘nozze d’argento’ che altro non sono se non il 25° anniversario della morte ingiusta di Bruno». Non c’è molto da aggiungere.
Brutte notizie dalla Germania (si chiede l’inasprimento delle pene per tifosi violenti) e dall’Inghilterra (dopo la monetina contro Rio Ferdinand qualcuno chiede di rimettere le barriere negli stadi). Si aggiungono a quelle arrivate dall’Olanda (il guardalinee ucciso a pugni e calci in una partita amichevole tra sedicenni) e dal Brasile (gli argentini del Tigre non si presentano col San Paolo nel secondo tempo, sostenendo di essere stati minacciati con pistole e picchiati dalla polizia nell’intervallo). Ancora un po’ e ci convinceremo di non essere tra i peggiori. Stiamo calmi: domenica scorsa sul traghetto i rugbisti del Cus Catania, che avevano giocato a Benevento, sono stati aggrediti dai tifosi dell’Acr Messina che avevano seguito la squadra a Cosenza. Due rugbisti malconci dopo il pestaggio. «Hanno pure provato a buttare a mare uno dei miei ragazzi », ha detto l’allenatore Salvatore Pezzano. Stiamo calmi, davvero.