Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 16/12/2012, 16 dicembre 2012
LE AVVENTURE DI CENTO EURO I DEBITI DI UN VILLAGGIO GRECO
Salvataggi in stile europeo: ecco una storia più bella di quella degli Sbornia bond. «Un giorno nella vita di un villaggio greco. Tutti sono indebitati, tutti vivono a credito. Un turista tedesco passa in automobile per il villaggio e si ferma all’albergo. Entra, mette un biglietto da 100 euro sul banco dell’accoglienza e chiede di controllare le stanze per scegliere quella in cui passerà la notte. Il padrone gli dà le chiavi e non appena il turista è salito afferra i cento euro per correre a saldare un debito con il macellaio. Il macellaio esce immediatamente dal negozio per pagare il suo debito con un allevatore di maiali. L’allevatore corre a saldare il conto con la cooperativa agricola che gli ha fornito il mangime. Il responsabile della cooperativa salda il suo debito con l’oste del villaggio. L’oste passa il denaro alla squillo del paese, una vecchia conoscenza che non ha più un soldo, ma gli ha generosamente prestato i suoi servizi a credito. La squillo corre in albergo per pagare il conto delle stanze in cui riceve i suoi clienti. E l’albergatore rimette il biglietto sul banco per dimostrare al turista tedesco che non si è ancora appropriato del denaro. Ma di lì a poco il viaggiatore scende, dice che le stanze non gli piacciono, riprende i cento euro e riparte. Nessuno ha prodotto alcunché, nessuno ha guadagnato. Ma i debiti sono stati pagati e il futuro è molto più roseo di prima».
Thomas Sheehan
tsheehan34@yahoo.com
Caro Sheehan, la storiella è divertente, ma fondata sulla presunzione che le crisi finanziarie siano un grande Monopoli in cui i giocatori comprano, vendono, incassano dividendi, pagano ammende, perdono denaro, si arricchiscono o falliscono, ma senza che tutto questo abbia il benché minimo effetto sulla loro personale fortuna. Certi recenti sviluppi della crisi possono dare l’impressione che le cose stiano effettivamente andando così. Nel Consiglio europeo che si è tenuto a Bruxelles il 26 novembre, il problema greco è stato affrontato con criteri diversi da quelli che hanno prevalso negli ultimi due anni. È stato deciso di allungare i tempi necessari per il risanamento del debito. È stato permesso al governo ateniese di ricomprare i propri bond a un prezzo fortemente scontato. E nel comunicato finale è stata inserita una frase sibillina ma interessante: «I Paesi membri della zona valuteranno — se necessario — nuove misure e assistenze (…) in modo da raggiungere una ulteriore riduzione credibile e sostenibile del rapporto debito-Pil greco». Qualche osservatore ha letto in questa frase la disponibilità dell’eurozona a prendere in considerazione la «ristrutturazione» del debito di Atene: una parola che, in queste circostanze, è sinonimo di condono.
Alla fine di questo girotondo, in altre parole, potremmo scoprire che i debiti non sono stati pagati. È già accaduto per una parte di quelli contratti dagli alleati degli Stati Uniti con le banche americane durante il primo conflitto mondiale. Perché non dovrebbe accadere anche a vantaggio dei Paesi che nell’ultimo decennio, dopo l’introduzione dell’euro, hanno approfittato dei bassi tassi d’interesse per assumere impegni che non sarebbero stati in grado onorare?
Il problema, caro Sheehan, è che questo non è un Monopoli. Come negli incendi di certi western è possibile, se la casa brucia, passare il secchio dell’acqua da un pompiere all’altro, ma qualcuno, prima o dopo, dovrà venire alle prese col fuoco. Nel caso della Grecia e di altri Paesi, i debiti verranno saldati in modi diversi. Saranno pagati, anzitutto, da quei creditori che non potranno recuperare il denaro prestato o dovranno accontentarsi di una modesta percentuale. E saranno pagati inoltre da tutti coloro che saranno stati maggiormente tassati o avranno sofferto maggiori sacrifici. Non sempre, purtroppo, i debiti vengono pagati da coloro che ne sono più direttamente responsabili. Ma qualcuno, prima o dopo, li paga.
Sergio Romano