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 2012  dicembre 16 Domenica calendario

ADAM, IL RAGAZZO «DIFFICILE» CHE LA MAMMA PORTAVA AL POLIGONO —

Quando le tv lanciano la notizia che «Ryan Lanza» è il responsabile della strage i vicini reagiscono così: «Non è lui ma Adam». Sapevano chi era quello «difficile», dei suoi guai mentali. Testimonianze convergenti, anche se parziali e imprecise. «Fin da bambino Adam ha iniziato a dare segnali dei suoi disturbi», ricordano. Problemi che però non ostacolano, quando cresce, i suoi studi. Bravissimo in matematica, corregge i compagni durante le lezioni di latino, ha una grande passione per il club di tecnologia. Agli occhi dei compagni è «il secchione» che se ne sta sulle sue. Pochi amici, molto timido, se qualcuno gli parla abbassava lo sguardo, al massimo due parole. E poi, forse alla ricerca di attenzione, non si veste come tutti, con felpa e T-shirt. «Indossava quasi sempre pantaloni beige, camicia con i bottoncini al colletto. Teneva le penne in un’apposita custodia nel taschino», è la descrizione del suo look. Non solo. «All’epoca del liceo sceglieva il posto vicino all’uscita della classe — rammentano — e invece dello zaino portava una valigetta nera 24 ore».
I racconti mescolano le presunte bizzarrie di Adam con comportamenti normali. Alle elementari frequenta gli scout, scambia pupazzetti e figurine dei Pokemon, si diverte con i videogame. Però, aggiungono, ogni tanto spunta qualcosa di anormale: «Sembrava fuori. Credo che non provasse neppure dolore. Tanto è vero che quando giocavano dovevamo stare attenti».
Con il passare del tempo le sue condizioni peggiorano anche a causa dell’instabilità familiare. Nel 2008 i genitori divorziano. Il padre, Peter, direttore di una società, e la moglie Nancy, ex insegnante, decidono di separarsi. Una rottura consensuale che lascia un segno profondo sui figli. «I ragazzi erano "depressi" — ricorda una zia — e tenere a bada Adam era davvero difficile». La separazione è preceduta dalla partenza di Ryan per il college. Così Adam resta con la madre a Newtown. Vivono bene grazie all’assegno di oltre 200 mila dollari che gli passa il padre. Nancy ha una bella casa — 4 camere da letto, 3 bagni, valore mezzo milione di dollari — e si occupa del figlio. Quando alla scuola vogliono chiudere il club della tecnologia, si batte in prima persona. Forse capisce che quello è l’unico appiglio per il suo ragazzo, isolato e introverso. Una finestra su un mondo dove lui fatica a trovare spazio. I rapporti con la scuola si complicano. E un parente afferma che, per un certo periodo, Adam studia a casa da privatista: sua madre decide di ritirarlo, insoddisfatta dell’insegnamento. Un particolare da verificare.
Nel mondo a parte dei Lanza ci sono poi le armi. E su questo punta l’indagine, con molti interrogativi. Nell’attacco alla scuola Adam usa 2 pistole (Glock e Sig Sauer), la copia di un fucile militare, il Bushmaster. Una quarta arma l’ha lasciata nell’auto. Altri tre fucili sono stati trovati a casa, poco distanti dal cadavere di Nancy. Secondo i primi accertamenti la donna le aveva registrate a suo nome. Com’è possibile che tenesse quell’arsenale in casa pur avendo un figlio instabile? Lei va spesso, da sola, al «My place», un piano bar della zona. La descrivono generosa, gentile anche se a volte tesa. Tra un drink e l’altro parla di jazz, carte da gioco, giardinaggio e, sopratutto, di armi. Le colleziona, è competente e le piace portare i figli al poligono. Se il killer ha sparato in modo così letale è «merito» della mamma? Un conoscente lo lascia capire. Armi che Adam non può toccare senza il permesso di Nancy. La polizia ha scoperto che tre giorni prima dell’assalto l’omicida cerca di acquistare un fucile ma alla fine rinuncia. Ci voleva troppo tempo per l’autorizzazione. Essendo ventenne non avrebbe potuto comprarlo e dunque è probabile che abbia presentato il documento del fratello poi trovato nelle sue tasche.
Sono le ultime tracce del «mutante», un giovane che segue un’esistenza tortuosa e poi esplode in un atto di violenza devastante. Un giovane che doveva essere curato ma del quale si occupa la madre diventata casalinga dopo aver lavorato, anni fa, come supplente. Una vita per due. Lo dimostrano le parole — se veritiere — dell’altro figlio Ryan trasferitosi per lavoro a New York: «Non vedevo Adam da due anni. Confermo che aveva dei problemi». Il padre garantiva gli alimenti, ma si era risposato. Non sapeva nulla, ha scoperto l’orrore dai reporter. Un secondo dopo è scappato via. Per il dolore e la vergogna. Nell’annuario della scuola, anno 2010, manca la foto di Adam. Sotto aveva fatto scrivere: «Non vuole farsi ritrarre». Ora la sua immagine rappresenta il Male.
Guido Olimpio