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 2012  dicembre 17 Lunedì calendario

MALATI DI GOL

[Messi, Totti e quelli del Record Football Club] –
Alzi la mano chi aveva mai sentito parlare del record di gol nell’anno solare, ultima bizzarria statistica capace di scomodare persino la Fifa per dire che no, quel primato non è omologabile perché non è calcolabile e insomma, ragazzi, quel record non esiste. Eppure se lo contendono in tanti: la Pulce, il sublime Pelé (forse 110 reti nel 1961), lo sconosciuto Godfrey Chitalu dal lontano Zambia (forse 107 reti nel 1972), e di passaggio pure il maestoso Zico (forse 89 gol nel 1979). Numeri, pretese, rivendicazioni che hanno molto a che fare con l’ossessione: perché di questo si tratta, ossessione da gol. Chi non la conosce non è un grande attaccante.
In area si può essere ossessivi per natura, per istinto e per convenienza. Ci sono i maniaci nella linea di porta, gli assatanati assoluti come Pippo Inzaghi che avrebbe ignorato anche sua madre, se l’avesse vista libera sul dischetto e non in fuorigioco: come fece quella volta a Venezia con Del Piero, il quale se la prese non poco. «È il gol che ama Inzaghi, non Inzaghi che ama il gol», disse Emiliano Mondonico per spiegare una sindrome, più che un’attitudine.
L’ossessione del gol è il sale del calcio, ma è anche oro per gli stipendi: Radamel Falcao Garcia Zarate, per tutti soltanto Falcao, l’attaccante più pregiato tra quelli non incedibili (valore: 50 milioni di euro) è ormai un campione col tassametro: ad ogni prodezza lievitano le sue pretese per il prossimo ingaggio, nonché la cifra chiesta dall’Atletico Madrid. L’ossessione a volte fa parte del contratto, sotto forma di bonus: la Fiorentina paga a Luca Toni un ingaggio relativamente basso, 500 mila euro netti, ma diventeranno 700 mila se l’ex azzurro segnerà più di 15 reti.
Il giovane Insigne ha fissato in 7 gol la soglia per l’incentivo, mentre l’impalpabile Maurito Zarate l’anno scorso avrebbe guadagnato 15 mila euro in più ad ogni assist messo a segno dopo il decimo: cifra rimasta da incassare. Anche se resta inavvicinabile il bonus di Bobo Vieri, in chiusura di carriera all’Atalanta: 1.500 euro al mese di stipendio, minimo sindacale, ma 100 mila euro a gol. Alla fine, Bobo ne segnò due. E che dire di Giampiero Boniperti? Ottenne da Gianni Agnelli una vacca per ogni rete, e andò pure a sceglierle gravide.
Nel 1994, l’ossessione portò il difensore brasiliano Marcio Santos a chiedere all’allora presidente Vittorio Cecchi Gori una cena con Sharon Stone, se solo avesse segnato almeno 9 gol: si fermò a quattro in 32 partite, così si accontentò di cenare con i compagni di squadra. «Segnare è tutto, nient’altro esiste», racconta Alessandro Del Piero dalle sue soleggiate malinconie australiane. «Segnare è bello, ma giocar bene e vincere è meglio», gli fa eco Francesco Totti, bugiardo, il quale prova a nascondere senza riuscirci la sua ossessione clamorosa: quella che da vent’anni lo porta a incalzare avversari contemporanei e storici, superandoli quasi tutti. Prima Boniperti (178 gol), poi Altafini e Meazza (216). Il prossimo obiettivo è Nordahl (225): al fuoriclasse della Roma mancano appena quattro gol, mentre è ormai irraggiungibile Silvio Piola, 274 reti in serie A, come lui nessuno mai. Il vincitore della Coppa Rimet 1938 detiene pure il record, mica poco ossessivo, di 6 gol nella stessa partita di A, Pro Vercelli-Fiorentina 7-2 del 29 ottobre 1933, nonché il primato del gol su azione “più vecchio”: Piola aveva quarant’anni quando mise in porta quel pallone contro il Milan, nel 1954, con addosso la maglia del Novara.
Gli ossessionati sono stelle assolute come Messi, che non salta un’amichevole, e come il suo invidioso e formidabile emulo, Cristiano Ronaldo, così grande eppure così secondo sempre. Ma non mancano gli sconosciuti come il buon Panagiotis Pontikos, centravanti cipriota dell’Olympos Xylofagou (terza divisione), il quale nel 2007 segnò 16 gol contro il Sek. La partita finì 24-3 per la gioia del portiere del Sek, tal Athanasiou, certamente ossessionato dal numero di palloni raccolti in fondo alla rete, alla fine della stagione: ben 97, povero.
L’ossessione del gol non ha età, stuzzica i nonni come Piola e gli sbarbatelli come Stephan El Shaarawy: «Vorrei tanto diventare il più giovane capocannoniere della serie A». Primato che per ora spetta a un altro milanista, Pierino Prati, il quale nel ‘68 vinse la classifica dei bomber a 22 anni, con appena 15 gol. Il ragazzino con la cresta ha segnato 14 volte in 17 partite, una media da Peppino Meazza e Sandro Mazzola, tanto indietro occorre risalire per un valido raffronto numerico. E comunque, quel titolo non è scontato: un drago come Ronaldo, in Italia non lo raggiunse mai. Perché la vera ossessione del gol si incarna, mica si calcola. «Passatemi la palla e venite ad abbracciarmi», diceva Pelé, sicuro in anticipo che il gol fosse compreso nell’azione. Nella storia sta scritto che il re brasiliano ne segnò 1.281 in 1.363 partite, eppure molti di questi gol li videro in pochissimi, i filmati sono rari, gli archivi più remoti sono anche una questione di fiducia, anzi di fede. Pelé era un dio: beati coloro che crederanno senza avere visto.