Alessandra Ziniti, la Repubblica 17/12/2012, 17 dicembre 2012
DAL NOSTRO INVIATO
MARSALA
— «C’è crisi in Italia, giusto? Eppure ministri e senatori esclamano nei letti caldissimi frasi del tipo: “Io ho soldi per mantenere tutte le donne che voglio”». Un albergo a un paio d’ore di strada da Roma. A colazione. Lea Di Leo, la bionda pornostar regina dell’899, è con due amiche e “colleghe” dopo aver passato una notte con un senatore. «La mattina dopo incontrammo molti parlamentari che facevano colazione in quello stesso albergo e ci salutavano: evidentemente molti di loro guardano gli 899». Quello che aveva passato la notte con lei e con la sexystar Valentina «si era presentato con macchinone e autista. Credo fosse il suo compleanno visto che ci aveva ingaggiato per festeggiare un evento particolare. È uno molto potente e altrettanto trasgressivo: ci offre parecchi soldi per tenergli compagnia durante la notte, con champagne a fiumi. È attorniato da tre ragazze. Gli domando come mai gli piace fare sesso con più donne e lui mi risponde che le donne non gli bastano mai, che vorrebbe averne molte e le manterrebbe tutte. In fondo alla stanza un televisore, anche lui, come Berlusconi, appassionato di 899 a volume alto...».
Eccolo il libro dello scandalo. Ecco le bozze mai pubblicate dei racconti a luci rosse di Lea Di Leo,
“nome d’arte di Sonia Faccio, nata alle ore 15 di un mercoledì pomeriggio, il 5 gennaio di più di 30 anni fa a Castelfranco Veneto”, come si legge nell’introduzione di quell’autobiografia mancata sequestrata dagli investigatori della Guardia di finanza di Marsala negli uffici della Imart, la piccola casa editrice siciliana il cui titolare, Giuseppe Aleci (ora a giudizio insieme al direttore editoriale Gaspare Richichi), aveva pensato di realizzare più soldi ricattando i “protagonisti” delle memorie della pornostar, piuttosto che facendo arrivare in edicola o in libreria il volume. Quelle bozze, che da mesi in tanti cercano e che Repubblica ha letto, insieme alle mail ricattatorie inviate dalla casa editrice ai circa 30 vip coinvolti, sono la prova del reato contestato ai due imputati del processo che si è aperto davanti al tribunale di Marsala e nel quale, a partire da gennaio, dovranno sfilare in qualità di parti offese tanti nomi noti del mondo del calcio (da Ambrosini a Reginaldo, da Borriello a Toni, da Bojinov a Inzaghi, da Iaquinta a Galante, da Coco a Bressan), attori come Roberto Farnesi e Matteo Branciamore, l’interprete di Marco ne “I Cesaroni”, i cantanti Gianluca Grignani e Fabri Fibra, il rugbista Dennis Dallan, il giornalista Amedeo Goria, ma anche l’ex viceministro per l’Economia Mario Baldassarri che però ha sempre smentito di conoscere la Di Leo. Lo ha fatto pubblicamente e anche davanti ai magistrati della procura di Marsala che, nei mesi scorsi, hanno convocato tutti i vip che hanno, chi più chi meno, ammesso i rapporti. Sesso sì, ma vittime di estorsione no. Tutti, tranne Branciamore, hanno infatti negato di aver aderito alla richiesta di denaro arrivata via mail: “Gentile signore, le chiediamo la liberatoria per-
ché il suo nome compare nell’autobiografia di Lea Di Leo che sta per essere pubblicata dalla nostra casa editrice. Il libro è già in stampa. Se lei non autorizza la citazione, le spese per ristampare il volume
vanno dai 20 ai 40mila euro”.
Ma, di liberatorie, gli editori non ne hanno raccolte neanche una. Anche perché gli incontri raccontati da Lea non sono proprio una lettura per educande. Barista,
stripteaser, reginetta dell’899, Lea comincia la sua carriera di pornostar pescando clienti tra i calciatori assidui frequentatori dei locali più in, dall’Havana di Treviso al Pineta di Milano Marittima. Lea le
racconta nei dettagli quelle “serate di gruppo”. Uno dei calciatori più noti “è un superdotato, una vera e propria opera d’arte... e con lui un altro supersposatissimo, un macho deciso che mi scaraventa in
bagno. Fa il gasato, si spoglia, ma non tutto il suo corpo è altrettanto, come dire, pieno di energia scattante... quella volta gli suggerii di lasciar perdere”.