Varie, 16 dicembre 2012
Gabriele Guidi, 36 anni. Di Modena, agricoltore, viveva in una cascina col vecchio padre, i fratelli e due sorelle che da anni subivano i suoi soprusi, i suoi insulti e le sue botte
Gabriele Guidi, 36 anni. Di Modena, agricoltore, viveva in una cascina col vecchio padre, i fratelli e due sorelle che da anni subivano i suoi soprusi, i suoi insulti e le sue botte. Tra queste Giordana, 43 anni, separata, che la notte di mercoledì 19 dicembre fu da lui prima massacrata a calci e pugni e poi costretta a dormire in giardino nel sacco a pelo. La mattina successiva, dopo una notte al gelo, gli altri familiari in giro per i prati ad accudire le pecore, la Guidi Giordana impugnò la Glock che usava per allenarsi al poligono, raggiunse il fratello in cucina, e gli sparò quindici proiettili in tutto il corpo. Quindi, l’uomo già cadavere sul pavimento, ricaricò la pistola e continuò a far fuoco finché non rimase senza munizioni. Infine, la voce ferma, tranquilla, chiamò la polizia: «Ho ucciso mio fratello perché mi ha rovinato la vita. Venite a prendermi». Mattina di giovedì 20 dicembre in una cascina su due piani in via Ponte di Ferro, una stradina fangosa dietro il carcere di Sant’Anna alla prima periferia di Modena.