Maurizio Porro, Corriere della Sera 16/12/2012, 16 dicembre 2012
Si è spenta venerdì sera in un ospedale di Roma, dopo una lunga malattia che l’aveva isolata dal mondo, Alida Chelli, anzi Rustichelli, figlia del noto maestro autore di tutte le colonne sonore dei film di Germi
Si è spenta venerdì sera in un ospedale di Roma, dopo una lunga malattia che l’aveva isolata dal mondo, Alida Chelli, anzi Rustichelli, figlia del noto maestro autore di tutte le colonne sonore dei film di Germi. E fu proprio cantando con enorme successo sui titoli di coda di Un maledetto imbroglio «Sinnò me moro» che nel ’59 la 16enne Alida, nata a Carpi il 23 ottobre 1943, iniziò, non convinta, la carriera dello spettacolo. Che per lei volle dire musica, con alcuni dischi 45 giri, qualche film musicarello (Quando dico che ti amo), alcune trasmissioni tv (choc il debutto in «Volubile», all’ultimo momento al posto di Mina) e molti spettacoli con la ditta Garinei e Giovannini. Ma, come accadde per la Moriconi, il primo a scoprirla fu Eduardo De Filippo che la fece debuttare in De Pretore Vincenzo, anche se galeotto fu il musical Buonanotte, Bettina che nel ’62 Walter Chiari riprese con, al posto di Delia Scala, la giovane e bellissima figlia del suo amico Rustichelli che si trovava in scena con la madre Wanda Osiris. Lei era bellissima, felina e ferina, occhi verdi, ciuffo sulla fronte, il tipo ideale della soubrette acchiappasguardi: ma recitando per due anni la mogliettina di Walter, autrice di un bestseller scandaloso (erano i tempi della Sagan) Alida finì per innamorarsi davvero di quel ciclone di partner che aveva 20 candeline in più di lei sulla torta. Nel ’69 lo sposò a Sidney e due anni dopo arrivò Simone, l’adorato figlio. Divisa da sempre e per sempre tra la pigrizia romana, la tentazione materna casalinga, il desiderio di fare la hostess e la lusinga della polvere di stelle del palcoscenico che gestiva con verve e bella voce, la Chelli fece con se stessa il patto di alternare i ruoli: e lo rispettò. La vita con Chiari fu naturalmente turbolenta, vivevano in una villa con 8 cani, 3 scimmie, gatti, conigli e piccioni, spesso in tournée, elettriche telefonate intercontinentali, liti furibonde, pazze riappacificazioni: «Io non ero la moglie, ero la spalla», il teatro e la vita si sorpassavano a vicenda e insieme recitarono Il gufo e la gattina di Bill Manhoff con gran successo: Alida era nel ruolo sfacciato che al cinema sarà della Streisand. Nel ’70 ci fu il clamoroso arresto di Chiari per una storia di droga e Alida fu al suo fianco, lo difese; ma nel ’75 seguì l’arresto del loro matrimonio: «Walter era un bambino invecchiato, non divenne mai un uomo maturo». Mentre al Sistina nell’80 trionfava nel Rugantino («Alida è stata la mia Rosetta, la migliore della storia di Rugantino», ha ricordato Montesano), la più fatale delle Rosette, la sua vita sentimentale prese pieghe internazionali per il maxi flirt con Rocky Agusta, figlio di Marisa Maresca che era stata la soubrette amante di Chiari giovane. Lui la portò tre anni ad assordarsi nelle discoteche Usa, ma era troppo giovane. In ogni caso i suoi uomini restavano minorenni e Alida era sempre la prima a fare le valigie. Dopo tutte queste turbolenze di dolce vite, la Chelli torna in scena con la pochade Niente sesso siamo inglesi con Dorelli e con lui recita l’ancora sfacciata Consolazione nel ’90 nella ripresa di Aggiungi un posto a tavola. E poi il successo in tv, di quelli pieni, domenicali: 18 puntate di «Ci sentiamo lunedì», «Casa dolce casa» (sitcom con D’Angelo) e «Supersera». Ma recita pure la prosa, aveva fatto l’Accademia non invano: nel Cyrano con Modugno va in giro in Sudamerica, e poi La Manfrina con Billi e Fiorentini, dai sonetti del Belli, Cielo, mio marito con Bramieri. Quando, stanca di vulcani, nel ’77 sceglie un uomo più tradizionale come Pippo Baudo, con cui vive per 7 anni, è sempre la stessa storia: i big dello spettacolo sono sempre al lavoro o al telefono. Pippo ieri ha dichiarato tutto il suo dolore per la morte di Alida: «Per me è un lutto personale, ci siamo tanto amati per 7 anni e Simone per me è stato come un figlio. Era una grande artista, una grave perdita per lo spettacolo italiano». Maurizio Porro