Paolo Giordano, il Giornale 14/12/2012, 14 dicembre 2012
Sanremo spericolato - Ora almeno una certezza c’è: il cast. Spericolato: non nel senso di Vasco, ma in quello sanremese
Sanremo spericolato - Ora almeno una certezza c’è: il cast. Spericolato: non nel senso di Vasco, ma in quello sanremese. Visto che non si sa neppure quando andrà in campo (spostamento possibile causa possibili elezioni), il Festival ha comunque ha annunciato la formazione di quattordici big dopo la solita raffica di indiscrezioni sbagliate (che fine hanno fatto Morgan, Mario Biondi e Cristiano De André?). Li ha annunciati ieri un compitissimoFabioFaziodurante il Tg1 all’ora di pranzo: «Vogliamo che al centro del Festival ci siano la qualità e la contemporaneità ». Sulla carta, l’obiettivo è raggiunto e senz’altro si sente il tocco di Mauro Pagani di fianco alla commissione selezionatrice. Di primo acchito, è un cast (quasi) perfetto per critica e appassionati. Mancal’hiphop(peccato per l’assenza di Nesli). Però manca anche quell’intera generazione sanremese, da Al Bano a Cutugno a Matia Bazar alla Oxa, che faceva dire agli (autoproclamatisi) supergiovani quant’era vecchio e inamidato il Festival. Bye bye:difficile rivedere i«venerati maestri» in gara, anche se è probabile, come ha anticipato Fazio, che «ci sarà il coinvolgimento di artisti che hanno fatto grande il Festival nella sua storia ».Un tributo alla memoria.Dispersi di nuovo i cantautori storici: dopo due edizioni a base di Vecchioni, Dalla e Battiato, stavolta non c’è neppure l’ombra di un grande vecchio, absit iniuria verbis.C’è invece la guarnigione di cantautori moderni qui e là ancora «impegnati»:Max Gazzé,Simone Cristicchi, Daniele Silvestri, nel complesso di ottimo livello e, sulla carta, motivati come non mai. Ci sono il rock alternativo e quindi non popolare ( Marta sui Tubi, autentici marziani per il pubblico di Raiuno), quello popolare ( Modà,favoritissimi)e c’è pure la musica di mescolanza, quelladegliAlmamegrettariuniti con Raiz nel ruolo di rottura che gli anni scorsi toccò ad Afterhours, La Crus e Marlene Kuntz. Le donne, poi: Malika Ayane porta con sé due canzoni scritte da Giuliano Sangiorgi dei Negramaro e la brava Simona Molinari arriverà con Peter Cincotti e la sua allure swing. Se poi bisogna parlare di sorprese, beh nessuna lo è più di Maria Nazionale, 43 anni di Torre Annunziata, debutto come neomelodica e poi nomination come migliore non protagonista al David di Donatello per Gomorra . D’accordo che all’Ariston ha già duettato con Nino D’Angelo nel 2010,ma per i maligni, causa Gomorra , stavolta è in quota Roberto Saviano. Mah, talvoltaleapparenzeingannano. Infine c’è la pattuglia dei talent show. Nonostante le voci insistenti ( e manovrate) era impossibile trascurarla. Marco Mengoni è alla sfida decisiva. La fresca vincitrice Chiara Galiazzo è a quella più pericolosa: ha vinto una settimana fa e già si imbarca (da big) nella prova delle prove per un quasi esordiente. Invece, dopo il tour de force da giudice, per Elio è un ritorno non solo con Le Storie Tese ma anche sul luogo del misfatto: si dice che nel 1996 con la Terra dei cachi loro abbiano misteriosamente persoil primo posto e quindi si candidano a un vittoria quasi risarcitoria. Tanto per dire, uno dei due brani che canteranno è La canzone mononota , tormentone surreale già dal titolo. Infine c’è Annalisa Scarrone, talento puro di Amici che sorprenderà molti sia grazie al look che alla crescita artistica. Insomma, a parte l’hard rock e il rap, il menu è per tutti i gusti, specialmente per quelli più raffinati (che Raphael Gualazzi non deluderà). Perciò sono big spericolati: qualcuno dovrà dimostrare di esserlo proprio all’Ariston. Però Sanremo è non soltanto il Festival della Canzone. È anche, forse soprattutto, un evento televisivo cui sono appese le sorti di tanta Rai. Piaccia o no, è condizionato dal tipo di telespettatori (su Raiuno l’età media è alta) e dall’appeal glamour dei concorrenti. Per di più, stavolta non ci saranno eliminazioni di cantanti (che arriveranno tutti alla sfida finale del sabato) e quindi il Festival perde quella dose di crudeltà che per sessant’anni ha tenuto alta l’attenzione davanti alla tv. Di sicuro (modello X Factor ) il Festival farà il botto sui social network. E anche questo, volenti o nolenti, è un segnale che persino nel tempio più conservatore della nostra musica non si potrà più trascurare.