Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  dicembre 14 Venerdì calendario

Dahl il sopravvissuto Incantò i bambini per sopportare la vita - È l’uomo delle favole. Il pifferaio magico che ha incantato milioni di bambini (e non solo) estraendo dalla propria penna: Matilde , La fabbrica del cioccola­to , Le Streghe , La magica medici­na , Furbo, il signor Volpe

Dahl il sopravvissuto Incantò i bambini per sopportare la vita - È l’uomo delle favole. Il pifferaio magico che ha incantato milioni di bambini (e non solo) estraendo dalla propria penna: Matilde , La fabbrica del cioccola­to , Le Streghe , La magica medici­na , Furbo, il signor Volpe ... Eppu­re Roald Dahl (1916-1990), uno degli scrittori inglesi più talen­tuosi del ’ 900, non è stato soltan­to questo. Non solo perché i suoi raccon­ti per adulti sono di una bellezza e crudezza folgorante (date un’occhiata alla raccolta Tutti i racconti pubblicata da Longane­si nel 2009). E neppure perché, come Antoine de Saint-Exupéry, è stato un aviatore che ha conosciuto incredibili avven­ture di guerra ed è rimasto vitti­ma di un terribile atterraggio nel deserto (le cui conseguenze scontò per tutta la vita) o perché, come Ian Fleming, è stato una spia dei servizi segreti inglesi (non a caso ha curato la sceneg­giatura di Agente 007-Si vive so­lo due volte ).Roald Dahl è stato un uomo sfiorato dall’incubo, dal dolore. Uno scrittore che ha mischiato realtà e finzione, a vol­te sino a farsi del male, un inco­sciente esploratore dei lati più oscuri dell’animo umano che ha guardato in faccia il peggio, però mantenendo sempre lo sguardo irriverente e ironico del bambino, il furioso istinto vitale della gioventù. Per rendersene conto, niente di meglio della bio­grafia di Donald Sturrock,Roald Dahl il cantastorie(Odoya, pagg. 480, euro 26, prefazione di Goffredo Fofi). Dahl stesso ha scritto una pro­pria autobiografia (Boy )incen­trata sui suoi anni giovanili al col­legio di Repton e il libro creò enorme scandalo in Inghilterra, poiché raccontava le durezze e le violenze che negli anni Trentaerano comuni nelle Public Scho­ols del Regno Unito. Ma Stur­rock, che di Dahl fu amico (ha trasformato in libretti d’opera alcu­ne delle sue fiabe più fa­mose), fornisce una nar­razione dei fatti molto me­no onirica. Dahl ha sempre offerto ai propri lettori, come a parenti e amici, una versio­ne romanzata di gran parte del­la sua vita. Una strana miscela fra la creazione artistica e la bu­gia patologica. Un esempio: inBoy racconta delle terribili puni­zionicorporali a colpi di scudi­sciate tipiche della scuola di Rep­ton,e una particolarmente seve­ra, subita da un suo compagno, viene attribuita al preside Geof­frey Fischer, in seguito vescovo di Canterbury. Il fatto avvenne davvero, un ragazzo venne scu­disciato a sangue, ma a farlo fu il molto meno noto successore di Fischer. Una diffamazione bellae buona? No piut­tosto la tendenza di Dahl a sotto­porrequalsiasi narrazione a una sorta di mitizzazione, a una distorsione della memoria(spesso sgradevole per il prossi­mo). A tratti inconscia, feroce­mente autoprotettiva. Altro esempio sono i lutti e le malattie che hanno funestato la vita di Dahl. La sorella morta di appendicite e il padre che muo­re poco dopo di crepacuore, lui che soffre per tutta la vita dei do­lori conseguenti all’incidente di volo, la figlia Olivia morta a sette anni e poco dopo la prima mo­glie, l’attrice e premio Oscar Pa­tricia Neal, colpita da un ictus. Tutti episodi che spiegano ab­bondantemente gli eroi- bambi­ni dei libri di Dahl che spesso so­no privi di genitori o devono af­frontare situazioni emotiva­mente sconsolanti legate alla malattia e all’abbandono... Eroi che trionfano su prove terribili con le armi che l’autore aveva fat­to proprie: ironia, cinismo este­riore, il gusto della bravata capa­ce di sconfinare nella crudeltà, la fuga nel fantastico. Eppure a domanda diretta lo scrittore rispondeva: «Ma è fan­tasia, non c’entra con la mia vi­ta... C’entra?». Secondo Stur­rock c’entrava eccome e Dahl era dotato della straordinaria ca­pacità di effettuare una catarsi attraverso la scrittura, bordeg­giando ai confini tra genio e ne­vrosi. Quando all’inizio della carriera scrisse iGremlins(1943), il racconto parve un chia­ro esorcismo dei pericoli corsi come pilota della Raf. E secondo alcuni testimoni Dahl si compor­tava come se davvero se li vedes­se attorno, questi buffi genietti specialisti nel guastare gli aerei. È faticoso vedere tutte queste contraddizioni nel pifferaio ma­gico che ci ha incantato da bam­bini? Oppure immaginarcelo mentre cura compulsivamente la tomba-giardino della sua bimba e intanto scrive laFabbrica del Cioccolatoo alterna la stesura diFur­bo, il signor Volpecon le scappatelle con Felicity Crosland (che sposerà in seconde nozze do­po anni di amore clandestino)? I libri di Dahl hanno avu­to milioni­di letto­ri perché non so­nocreati da un pedagogo, uno che vo­glia appicci­care una sto­riaalla sua lezionci­na stantia. Semmai da un so­pravvissuto. I grandi vi tro­vano l’eco di una vita vissuta, i ra­gazzi vi trovano la ferocia del mondo portata a livello zero, quello più atroce ma anche più comprensibile. Insomma, para­frasando ciò che Dahl scrisse sul­la tomba della figlia: nei suoi li­bri «Lui sta davanti a noi, è un bambino vivo». E come tutti i bambini è buono, cattivo, triste, allegro, gioiosamente bugiardo ogni volta che la realtà diverte meno della fantasia. Il resto son pernacchie.