Paolo Bracalini, il Giornale 14/12/2012, 14 dicembre 2012
Monti pre-berlusconiano? Cavaliere cripto-montiano? Idillio mancato, amore (deluso) e gelo, una storia difficile con un finale (provvisorio) contorto: Berlusconi che liquida Monti come affossatore di tutti gli indici economici, e poi lo accoglie come possibile candidato dei moderati
Monti pre-berlusconiano? Cavaliere cripto-montiano? Idillio mancato, amore (deluso) e gelo, una storia difficile con un finale (provvisorio) contorto: Berlusconi che liquida Monti come affossatore di tutti gli indici economici, e poi lo accoglie come possibile candidato dei moderati. Un abbraccio da contorsionista che rispecchia l’andamento altalenante dello spread Berlusconi-Monti, dal ’94 ad oggi. Il Cavaliere ha speso spesso parole d’elogio per la figura del suo successore. Ancora a settembre, intervistato dall’Huffington Post, definiva Monti «il miglior presidente del Consiglio per un governo d’emergenza», concetto già espresso in primavera, con una nota d’orgoglio a sottolineare l’affinità elettiva tra loro: «Conosco bene la serietà e la competenza di Monti. Mi piace ricordare che, già nel discorso di insediamento del mio primo governo del 1994, citai proprio il prof. Monti, "fautore, come noi siamo, di un liberismo disciplinato e rigoroso"». Nel primo intervento alle Camere da premier, nel 1994, Berlusconi prese a modello proprio il liberismo illustrato pochi giorni prima sul Corriere della Sera dall’allora professor Mario Monti, con parole molto positive (in un clima tutt’altro che favorevole) al primo esecutivo berlusconiano: «Con il governo che sta per nascere - scriveva Monti - si apre una fase nuova, promettente per chi auspica l’affermarsi in Italia di una moderna economia di mercato». La delusione (nel 2005 Monti scriverà che «il governo Berlusconi dal 2001 in poi ha fatto alcuni passi importanti nella direzione richiesta ma la carica liberista si è presto depotenziata e arenata») non ha poi trasformato Monti in un commentatore altrettanto speranzoso verso i governi di centrosinistra, neppure quello del 2006 con un ministro dell’Economia autorevole come Padoa-Schioppa. L’attuale premier, sempre dalle colonne del Corriere, arrivò a bollare come «controriforme, molto lontano da ciò di cui l’Italia ha bisogno» le finanziarie del governo Prodi, responsabile - scriveva Monti - di una «involuzione insidiosa». Parole dure mai usate verso le finanziarie berlusconiane. Nei mesi scorsi l’altalena è passata dal lato dello scontro, come quando Monti si lasciò sfuggire che «se il governo precedente fosse ancora al potere lo spread sarebbe a 1.200», attacco poi recuperato in corsa con un diplomatico «il governo precedente ha fatto molto in termini di riforme strutturali ma l’Italia ora deve fare di più». Eppure, ancora nel 2011, Monti elogiava molte opere del governo Berlusconi. Non solo l’exploit del G8 a L’Aquila, due anni prima, «un importante successo per l’immagine dell’Italia», di un Berlusconi che «ha saputo costruirsi un vastissimo consenso tra gli italiani», ma anche, solo dieci mesi prima di insediarsi a Palazzo Chigi al posto del dimissionario Berlusconi, della riforma Gelmini della scuola, «una riforma importante» che «ha un po’ ridotto l’handicap dell’Italia nel formare studenti e nel fare ricerca». Senza contare gli elogi alle manovre rigoriste di Tremonti, «troppo timide per crescere», ma che comunque hanno contribuito al «merito del governo Berlusconi di aver riportato indubbiamente meno danni di altri Paesi dalla crisi finanziaria». Da premier, Monti - pur nella critica british, mai frontale - è diventato molto più severo verso Berlusconi, il cui governo «ha lasciato moltissimo da fare». Anche Berlusconi non ha risparmiato critiche a Monti, ex ispiratore dei suoi programmi. «Il governo ha imposto delle misure che portano in una recessione economica senza fine - spiegava Berlusconi ai suoi, a fine ottobre a villa Gernetto - in Italia c’è un regime di riscossione fiscale». Ma l’amore/odio può sempre cambiare polarità, e Monti riacquistare, agli occhi di Berlusconi, quegli «altissimi meriti acquisiti nel campo scientifico e sociale» che gli scrisse in un telegramma di auguri subito dopo l’investitura a premier. «Una personalità importante, riconosciuta nazionalmente e internazionalmente, molto vicina al mondo della finanza europea, stimata dai direttori centrali di tutte le Banche nazionali, gli ho fatto la corte per molto tempo» disse invece il Cavaliere quando sponsorizzò, da premier, Monti per la commissione Ue. Chissà, nella imprevedibile metereologia del Cav, che il corteggiamento non si ripeta.