Marta Serafini, Corriere.it 14/12/2012, 14 dicembre 2012
Quando Mark Zuckerberg è venuto in Italia quest’estate in viaggio di nozze non si sono incontrati
Quando Mark Zuckerberg è venuto in Italia quest’estate in viaggio di nozze non si sono incontrati. Ma Luca Colombo, country manager di Facebook Italy, sa bene che l’Italia con i suoi 23 milioni di iscritti e un tasso di penetrazione del 38% della popolazione rappresenta per Menlo Park l’undicesimo mercato al mondo. Il tutto mentre un abitante del pianeta su 7 comunica con i suoi 130 tra amici e parenti (questa la media di contatti pro capite) attraverso il sito ideato dal ragazzo prodigio di Harvard. Entriamo nella sede italiana a due passi dal Duomo. Sono passate poche ore Facebook ha messo online sulle bacheche nuovi strumenti per il controllo della privacy. Un tema delicato, affrontato anche con un referendum tra gli utenti che non ha però raggiunto il quorum, e che non smette di suscitare dubbi di giuristi, avvocati e associazioni di consumatori. "L’obiettivo è aiutare gli iscritti nella gestione del flusso di informazioni che mettono sulle loro bacheche, senza mettere a repentaglio la loro privacy", spiega Colombo. Che, tradotto, significa: collegamenti rapidi alla privacy, un modo più semplice di usare il registro delle attività e un nuovo strumento dedicato alle richieste e alle rimozioni per gestire contemporaneamente più le fotografie in cui si viene taggati. "I nostri obiettivi principali sono tre - si legge in una nota di Facebook - aggiungere controlli utilizzabili nel momento in cui si condivide qualcosa, per aiutarti a comprendere ciò che viene mostrato agli altri e dove su Facebook, e fornirti gli strumenti per aiutarti ad agire sui contenuti che non ti piacciono". E se il problema privacy non smetterà di far discutere, Facebook non è solo il suo numero di utenti. Ma anche un giro da miliardi di dollari in tutto il mondo, legato alla pubblicità. L’80% delle aziende è ora presente sul social e oltre un milione di siti web in tutto il mondo sono integrati con Facebook. Nel 2011 ammontavano infatti al 24% le persone che si dicevano influenzate dal sito in merito alle loro abitudini di acquisto: una cifra schizzata quest’anno al 47%. "Qui a Milano gestiamo i rapporti commerciali e ci occupiamo dell’advertising", spiega Colombo. E’ da qui infatti che la raccolta pubblicitaria sulle pagine del social network. Quando arriviamo per l’intervista in sede non c’è nessuno, sono tutti a Dublino per il party di Natale. E’ a Londra e alla capitale irlandese che si fa riferimento per l’Europa. Ma non solo. Anche con Menlo Park ci sono rapporti stretti "Se qualcuno ha una buona idea è facile farla arrivare negli Stati Unite, più immediato di quanto ci pensi. E se il progetto piace anche i tempi per farlo approvare sono brevi", spiega Colombo. Dopo esperienze in Microsoft e in Mondadori Informatica, Luca Colombo, 42 anni, dal 2010 è al comando della sede operativa italiana del social network più utilizzato al mondo. "Ho studiato ingegneria elettronica, quindi la mia formazione non è improntata sul marketing e la comunicazione", racconta. "Ma questo è un settore relativamente nuovo, quindi va dà sé che le doti più importante siano la passione e l’apertura mentale". Al suo fianco ci sono undici dipendenti. "I settori di provenienza sono i più diversi, dalla televisione al marketing e l’età media è bassa. Ma quando Facebook è sbarcata in Italia c’era un persona sola". Entrare a far parte del mondo di Zuckerberg non è dunque così difficile per un giovane italiano? "Quello che consiglio continuamente a chi vuole lavorare nel mondo web - e in questo caso ragiono anche da padre - è avere fatto esperienza all’estero. Suonerà scontato e banale. Ma non per il nostro paese non lo è poi così tanto". Difficile pensare a nuovi posti di lavoro in un momento così butto. Le inserzioni pubblicitarie di Fb Italia nel 2012 "sono andate bene, se si considera la congiuntura economica", sottolinea Colombo. Si punta molto sul "fashion e sul luxury (moda e lusso, ndr), affiancando i clienti nella gestione delle comunicazione sul social network. Anche perché interagire con i consumatori attraverso questo mezzo richiede delle strategie diverse a seconda del prodotto che si promuove". A rivolgersi a Facebook sono anche i politici italiani. "Dopo l’ultima campagna elettorale americana l’interesse da parte dei partiti nel nostro paese è salito. C’è chi si è rivolto a noi per le inserzioni a pagamento, c’è chi si gestisce il profilo in autonomia. Ma indubbiamente è stata compresa l’importanza del mezzo. Dalle aziende così come dai politici". Per i colossi del web non è però tutto rose e fiori. In questo momento in tutta Europa società come Google e Amazon sono al centro di verifiche fiscali. A dare il là fu Apple. Ma ora quasi tutte le strutture societarie di queste multinazionali, con sedi sparse all’estero, in paesi come l’Irlanda piuttosto che in Stati americani, quali il Delaware, noti per le loro legislazioni fiscali morbide, hanno reso possibile ai big della rete di pagare poche tasse, nonostante i fatturati con cifre da capogiro. Facebook Italy compresa, cui settimana scorsa la Guardia di Finanza ha fatto visita. Come ha scritto Massimo Sideri sul Corriere della Sera, il copione è spesso lo stesso: queste aziende operano in Italia, come negli altri Paesi europei, attraverso delle semplici Srl che riportano poi a società di diritto irlandese. In due anni e mezzo, dalla sua costituzione il 21 luglio del 2009 alla fine del 2011, Facebook Italy Srl avrebbe realizzato utili solo per circa 88 mila euro e, quel che più interessa al fisco italiano, pagato imposte per circa 156 mila euro. Numeri che da soli non sembrano giustificare la struttura. Una situazione che solleva molti dubbi e interrogativi. Cui Luca Colombo risponde attenendosi strettamente alle dichiarazioni già rilasciate: «Facebook paga le tasse in Italia come parte della sua attività nel Paese e rispetta molto seriamente i propri obblighi ai sensi della legislazione italiana in materia fiscale».