L.S., l’Espresso 14/12/2012, 14 dicembre 2012
IO, MOGLIE DI HITCHCOCK
[COLLOQUIO CON HELEN MIRREN]
Quando aveva 20 anni e lavorava con la Royal Shakespeare Company, un cartomante fu esplicito: avrai successo, le disse, ma non sarà prima dei 40. Sbagliò di due decenni, nel senso che per Helen Mirren il successo è arrivato ai 60, con l’interpretazione della regina Elisabetta in "The Queen" che le ha regalato l’Oscar. Poi sono venuti "Calendar Girls", "The Last Station", "Red" e "Arturo". E compiuti i 67 anni, la Mirren oltre a essere all’apice della sua popolarità continua a venire vista anche come un sex symbol. Ora eccola in "Hitchcock", sulla produzione di "Psycho".
Il vecchio maestro inglese è interpretato da un irriconoscibile Anthony Hopkins, Scarlett Johansson ha ereditato la parte di Janet Leigh che entra ignara nell’iconica doccia. Ma il film ruota attorno alla Mirren, nella parte di Alma Reville, la moglie cui viene finalmente riconosciuto il ruolo chiave esercitato come sceneggiatrice, produttrice e confidente di Alfred Hitchcock. Abbiamo intervistato Helen Mirren, Dama dell’Impero britannico.
Sapeva del ruolo esercitato
da Alma?
«No. Hitchcock è forse il più grande regista di tutti i tempi, i giovani all’università studiano i suoi film
e anche i registi più affermati gli rendono continuamente omaggio. Ma ben pochi sanno del ruolo esercitato da Alma e di quanto ha contribuito alla realizzazione dei
suoi film, anche se lui stesso le ha spesso dato credito pubblicamente. Sul lavoro come nel privato
il loro è stato un matrimonio di grande successo, nonostante l’ossessione di Alfred per le sue bionde».
Come la spiega?
«Quando un regista lavora con un attore deve passarci dei mesi durante le riprese, altri in sala di montaggio. Non puoi farlo
se non provi un senso di attrazione. Il problema è che spesso quell’attrazione momentanea viene confusa con amore
ed è per questo che così tanti matrimoni di Hollywood non funzionano. È uno dei rischi del mestiere".
Anche lei è sposata a un regista, Taylor Hackford.
«La nostra è una relazione molto diversa. Alfred e Alma erano partner creativi, Taylor e io ci diamo supporto e consigli ma abbiamo le nostre carriere separate. E come ogni regista, ha
le sue ossessioni con le quali lo lascio convivere».
Pensa si possa parlare di riscoperta della terza età?
«Più che di riscoperta parlerei di pendolo. Hollywood è buffa, negli anni Ottanta i teenager erano stati dimenticati e poi venne John Hughes. Quindi, quando sembrava che l’industria avesse dimenticato le ragazzine, è arrivato "Titanic" che
ha fatto miliardi e hanno capito che , oddio, anche le ragazzine vogliono andare al cinema. Poi sembrava avessero dimenticato i più vecchi
e adesso realizzano che anche noi,
è ovvio, al cinema vogliamo andarci. Insomma, Hollywood continua
a riscoprire fette di pubblico dimenticate e adesso sperabilmente questa riscoperta riporterà a galla grandi attori e brillanti registi con molta esperienza».
L.S.