Roberto Giardina, ItaliaOggi 14/12/2012, 14 dicembre 2012
SBAGLIANO I CONTI ANCHE I TEDESCHI
Ogni tanto arriva qualche buona notizia dalla Germania, per chi si consola con i problemi degli altri. Neanche i tedeschi sono perfetti, perché mai dovrebbero esserlo? Quando si tratta di grandi opere pubbliche sbagliano i calcoli, non sanno far di conto, combinano disastri, come noi con il ponte di Messina.
Per non infierire, sarebbe meglio non parlare ancora del nuovo aeroporto di Berlino: doveva entrare in funzione il 3 giugno scorso, e tre settimane prima dell’inaugurazione si sono accorti che era ancora un cantiere. Rinvio a ottobre, poi al prossimo marzo, quindi a ottobre. Forse, nessuno si vuole impegnare: mancano 500 milioni di euro al conto finale, la capitale è in bolletta con 60 miliardi di debiti, più di quelli dell’Argentina o della vicina Polonia. E le piste costruite sulla sabbia cominciano già a cedere prima di aver accolto un solo aereo.
A Stoccarda, hanno rifatto i conti per la nuova stazione: invece di 4,6 miliardi, già una cifra enorme, verrà a costare almeno un altro miliardo extra. E, probabilmente, non basterà. Stuttgart 21, così è chiamato il progetto, rischia di finire in una catastrofe. Già ha causato una lunga e violenta guerriglia urbana, tra cittadini che non ne volevano sapere e i politici locali. All’inizio, una buona idea: la stazione terminale, simile a quella di Firenze, si trova in pieno centro. I treni arrivano, e poi devono tornare indietro, come a Roma, alla stazione Termini, o alla Centrale di Milano.
Interrando i binari, si guadagna un’enorme aerea fabbricabile, e i treni superveloci da Parigi o Francoforte potranno proseguire senza perdita di tempo per Monaco e Vienna. Ma si è andato oltre, progettando un super quartiere di lusso, con abitazioni e negozi, che avrebbe condannato a morte il vecchio centro, a parte centinaia di alberi secolari. La protesta ha portato al successo i Verdi locali, che hanno fatto eleggere per la prima volta un loro premier regionale. Stuttgart 21 è stata approvata anche da un referendum popolare, ma a patto che il progetto venisse modificato. Ma chi pagherà il conto finale?
Da Sud a Nord, non va meglio. Ad Amburgo, già da tempo doveva essere in funzione la Elbphilarmonie, una splendida costruzione in cristallo a forma di prua di nave protesa sull’Elba e il porto. Ma non si intravede la fine dei lavori: nel 2017? Chissà. E la bolletta continua a salire: siamo a 300 milioni oltre il preventivo, e alla fine costerà qualcosa come mezzo miliardo di euro. Se lo può permettere la città anseatica, con una disoccupazione oltre il 20%, e i cantieri navali in crisi da anni?
Per tornare a Berlino, anche i lavori per la ristrutturazione della Staatsoper continuano a subire ritardi. Il teatro settecentesco sulla Unter den Linden, nel vecchio settore orientale, aveva bisogno di radicali interventi per non crollare: il cantiere si è aperto nel 2010, appuntamento per il 2013, ma di rinvio in rinvio si arriva al 2015, con grande scandalo del direttore Daniel Barenboim. «Come è possibile nel XXI secolo?», protesta. Intanto si continua ad andare in scena allo Schiller Theater all’Ovest, che è un teatro di prosa, più piccolo anche se con ottima acustica. Problemi imprevisti, si difendono i responsabili. La Staatsoper in origine era nata su un terreno paludoso, costruita su palafitte in legno come un palazzo veneziano. Si è cominciato a scavare e si è trovato un bunker in cemento armato dell’ultima guerra, sembra trasformato in centrale d’ascolto da parte della Stasi, il servizio segreto comunista. Poi, si sono scoperte le mura di cinta della vecchia Berlino. Ma non si doveva saperlo? E il conto è salito a 250 milioni. Una volta, qui si diceva Italienische Verhältnisse, condizioni all’italiana. Oggi, nessuno osa più.