Riccardo Ruggeri, ItaliaOggi 14/12/2012, 14 dicembre 2012
LE NOSTRE BANCHE SONO ANGIOLETTI
Diciamolo pure in modo british, come si conviene ad un giornale come il nostro, ma le recenti polemiche di Berlusconi sullo spread, e la risposta di Monti, sono eccessive. Berlusconi definendo lo spread un «imbroglio, di cui nulla ci deve importare» ha detto una pura idiozia, nel contempo capisco la sensibilità di Monti nonno: i compagni di scuola hanno soprannominato «spread» il suo nipotino, è comprensibile il suo turbamento.
Sappia che nell’ambiente in cui sono vissuto da piccolo (contadino-operaio), causa il mio buon italiano e un incomprensibile rotacismo da aristocratico venivo chiamato con dispregio «rosolio» (ne soffrivo, oggi i colti lo bollerebbero come omofobico). Sappia pure che non siamo sprovveduti, il giochino di impoverire con tasse folli classe media-operaia per recuperare competitività, esentando la burocrazia pubblica, non ci piace.
Peccato che Berlusconi e Monti non abbiano parlato del malcostume di quest’epoca, con, al centro il sistema bancario, a cui tutti i leader europei, in qualche modo, si sono abbeverati; entrambi poi come politici non hanno affrontato i relativi problemi a muso duro, nascondendosi invece dietro formule fumose: il mercato, le regole, la magistratura, «i reati sono personali», e amenità simili.
Da anni questo giornale, e pochi altri, danno notizie ai lettori, senza mediazioni linguistiche, su tre temi: sulle Banche euro-americane che hanno innescato la Grande Crisi (certo, ora è un’ovvietà l’innesco iniziale, non però le modalità di gestione del dopo), queste hanno manipolato prima Libor, poi Euribor, infine è anni che «ripuliscono» scientemente il denaro della grande criminalità internazionale, costringendo nel contempo, noi vecchi, a usare la carta di credito per la «tracciabilità».
Sull’innesco della Grande Crisi sappiamo com’è finita: 200 anni di galera a un pesce piccolo (Madoff), Richard Fuld è stato strapazzato malamente per tre ore al Senato, ma, alla sera, era già libero e aveva salvato le sue centinaia di milioni di dollari di bonus, tutti gli altri manager perdonati o multati (a spese della banca).
È di questi giorni la notizia che la magistratura americana ha rinunciato a perseguire penalmente i vertici di Hscb che hanno «ripulito» l’immenso patrimonio dei cartelli messicani della droga, limitandosi a una multa: «too big to fail» (troppo grandi per permettere che fallisca, ndr) l’oscena motivazione. Reati che, in un paese civile come l’Italia (vedi Procure di Torino o Trani) avrebbe comportato almeno 30 anni di galera ai manager, e il sequestro della Banca (vedi Ilva Taranto).
Anni fa abbiamo scritto sulla manipolazione del Libor, la magistratura inglese cosa ha fatto? Niente penale, solo banali multe. Altrettanto sarà col nuovo scandalo Euribor. E la mitica stampa anglosassone?
Ieri il Financial Times titolava in prima: tre arresti (purtroppo erano tre piccoli broker), fra una settimana l’Economist esprimerà il suo elegante disgusto, poi silenzio tombale. L’Italia rimane al 76° posto dopo lo Zambia e costoro nei primi dieci come «onestà-paese». Perché i nostri politici non affrontano questo tema delle classifiche farlocche sull’onestà, che tanto ci danneggia?
L’indice di corruzione va a numero di coinvolti o a importo? Mani Pulite ha coinvolto 6 mila persone per un importo corruttivo di 150 milioni di euro. Negli stessi anni, una sola grande azienda tedesca ha fatto corruzione, in ogni parte del globo, per 4.500 milioni di euro (30 volte tanto, immaginate il Pil relativo per la Germania) con pochi coinvolti. I numeri sul Libor, Euribor, riciclaggio dei patrimoni dei cartelli della droga rappresentano importi impressionanti: nessuna banca italiana coinvolta. Quanti milioni di Fiorito corrotti ci vogliono per fare una frazione di questi?
Presidente, non siamo sprovveduti e l’endorsement di tipi come Merkel e Schultz, Economist e similari sono politicamente dannosi. L’Italia chieda spiegazioni ai tedeschi, agli inglesi, ai francesi, agli olandesi, cioè ai paesi che posseggono le banche criminali di cui sopra, e si rifacciano le classifiche: sia però il Procuratore Palazzi a farle.
Scusi Direttore, usiamo pure lo stile British, ma quando ce vò ce vò.
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