Valentina Arcovio, La Stampa 14/12/2012, 14 dicembre 2012
PREVENZIONE
[Perché il Pap Test va in pensione] –
Il decimo anno dei programmi di screening italiani potrebbe essere l’ultimo o quasi per il Pap Test. Cosa impiegheremo nel 2013 nello screening per il cancro alla cervice uterina?
Dopo un quinquennio di studi sul campo, il test Hpv è candidato a soppiantare il Pap Test. Nonostante il vecchio esame sia infatti un ottimo strumento per lo screening, il test Hpv ha dimostrato di essere in grado di identificare più precocemente le lesioni della cervice uterina che possono degenerare e, quindi, dare origine a un tumore. Il suo maggiore potere diagnostico produrrà un grande cambiamento per le donne: l’esame di screening per il cancro del collo dell’utero non sarà infatti effettuato ogni tre anni, bensì ogni cinque. Nonostante l’allungamento dei tempi tra un esame e l’altro, questo non significa minore protezione: la protezione del test Hpv eseguito ogni quinquennio è infatti maggiore rispetto a quella garantita dal Pap Test triennale.
In cosa consiste il test Hpv?
Il medico esegue un prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero che vengono successivamente analizzate per verificare la presenza di Dna del Papillomavirus. Le infezioni causate da questo comunissimo virus sono responsabili del tumore del collo dell’utero. Nonostante le modalità di esecuzione dell’esame siano analoghe a quelle del Pap Test, il test Hpv è più sensibile. Questo significa che è più efficace nel rilevare le lesioni che potrebbero evolvere in tumori. Tuttavia è meno specifico, vale a dire che identifica anche infezioni che potrebbero regredire spontaneamente. Per questa ragione gli esperti raccomandano che a un esame Hpv positivo segua un esame cosiddetto di triage (il Pap Test) che confermi la reale positività.
A chi è raccomandato il test?
Per la sua elevata sensibilità il test Hpv è raccomandato a tutte le donne oltre i 30 anni di età, in quanto nelle donne più giovani, tra i 20 e i 30 anni, le infezioni da Papillomavirus sono più frequenti ma solitamente temporanee. Nelle donne giovani, infatti, le infezioni da Hpv di solito si risolvono in modo spontaneo in un breve periodo di tempo, e si raccomanda di eseguire il test Hpv solo se il Pap Test è risultato dubbio, mentre dopo i 30 anni le infezioni persistenti possono diventare più pericolose.
A chi bisogna rivolgersi per fare il test?
Come il Pap Test, anche il test Hpv deve essere prescritto dal ginecologo, che può effettuare lui stesso il prelievo di cellule da analizzare e inviare in laboratorio. In Italia questo test è coperto dal Sistema sanitario nazionale e in ogni regione deve essere pagato il ticket corrispondente all’esame diagnostico. L’esecuzione dell’Hpv non è doloroso, anche se può essere un po’ fastidioso: il prelievo del materiale biologico avviene infatti attraverso lo sfregamento di una spatolina intorno all’apertura dell’utero e di un bastoncino ovattato all’interno del canale.
Quanto ha contribuito il Pap test alla prevenzione del cancro alla cervice uterina?
In questo decennio le vite salvate dagli screening grazie alla diagnosi precoce sono state migliaia. Basti pensare che circa il 3% delle donne che si sono sottoposte a Pap Test lo scorso anno hanno dovuto effettuare un approfondimento per la presenza di lesioni sospette. E, di queste, il 16% ha dovuto subire un intervento terapeutico. Inoltre il Pap Test, così come gli altri programmi di screening, sono stati in grado di ridurre le diseguaglianze nell’accesso alla prevenzione tra gli strati sociali più poveri e quelli più ricchi, come dimostrano molti studi effettuati nell’ambito dei programmi di screening italiani.
Su quante donne è stato eseguito il Pap test in Italia?
Secondo il bilancio tracciato nell’XI convegno nazionale dell’Osservatorio nazionale screening, che si è concluso ieri a Palermo, nel corso del 2011 circa 1,6 milioni di donne si sono sottoposte al Pap Test dopo l’invito dell’Asl di appartenenza. Si tratta di un numero di pazienti poco superiore all’1,4 milioni su cui è stato eseguito la mammografia di screening, e uguale a quello delle donne e degli uomini sottoposti al test del sangue occulto nelle feci per identificare precocemente il tumore del colon retto. Lo screening per il cancro della cervice uterina è infatti ormai offerto attivamente al 67% delle donne che ne hanno diritto.
Ci sono differenze tra le varie Regioni d’Italia?
Purtroppo la diffusione dei programmi di screening, in particolare quello del Pap Test, rimane ancora a macchia di leopardo rispetto al territorio nazionale. Dinanzi a regioni virtuose, in cui la partecipazione allo screening è in continuo aumento, ce ne sono altre in cui è ancora molto scarsa. Permangono nette differenze tra Nord e Sud, con le regioni meridionali in grave ritardo. Al Sud infatti soltanto il 55% delle donne che ne hanno diritto riceve l’invito a sottoporsi al Pap Test.