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 2012  dicembre 14 Venerdì calendario

40 ANNI FA L’ULTIMO UOMO SULLA LUNA

Quarant’anni fa, esatti, l’ultima impronta sulla Luna. Non così famosa come la prima, ma forse più importante, anche se nessuno l’ha fotografata.
Perché quando Eugene Cernan sollevò l’ultimo piede sulla scaletta, non pensava certo che sarebbe stata l’ultima. Invece c’era il Vietnam, nelle sue convulse fasi finali, von Braun aveva litigato con la Nasa, insomma, fu la fine di Apollo e della presenza dell’uomo al di fuori della gravità della Terra. Nessuno ci è più andato. Ricordiamolo: diverse centinaia di esseri umani in orbita bassa (Stazione spaziale), una trentina fuori dalla gravità terrestre, dodici sulla Luna. Tutto qui il palmares di homo sapiens celestis, nuovo passo evolutivo iniziato da Gagarin, in fondo solo pochi anni prima. Adesso, al della Luna, ci aspetta Marte, che è lontano mille volte più della Luna. Sappiamo già esattamente come andarci, su Marte, anzi, siamo più vicini oggi a Marte di quanto non fosse Kennedy quando annunciò che entro una decade gli Usa sarebbero arrivati alla Luna. Lui non aveva proprio idea, ma si gettò. Noi, invece, sappiamo che per Marte ci vuole un certo tipo di motore nucleare, sappiamo l’orbita di andata e ritorno e tutto il resto, dai rifornimenti alle telecomunicazioni. Immaginiamo anche, forse solo in parte, le ricadute tecnologiche derivanti dalla sfida di mandare l’uomo a esplorare qualcosa di profondamente ignoto, mille volte più lontano. Saranno mille volte più importanti di quelle, pur utilissime, ottenute grazie ad Apollo. Giusta l’idea di fare uno spazio-porto in quello che Jules Verne chiamava «point neutre», uno dei punti di librazione tra la Terra e la Luna: ci si atterra e se ne riparte con un minimo dispendio di energia, molto minore di quello richiesto per atterrare e ripartire da una base sulla Luna. E poi via, verso l’esterno del Sistema Solare, per la prima volta al di là della Luna. Si può fare andata e ritorno in un anno, imparando a produrre ed economizzare energia, ma anche a far vivere un equipaggio in condizioni difficili, inventando tecniche poi di grande aiuto per la medicina terrestre. La sfera di Marte offre difficoltà minori di quelle superate nel 1912 per raggiungere il Polo Sud. Del resto, homo sapiens sapiens, cioè tutti noi, è una specie definita «cosmopolita invasivo», come gli scarafaggi. Dove è possibile arrivare, ed anche un po’ più in là, noi (e loro) arriviamo di sicuro.