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 2012  dicembre 14 Venerdì calendario

PARLATO LASCIA IL MANIFESTO: IL GIORNALE ORMAI UN MAZZO DI FIORI APPASSITI

Ora che ha dettato al Manifesto le sue dimissioni con una lettera - breve, poco più di un gelido telegramma - indirizzata al direttore Norma Rangeri, può ammetterlo serenamente, persino con un certo distacco: «Quando uscimmo dal Pci, l’idea era di rifondare la sinistra. E allora, ora dobbiamo dirlo: abbiamo fallito». Parlato ci riceve nella sua casa al rione Monti, una di quelle vecchie palazzine col ballatoio. Per la prima volta da oltre 40 anni domani non andrà in redazione dove aveva mantenuto la sua stanza «da fondatore». «Quel che state facendo sulla nuova cooperativa e sul possibile rilancio del giornale non mi convince affatto», ha scritto, motivando la sua decisione in un modo che a qualcuno è sembrato anche un po’ brusco.
Ha scritto di essersi pentito, che avrebbe dovuto andarsene prima, come ha fatto la Rossanda. Invece è rimasto. Perché?
«Pensavo che si potesse ancora ricucire. Trovare un accordo, del resto, fa parte del mio carattere. Mi sono dovuto ricredere: così com’è il Manifesto è una raccolta, un mazzo di fiori appassiti».
A proposito, ha sentito la Rossanda?
«Lei è stata la prima a saperlo, le avevo letto la lettera prima ancora di pubblicarla».
Lei sostiene che «non è solo un problema di soldi», ma anche «di soldati e di linea». Si spieghi meglio.
«I soldi non ci sono, è vero. La crisi economica del giornale è gravissima. Ma è anche vero però che i soldi li abbiamo sempre trovati. Il vero problema è che se anche li trovassimo con questo giornale sarebbero soldi buttati. In questa situazione così caotica il Manifesto deve tenere una posizione di distanza e di presenza allo stesso tempo. Non possiamo aggiungere confusione a confusione, oscillare dagli arancioni ai grillini».
Vogliamo tornare al «quotidiano comunista»?
«Diciamo che bisognava riempire di significati e contenuti quel sottotitolo. Non tutti hanno capito la gravità e la portata storica della crisi. Non possiamo certo fare noi, proprio noi, un giornale di ordinaria amministrazione».
A pensarla così però eravate in pochi.
«Se vogliamo dire che Aldo Natoli, Luigi Pintor, Lucio Magri e Michelangelo Notarianni non ci sono più, allora sì, è vero. E io, a 82 anni, ormai appaio come un vecchio. Ma da lettore continuerò a battermi. Le mie dimissioni - lo scriva - sono da combattimento».
Ha votato alle primarie?
«Ho votato Bersani, perché la sinistra non c’è più e in questo contesto bisognava dire che il Pd, almeno questo cacchio di Pd, esiste ancora».
Nel frattempo Berlusconi è tornato .
«E sull’Europa ha ragione lui. Imporre il pareggio di bilancio è un’operazione folle. È come se Roosvelt nel ’29 invece di fare il New Deal avesse detto agli americani di risparmiare. Una follia».