Sara Faillaci, VanityFair 12/12/2012, 12 dicembre 2012
CHIARA AVEVO DETTO: ORA BASRA
[Trionfatrice annunciata di XFactor, acclamata da pubblico, giudici e colleghi. Eppure ha rischiato di non presentarsi ai provini. «ero stanca di delusioni». Se avete sentito della sua esclusione da Amici, preparatevi alla parte più sorprendente della sua storia] –
«Quest’anno ho preso il numero e sono andata a casa. Non volevo neanche presentarmi, ero stufa di prenderla nel sedere. Perché non era la prima volta che tentavo: nel 2008 mi avevano scartato ad Amici, e l’anno scorso mi hanno bocciato anche ai casting di X Factor. Ma da casa mi dicevano: “Vai, al massimo ti dicono di no, tanto sei abituata”. Alla fine sono andata, ed eccomi qui».
Di questa acclamatissima edizione di X Factor (la seconda trasmessa da Sky) Chiara Galiazzo, 26 anni, era la vincitrice annunciata fin dal primo provino davanti ai giudici: troppo lampante la sua superiorità. Dalla finale dei record (oltre 1 milione di spettatori – tantissimi per il satellite –, quasi 4 milioni di voti, 75 mila tweet) è uscita non trionfatrice, ma più: all’ultima sfida ha battuto Ics al televoto per 718 mila a 244, e il suo inedito firmato Eros Ramazzotti, Due respiri, è subito volato in testa alla classifica di iTunes. Fa strano sentirle raccontare di essere stata scartata non solo nel talent di Maria De Filippi – questo lo sapevamo già – ma anche dalla scorsa edizione del programma che le ha appena consegnato un contratto discografico da trecentomila euro.
Come se lo spiega?
«Non lo so. Essere presi a un talent è soprattutto una questione di fortuna».
Che brano aveva cantato al casting, l’anno scorso?
«Sittin’ On the Dock Of the Bay, di Otis Redding».
Può aver pesato il look?
«Forse. Sono andata in pantaloni e maglione, magari non li ho colpiti».
Quest’anno invece si è presentata davanti ai giudici con un cappottino optical: scelta studiata?
«Macché: l’ho trovato nell’armadio di mia nonna e me lo sono messo perché faceva freddo».
Ha più volte detto che non pensava di vincere. Sfiduciata dalle delusioni passate?
«Anche. E poi, quando tutti dicono che vinci è scritto che non succede. A pochi minuti dall’inizio della finale, io e Davide eravamo convinti che avrebbe vinto Ics».
In finale, in effetti, Ics è apparso molto nervoso. Che rapporto c’era tra voi?
«Ha presente Sandra e Raimondo? Ci beccavamo di continuo. L’unico vero amico nel loft era Davide, anche perché veniamo dalle stesse zone».
Entrambi veneti: lei di Saonara, ottomila abitanti.
«Al liceo scientifico, a Padova, io e la mia amichetta del paese per anni siamo state in disparte: ci sentivamo a disagio. Ero timidissima».
Nessuna ribellione?
«Solo i capelli. Di natura sarei castana, ma li ho sempre tinti: biondi, rossi, violetti, una volta volevo farli verdi, mia madre me l’ha impedito. Per una come me, che ha passato la vita a nascondersi, a mimetizzare il corpo sotto maglioni lunghi e sformati, quel colore era un modo per apparire senza dovermi mettere in gioco».
È emersa, durante il talent, una certa insicurezza riguardo al suo aspetto.
«Va a giorni: a volte mi faccio proprio schifo, a volte meno. Quando in scena mi hanno messo quel vestito nero con le tette di fuori, volevo morire».
Quando canta però tutte le insicurezze scompaiono.
«In quei pochi minuti sono davvero a mio agio: cantare è sempre stato il mio modo di sentirmi forte».
Se la sua casa discografica le chiedesse di mettersi a dieta come è successo a Tiziano Ferro?
«Direi: va bene, ma voi fate la dieta con me. Durante il programma ho provato a trattenermi, a prendere dal catering i piatti più leggeri. Ma a me mangiare piace proprio, e mi piacciono le schifezze: le cose impanate e fritte, le mozzarelle in carrozza, il cordon bleu».
Chi cucinava nel loft?
«Nessuno. Quando non c’era il catering, ci arrangiavamo con i panini».
È nato qualche amore?
«Tra chi? Non c’era proprio la materia».
Non vi pesava l’astinenza?
«Ho fatto tanta di quella astinenza nella mia vita, che vuoi che siano due mesi».
Su Davide non ha fatto un pensierino?
«Credo ce l’abbiano fatto tutte, tranne me. Anche perché è fidanzatissimo, con una ragazza di Bassano. Anche Ics, del resto, ha la ragazza».
E lei?
«Sono single dalla primavera scorsa. E a dirla tutta, sono stufa di storie finite male: non vedo l’ora di sposarmi. Ma forse un po’ è colpa mia: mi sono sempre troppo “appiattita” sui loro desideri».
Che tipo di uomini le piacciono?
«Bassi – anche se io sono 1 e 79 – e bruttini. Ho perso la testa per Alessandro Borghese, il cuoco. E, tra gli attori, Jake Gyllenhaal e Francesco Scianna».
Scrittore preferito?
«Houellebecq».
Regista?
«Lars von Trier».
Gusti seri come il suo curriculum: laurea in Economia e commercio, un lavoro in finanza. A proposito, come l’hanno presa i suoi datori di lavoro la notizia che andava a X Factor?
«In realtà era uno stage. Mi hanno detto: vai, e di corsa. Sapevano già dal colloquio quanto mi piacesse cantare. La verità è che io sogno da quando avevo tre anni di fare la cantante, ma i miei genitori mi hanno insegnato che nella vita bisogna essere concreti, e gli studi di Economia garantivano più sbocchi professionali. Senza contare che Milano – dove ho fatto la Cattolica – mi dava anche più possibilità con la musica».
Studiava canto?
«L’ho fatto, per un anno e mezzo, però sono convinta che più delle lezioni conti la pratica. Da anni canto con Giuseppe, un avvocato serissimo ma con la passione per la chitarra».
Che cosa le è pesato di più del meccanismo del talent?
«A me potevano passare sopra con un treno: sognavo questa possibilità da tutta la vita. Infatti so già che adesso andrò in depressione: passare da essere seguita giorno e notte al nulla mi dà tristezza. Avrei voluto che X Factor durasse un anno».
Qualcuno ha rimproverato al suo giudice, Morgan, di averle assegnato pezzi troppo difficili e poco conosciuti.
«Anche io ogni tanto ho pensato: ma perché devo fare una cosa del genere? Eppure Morgan mi ha capita, e alla fine ogni canzone usciva con uno stile mio. Oggi penso che, senza questo percorso insieme, le mie performance non sarebbero state così intense. E poi gli sono grata perché, senza sapere che Piero Ciampi è uno dei miei autori preferiti, mi ha dato da cantare una sua canzone».
Chi sono i suoi cantanti cult?
«Mina su tutti. Antony and the Johnsons, Florence and the Machine, Lady Gaga».
Altri hobby, oltre la musica?
«Ho fatto cinque anni di arti marziali. La mamma ci aveva provato a mandarmi a danza, ma non faceva per me: ero più adatta a menare la gente».
Nel suo futuro che cosa vede?
«Una cantante che dice cose intelligenti con una bella musica sotto».
Le scrive lei, queste cose intelligenti?
«Anche, sì».
Non teme di essere dimenticata?
«Un po’, ma sono preparata. Ho visto, guardando gli altri, che il talent non basta, ti dà solo una possibilità. E ho visto, guardando me, che se pensi tanto a una cosa, alla fine succede davvero».